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Non è un paese per vecchi?

Dobbiamo decidere che paese vogliamo. Un posto di vecchi rincoglioniti con la bava alla bocca, di adulti gaggi che condividono bufale e crescono figli peggio di loro o di giovani bramosi di successo capaci di vendersi anche la mamma, di ragazzi che si accontentano della foto della loro birra non filtrata o di altri che finiscono di sperare in un lavoro dignitoso e si perdono. Di facebookiani assetati dal doversi mostrare o ancora godere delle disgrazie altrui.

Mi basterebbe gente normale con un pizzico di buon senso anche folle perché la stranezza é un valore.

Dove si è nascosta la bella gente, mi chiedo spesso? Quella che si innamora con poco, che non giudica, che mette prima gli altri e che sorride senza chiedere nulla in cambio? Quella con cui potresti stare bene malgrado non la conoscessi?

Se una notte…

Se in otto ore, partendo ieri da Milano, riesci a fare una cena con i compagni delle elementari, una serata al Lido nonostante il tuo mac si riscaldi e faccia i capricci, abbracciare e farti cazziare da tua madre (ma non puoi fare queste cose, ma non sei stanco?, ma quando ti riposi), dormire quel pochino che serve per poter sopravvivere e poi trovarti all'aeroporto alle 5 del mattino destinazione Milano Linate, prima di una giornata campale per la tua vita, se sopravvivi a questo, che poi sono leggerezze, qualcosa di bello può accadere sempre. E questo anche grazie alle persone che ti vogliono bene, agli amici di vecchia data che si materializzano agli imbarchi (vero Giacomo Lorrai) o quelli che ti sorridono quando arrivi a cagliari (Paolo Melis è per te), quelli che ti trovi in consolle e in pista, insomma quelli che in fondo capiscono chi sei e tutto il tuo incasinamento ma restano al tuo fianco.

Riflessioni

Mi sto allenando a fare scelte, errori, riparazioni ed altre scelte ancora. Di quelle forti, hai presente? Che non ci dormi la notte e non sai come va a finire. Che riempi i taccuini di appunti e scarabocchi. Con il cuore diviso, il monitor acceso e la paura che diventa azione. E lentamente la codardia diventa coraggio e nuove terre da esplorare sapendo bene che alla fine tutto andrà bene.

Tranquillità e spensieratezza

Del Sulcis mi stupisce la lentezza e la tranquillità che trasmette la gente, quel senso di perduto e di solitudine che ti infonde. Quel semplice modo di vivere, spensierato e leggero, che avverto, lontanissimo da tensioni e ossessioni.
Le cose sono due, o son bravi attori o hanno scoperto il segreto per sopravvivere alla crisi

Potenzialità inespresse

L’emozione e l’entusiasmo dei turisti che arrivano in Sardegna e che incrocio in ogni volo per Cagliari, le chiacchierate rubate e lo sguardo d’amore non appena scorgono i primi segni di questa terra infinita è la conferma che quest’isola ha un potenziale e un richiamo sensoriale davvero enorme, purtroppo inespresso. E penso che sarà sempre così, non vedo via d’uscita. Facciamocene una ragione, forse è il segreto per viver meglio.

Dance, dance, dance

“Ogni cosa, quando giunge il suo momento, è destinata a finire. Ma non prima. Per esempio, tu crescerai. Altri due anni, e questo delizioso vestito che porti oggi non ti entrerà più. I Talking Heads ti sembreranno vecchi e superati. Forse non avrai più tanta voglia di andare in giro in macchina insieme a me. Tutto questo è inevitabile. Bisogna abbandonarsi alla corrente. È inutile preoccuparsi in anticipo.”

“Io continuerò sempre a volerti bene. È una cosa che non ha a che vedere col tempo.”

Murakami Haruki. “Dance Dance Dance.”

La solitudine di chi non dorme

Ho una notte intensa di lavoro davanti, di musica e scrittura, di idee e di scelte. Ho tante cose che devo riordinare.

La chiamano solitudine di chi crea o di chi semplicemente vive la notte, dorme poco e male e non trova mai la parte giusta del cuscino.

Questo senso di precarietà continua è la linfa vitale, quel pegno che dobbiamo pagare per sopravvivere e magari provare a vivere, non solo respirare.

Caffè o succo?

“Caffè o succo?” chiede l’addetto bar con i guanti bianchi e il carrellino completo di vivande e giornali.

Affondo nella poltrona 1a, vagone 1, del Freccia Rossa Verona-Milano Centrale.

Tra le tante cose che mi riescono male nella vita c’è sicuramente quella di riuscire a dormire in viaggio, malgrado la stanchezza. Un caffè fumante preso malgrado il sonno, una buona musica in cuffia, il mondo che scorre dal finestrino, l’ansia dell’arrivo e di quel che verrà bastano per tenermi sempre e comunque sveglio.

Direzione metropoli, lunedì mattina, i silenzi di montagna diventeranno traffico rovente e badge, il sole della Padania picchia forte sul vivo e poi le lucentezze del lago di Garda accompagnano questo nuovo giro di vita, di partenze e arrivi, lontananze felici e nostalgiche.

Come sparare sulla croce rossa

Manifestare contro altri uomini è penoso e vile anziché manifestare contro chi ha permesso tutto questo e chi, in tutti questi decenni, ha reso la nostra isola un paradiso di povertà e sottosviluppo, e ha portato precarietà e disagio nella vita dei sardi, me compreso.
Non mi pare siano i migranti i colpevoli – o vi prego illuminatemi – dello sfascio, dei trasporti vergognosi, delle vertenze lavorative, dei numeri dei disoccupati, dei buchi di bilancio, del sottosviluppo delle zone rurali, dei bassi livelli di scolarizzazione, ma una certa classe politica e dirigenziale che non viene votata e sostenuta da marziani ma sempre da sardi.
Certi passaggi e ragionamenti sfuggono, presi dall’ansia di sparare sul bersaglio più semplice, ci vuole poco e non ci rende grandi uomini.

In me provoca una grande amarezza, più che rabbia, leggere certe parole d’odio, specie se a scriverle sono padri e madri l persone a cui è richiesta una dose di buon senso.

Felice di pensarla diversamente e non arrendermi alla superficialità dei giudizi e magari far ragionare qualche contatto un po’ …”distratto”