Ieri nei miei viaggi in auto coast-to-coast mi son fermato in una piazzola per mangiare e cambiarmi. Durante le operazioni mi sono accertato che il luogo fosse adatto a fare tutto con tranquillità, perfino lavarmi i denti e far pipì e poi rilavarmi le mani con l’amuchina. Poi, ripartendo, dopo aver rimesso tutti i rifiuti in una busta, ho pensato: chissà se ci fosse qualche utente medio che aveva qualche rabbia repressa da sfogare, avrebbe potuto montare il caso. In fondo è facile. Nudo in strada, sporcaccione, eccolo là. Immaginate la scena. Immaginate cosa avrebbero detto.
Oggi, telefonino in mano, web carico a pallettoni, tutti credono di esser diventati cronisti. Spiattellano immagini di persone, siringhe, luoghi e attimi di vita altrui senza alcun problema e delicatezza di sorta. Hanno in mano strumenti che se non usati con dovizia possono creare danni. Già, ma ne sono consapevoli? Non penso.
Poi ci pensano certi giornalisti a raccontare fatti che non esistono, a montare polemiche (lo fanno con mezze frasi figuriamoci con immagini).
La voglia di colpire gli altri, specie se deboli e alla pari, è un boccone delizioso. Siamo diventati così: zero empatia, zero comprensione, zero buon senso. L’odio reciproco sta annientando le nostre energie. Qualsiasi cosa ci irrita o disturba, come se vivessimo solo noi in questa terra, e diventa importante. Qualsiasi cazzata diventa tragedia, qualsiasi situazione va sbattuta in pasto al pubblico, incapaci di comprendere le differenze e i valori. Ma mai le cose importanti perché oramai ci hanno insegnato così.
Odia e aspetta il tracollo dei tuoi pari, sopravviverai sicuramente.