Oggi il giornale locale Casteddu on line esultava all’idea di fare un giornalismo condiviso dalle persone. Tutti possono scrivere, che togo!Davvero chiunque può fare il giornalista? Io non credo. E da quello che si legge, non credo che tutti possano fare i giornalisti.
Fare i giornalisti significa raccontare una realtà, un fatto, una storia. È una cosa complicata. Così come significa essere liberi, cercare la verità, essere onesti con i propri lettori e con sé stessi.
Davvero tutti ne sono capaci (compresi i giornalisti)? Davvero tutti capiscono quali cose si possono dire, come si possono dire, la tutela della privacy, le regole del mestiere, il segreto professionale e tanto altro che fa di questa professione un mix di incredibile bellezza e difficoltà?
In questi anni sta passando un segnale incredibile, lo dico spesso: tutti possono fare tutto. Non esistono differenze. Uno si alza, trova un sito o si apre un blog scrive e diventa giornalista. Uno apre uno studio e diventa dentista. Si fa le foto e diventa modello.
Vi risparmio il resto.
Pieno di bluff e di finzioni. La gente ci crede. Un mondo sempre più schifoso dove tutto è discount, all you can eat, freedrink, low cost, last minute, km zero e alla fine il valore non conta più nulla. Tutto uguale, tutto mediocre. Uno schifo colossale che piace molto alla massa che non percepisce più le differenze, che tratta Fabio Volo come Hemingway, che dice che gli One Direction sono i Beatles, che giudica giornalismo un semplice vomitare parole su un blog o un sito.