Il tramonto, per i DJ alla Tixi uno dei due momenti preferiti della giornata insieme alla notte, l’arietta frizzante di mare, i profumi dei primi arrosti, la musichetta house che mi sollazza a 116 bpm, a questa velocità la gamba e il piede si muovono come in un riflesso innato.
Ecco, alzo lo sguardo: davanti a me tutto è fantastico!!!
Mi godo un remix degli Ultra Natè (Free) mi tolgo le cuffie e penso…
SII LIBERO E FELICE CON LA MUSICA
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Buongiornissimo!!
Buongiornissimo kaffééé???
Diciamo che anche questo weekend si compie un altro passo importante della mia vita. Ci vuole energia per sostenerlo, tanta energia e sbattimento, lavoro duro e senza sconti. Son talmente emozionato che stavo per sbattere su una porta automatica 😅
C’era una volta…
Lei è Anna Rosa, gestisce una lavanderia vicino a casa mia, a Milano. Dall’accento direi calabrese o pugliese ma potrei sbagliarmi come sempre. Una delle tante persone che rendono questo posto un magnifico concentrato di appartenenze, di lingue e culture. Sud, Oriente, Africa, Est, Ovest, colorano e danno un cosmopolitismo che ti affascina e ti stupisce. Perchè accade che puoi sempre incontrare persone diverse da te e mettere in gioco il tuo presunto etnocentrismo.
Anna Rosa, abiti fantasia, poco trucco, occhiali per vederci da vicino,bicipiti pesanti, collane e anelli, mi ha ricordato le vecchie lavanderie sotto casa, come quella in via Val d’Elsa, con loro inconfondibile profumo, gestite da signore che hanno speso un’esistenza per farle vivere, di cui ti fidi perché sai che lavorano con amore e non solo per guadagno.
Non hanno insegna e sollazzi, solo profumo che invade il vicinato.
Entrare nel suo regno, concentrato di abiti ordinati e piegati con grazie e poi appesi con nylon e numerino di riferimento celeste in ogni pertugio possibile, santini di madonne e protettori beati e cartelli con un italiano approssimato è un po’ tornare indietro nel tempo.
I suoi modi cordiali e tranquilli così come la sua calma nello stirare, fare i conti con il registratore di cassa, decidendo poi l’arrotondamento e nel compilare le ricevuta raccontano di chi non si è fatto ancora coinvolgere e cambiare dalla velocità dei tempi.
In questi piccoli negozi, nati in tempi lontani e rimasti sempre uguali, resiste ancora il rapporto personale, l’attesa, la fiducia, il tempo che non passa mai.
È come un piccolo flashback che mi ritrovo a fare, con piacere, ogni tanto. E resto estasiato da come comunque questi luoghi nascondano una semplice magia, una resistenza senza rabbia e forza al cambiamento.
Milàn, milàn
Milano è strana, difficile, caotica grandi distanze velocità, poi la sera è come se si trasformi e ogni notte diventa un tappeto di sogni e di occasioni, di incontri e di libertà. Il giorno è come il pegno da pagare per vivere l’anima di una metropoli senza mai perdere quel che sei e la tua strada.
No, Milano non cambia gente come me che porta dentro il sangue e la sofferenza del sud unita alla passione sconfinata per ciò che fa.
Milano ti mette alla prova, ti rafforza, ti annichilisce, ti insegna, ti invita a cena, ti provoca, ti bacchetta ma poi ti premia. Chissà poi che accade.
La grande onda di Kanagawa
Ho messo molti anni per capire cosa potesse restare impresso sulla pelle, poi, quasi per caso, mi sono imbattuto in un quadro anni fa, poi in una mostra a Milano, poi in una serie di altre coincidenze e sono arrivato a lei, all’onda di Hokusai.
L’onda perchè come l’acqua è un movimento incessante, è cambiamento e agitazione. Perchè mi ritrovo sempre nel mare, un compagno di viaggio, amo il suo orizzonte ma mi impaurisce la sua profondità.
Le onde con il loro movimento perpetuo, cancellano e ripuliscono, purificano e dissolvono, rimuovono e rigenerano. Sono sempre in azione come la circolazione del sangue, come la linfa vitale, in antitesi con l’aridità e la condizione statica della morte, non solo fisica.
Le onde agitate, poi. simboleggiano vicissitudini, le illusione e la vanità della vita, ”il flusso di idee, movimenti e senzazioni” che non si ferma mai, giorno e notte. Poteva non essere una metafora di vita?
Ho letto poi che una grande onda simboleggia un grande peso, qualcosa che grava su noi stessi e ci tormenta. Più onde simboleggiano le vicissitudini e i tormenti che però riusciamo a tenere a bada e quindi diventano una forza, un significato positivo. Forti e piccoli, in un attimo alti e invincibili ma poi fragili. Così siamo.
”La grande onda di Kanagawa” dell’artista giapponese Katsushika Hokusai, ecco cosa ho deciso.
Risvegli perfetti
Io li chiamo risvegli perfetti. L’alba tra le montagne del Trentino, il silenzio rotto dal rumore del trolley, la colazione con le paste appena cotte, l’ansia di non perdere il treno e poi le stazioni, le città, guardare da un finestrino il mondo scorrere davanti mentre il sole comincia ad affacciarsi al mondo.
Appunti di viaggio
Appunti di viaggio: mister Tamburino non ho voglia di scherzare, ore 23:38 attesa consegna bagagli al terminal 2, parte ora il bus per Stazione Centrale, il prossimo sarà a mezzanotte e venti. Significa tornare a casa all’una se va bene, un altro bagaglio da preparare, file da stampare, domani un treno alle 8:55 per Torino. Ma si va a San Valentino, in Trentino, mica in un posto qualsiasi. La stanchezza non esiste, siamo figli delle stelle.
Respira forte Tixi. 😜
(In cuffia Rio-after rain e poi Battiato-Bandiera bianca)
Sónar Music Festival
Alle 4 Eric Prydz, alle 5 Marco Carola, non mi pare il caso di andar via senza salutare
Tixi ci manchi
“Tixi ci manchi”. Ho ricevuto negli ultimi giorni tanti messaggi così. Io sono social, spesso anche troppo, e vivo perennemente in giro, ora anche a Milano.
Mai come questi tempi, di fronte alle possibilità di essere sempre connessi, sentiamo più il bisogno di vedere, abbracciare, guardare negli occhi e incontrare le persone. Ed io che bazzico tra social e la gente (pensate a quando faccio il DJ, che immersione!) son sempre più consapevole della ricchezza di un incontro e dell’amarezza per chi, giocoforza, non vedi. E quante occasioni si aprono in un incontro.
E’ un paradosso, ma anche se la tecnologia ci rende “presenti” ovunque, questo bisogno non finirà mai.
Infinite ricerche
C’è una luna fantastica in cielo, una luna che rischiara il mare e poi parla di noi e ci sussurra di un destino di viaggi e migrazioni, di un posto migliore che non esiste perché il viaggio e quel luogo che cerchiamo siamo noi. E continua a batterci il cuore perché in fondo siamo quel cielo, quella luna e quell’estate.