Spesso nei viaggi, come nella vita, è bello cambiare idea. Dov’ero rimasto? Ah eccomi. Sono finito a Valencia oggi. Un motivo poi non c’è. Mi son chiesto dove andare e soffrendo già la noia di stare a Barcellona ho aperto una cartina geografica e ho cercato una città raggiungibile in poche ore, tre se prendi una saetta come questo treno chiamato Euromed. Ora son in un ristorante carino di fronte al mercato centrale, dopo una bella camminata nel dedalo di vie strette tra profumi di kebab, uomini ai banchi bar, bambini all’uscita di scuola, studenti in bermuda e lenzuola bianche stese a un palmo di naso da te. Sembra la marina, una festa di luci e colori, un bel vento rende questi 27 gradi godibili anche in jeans.
Dopo un’accurata cernita anche perché invitato dal gentile proprietario, mi fermo al Gallo de oro: 2 piatti bevanda e dessert a 10 euro. Paella, abondigas di carne e crema catalana. Poi sangrua. Fisarmonica struggente in sottofondo.
L’altra Spagna più marinara e poetica, aria mediterranea e lievemente nordafricana.
Il proprietario si accerta che tutti stiano bene. Accompagna ogni parola con un gesto gentile e un sorriso, camicia di seta fuori dai pantaloni color crema, capelli brizzolati tagliati a spazzola. Tanti giovani, è una città di giovani. La tenuta d’ordinanza è tshirt, bermuda e scarpe da tennis. Gettonatissime le Allstar: se dovessi scegliere un simbolo dei giovani d’europa ci son solo loro, le mitiche scarpe di tela. Nessuna divisa, poca cura dell’estetica anche se la moda della depilazione alle gambe pare qui sia molto seguita anche dall’uomo.
La donna si sa qui è di tutto di più; si siede e si sdraia dove vuole, sorride agli sconosciuti senza passare per una poco di buono, fa amicizia con facilità (ma non vuol dire che va la dà!). Non esistono modelli, o se lo sono sono dei tamarri. I gaggi ci sono anche qui: indossano canottiere, pelle mulatta o scura e si distinguono sempre. In auto o in metrò. Ma il fighetto, il cremino, il pariolino, il figlio di papà non è previsto. O se lo noti sai che viene dall’Italia in vacanza.
Valencia è una festa in piazza, un botelon, una città che, come Barcellona e Cagliari, deve la sua vita al mare. Allora andiamo a vederlo questo mare: prendiamo l’agile metrò di superficie e in pochi minuti siamo a 200 metri dalla spiaggia. Litorale enorme, tanti spazi per pedoni e bici, baretti tutti uguali (che scandalo, vero?) e auto in lontananza.
E poi tanti campi per gli sport. C’è spazio per tutti tranne che per le auto, tenute a debita distanza…(continua)