Nel mondo minimalista del bagno e dell’orale, lo spazzolino, insieme allo scovolino da denti, è il mio strumento di redenzione quotidiana, un monaco che lavora per mia igiene e ordine, specie da quando ho l’apparecchio.
Eppure, ogni volta mi si ripete il dilemma esistenziale: va messo prima il dentifricio o l’acqua?
Questa scelta, apparentemente banale, racchiude l’essenza del libero arbitrio. Chi, come me, mette l’acqua prima prepara lo spazzolino come un agricoltore annaffia il terreno prima di piantarvi i semi. Chi applica il dentifricio direttamente, invece, confida nel caos creativo, abbracciando l’ignoto e la schiuma primigenia.
L’acqua, simbolo di purezza, invita alla prudenza. Il dentifricio asciutto, al contrario, accoglie l’attrito, l’ardore della lotta contro la placca e ai residui. Vi è chi affoga le setole sotto cascate fluviali e chi sceglie l’aridità dello sfregamento iniziale, soprattutto in viaggio, convinto che il dolore rafforzi l’anima (e le gengive).
Alla fine, lo spazzolino mi osserva senza giudicare. Sa che l’unica certezza è la dissoluzione della schiuma e il lavandino che, impassibile, ingoia il nostro rituale, compresi i residui dello scovolino. Non importa l’ordine, ma il fatto che, in fondo, mi sto solo allenando a sorridere meglio al nulla attorno.