È destino che malgrado mi organizzi per tempo nelle ultime ore prima del volo succeda sempre qualcosa. E così è successo anche oggi, dei documenti mancanti per una collaborazione mi hanno fatto accelerare tempi e battito cardiaco.
Di corsa, a chiudere tutto, occhio all’orologio per arrivare alle 12 all’aeroporto. Proprio sul filo, alla chiusura del gate, con l’immancabile sudore e il cellulare già al 41%.
Ed eccomi qui, seduto per la prima volta in un posto assegnato su aereo Ryanair, respirando e scrivendo, circondato da gente di ogni dove: una scolaresca che si fa sentire, un classico, un’amica di università che vive a Barca e tanti spagnoli.
Riparto, destinazione Spagna (dov’è la novità?), ma solo come punto di partenza.
Scappo per pensare, vedere, sentire e ricaricarmi. Il mio rapporto con Cagliari e la Sardegna è come quello con una bella donna: ti ruba l’anima, puoi amarla tanto anzi tantissimo ma poi quando hai la sensazione di venirne soffocato, di esser catturato dalla regolarità, hai bisogno di quei periodi di libertà che adolescenzialmente si chiamavano – come quando avevi la fidanzatina – “pause di riflessione“.
Ecco, è la mia classica pausa di riflessione dal mio piccolo e stupido mondo per trovare nuovi spunti e stimoli, nuove parole, idee e musiche, per guardarmi dentro soprattutto.
Un viaggio che per ora non ha un biglietto di ritorno fatto, l’unica cosa sicura è un affittacamere oggi a Oviedo dove giungerò a mezzanotte dopo esser passato (strano) per Barcellona.
Il resto è fatto lasciando tutto al tempo e alla mia voglia. A quel che ogni giorno deciderò di fare. Non è detto che passi per i luoghi più alla moda e per gli itinerari turistici, mi basterà un letto e un bel panorama.
Prendere una direzione, fermarmi, cambiarla, ripartire, seguire il vento. Questo è viaggiare, non vi ricorda un po’ anche vivere?
Ps: fatemi sapere come sono andate le elezioni 😉