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Sofia, mattina nella città che non conosci

Sofia, mattina nella città che non conosci.
Gli odori della cucina dell’albergo della prima colazione dolce e salata salgono fino alle camere impregnando le polverose moquette di questo albergo che sente ancora i postumi di un comunismo mai completamente rinnegato.
Sofia è così, sonnolenta, abulica, poco incline al turismo di massa. La devi scoprire, la devi respirare e vivere. Troppo per un turista che vuole tutto e subito e allora non ha altro che fare che cercarsi il primo H&M rassicurante. I palazzi istituzionali e le belle e ariose vie del centro fanno da contraltare ad angoli dimenticati dal tempo in cui palazzi maltrattati si affacciano su cassonetti della spazzatura, tram e autobus che spuntano stanchi con il segno di un’epoca diversa dalla nostra ma che qui ancora porta segni visibili.
La gente parla piano, i rumori della città sono impercettibili. Le auto scorrono lente, qualche stereo con musica dance ruba il dimesso silenzio di clacson inutilizzati e il fluire morbido di donne bellissime e uomini dall’aspetto spesso trasandato e dallo sguardo non sempre amichevole.
“Domani snow”, mi ricorda il venditore di spilline che dispone con razionale e severo ordine i suoi oggetti nel mercatino vicino alla Chiesa di Alexander Nevski.
Mi fermo a un caffè in un parco di città dove la giovane cameriera si alza dal tavolo dove sta studiando degli appunti per servirmi. I divanetti sono i classici da bricocenter, quelli che trovi in qualsiasi locale che prova ad essere elegante. Chiedo caffè, specifico espresso italiano e una bottiglia minerale. Anche qui l’aggiunta no gas evita di aver sorprese.
La tipa dopo due minuti e mezzo torna, prova a sorridere presentando un caffè che sa di non poter essere all’altezza di questo italiano, mi avvicina lo scontrino. Quattro lev. Trovo nella tasca l’importo esatto, glielo porgo e la tipa riesce a stiracchiare un altro sorriso.
Accendo il computer per controllare la posta. Scrivo e preparo la presentazione per qui. Poi ci sono altri punti nella mia immensa todolist.

La sorpresa di Strasburgo!

Strasburgo é stata una sorpresa, specie quando pensi di trovare una fredda e burocratica città. Nulla di questo, per fortuna!

Ed è sorprendente vedere come la vita si snodi in un immenso centro storico e pedonale ricco di scorci che ha il suo cardine sull’Ill, il fiume

Puoi estasiarti guardando la Cattedrale di Notre-Dame. Il monumento è imponente e bellissimo. Costruito in arenaria rosa dei Vosgi, ha una facciata con un magnifico rosone che sormonta il portale centrale. Ha una sola guglia, alla sinistra, alta 142 metri e terminata nel 1492.

Curiosità: durante la Rivoluzione Francese i rivoluzionari volevano abbattere la guglia perche’, con la sua altezza, offendeva l’ ideale di uguaglianza. Un fabbro pero’ ebbe la geniale idea di coprirla con un enorme berretto frigio in lamiera rossa, rimasto fino al 1802, salvandola in questo modo dalla distruzione.

Il prezioso orologio astronomico, opera del Rinascimento, è il risultato della collaborazione di artisti, matematici e tecnici fra cui orologiai svizzeri, scultori, pittori e creatori d’automatismi. Una delle sette meraviglie della Germania (così venne giustamente considerato nel XVI° secolo), illuminata da oltre 70 vetrate policrome costruite fra il XIII° e il XV° secolo che la rendono un capolavoro: grazie a un preciso meccanismo, il rintocco del mezzogiorno (ma l’orologio è in grado battere anche le 13) fa sfilare in corteo i dodici apostoli davanti a Cristo.

La piazza davanti alla facciata è molto ristretta mentre si allarga ai lati, in particolare dalla parte destra dove si può ammirare il Palazzo Rohan, ora sede dei musei di Arti Decorative e Belle Arti.

Per capire meglio Strasburgo non basta solo girare a piedi, si può prendere un battello (servizio Batorama) che farà ancora di più apprezzare la città toccando alcuni punti interessanti come il palazzo della vecchia dogana, la chiesa di Saint-Thomas, il bellissimo quartiere La Petite France con le case in graticcio molto ben conservate, in passato abitato da pescatori, conciatori e mugnai. Deve il nome all’ospedale che fu istituito nel XVI secolo per i soldati di Francesco I.

Mica finisce qui! A dopo!

Lisbona, malinconia e allegria!

Dopo Porto a Lisbona ci vogliono tre ore di treno. Tre ore toccando l’oceano e poi inoltrandosi nella pianura, toccando perfino Coimbra. Il salto è tanto perché cambia il senso, si va da una città che domini e controlli come Porto, strutturata attorno al fiume Douro e al quartiere storico a una città cosmopolita, ricca di arte e di cultura, estesa e con più punti di richiamo.

Leggevo che in questa terra bagnata dall’Oceano Atlantico fossero passati tutti, i fenici, i romani, i vandali, gli svevi, i visigoti, gli arabi, gli spagnoli, i francesi di Napoleone e tutti hanno lasciato le loro tracce nella formazione e nell’aspetto della città.

Il periodo di Capodanno non è il massimo soprattutto perché la sera l’umidità prende il sopravvento e se il tuo alloggio non ha il riscaldamento – cosa non sempre scontata – qualche sofferenza la potrete sentire! Optare per una delle tante pensioni in centro ti agevola negli spostamenti evitando l’uso dei mezzi pubblici, che comunque funzionano bene, specie la metro (biglietto da ricaricare giornaliero, costo base di 0,50 e 6,50 circa al giorno, o una corsa a 1,60 euro). Eppure in certe pensioni, oramai necessarie di ristrutturazione, poi ritrovare l’atmosfera un po’ retrò. De gustibus, si direbbe! Poi c’è la piacevole brezza marina compagna ideale quando il sole si fa alto e vuoi come me, goderti il fiume Tago e la zona portuale. Anche qui, questione di gusti. Adoro le città di mare e quindi sono assolutamente di parte!

Lisbona è una città da vivere, da assaporare, magari seduti ad uno dei tanti caffè gustando una Pasteis de Nata, un delizioso dolce tipico che non si può perdere. Pessoa chiamava Lisbona la città della luce e dei colori ed è anche questo che vi sorprenderà, l’aspetto decadente ed elegante, ma anche dagli angoli malfamati in cui la crisi prende il sopravvento e gli incontri non possono essere sempre gradevoli. Non è mancata nelle passeggiate qualche sensazione di essere osservati e la pressione insistente dei venditori di fumo ma quando sei da queste parti ti prende un misto di allegria, leggerezza e sottile malinconia. La musica invade gli angoli, la lentezza della vita portoghese ti fa ripensa all’ansia dei nostri tempi. Insomma, sensazioni contrastanti bellissime!

Si può partire dall’eleganza di Baixa, con i suoi ampi e ordinati viali, ricco di negozi, caffè e ristoranti. Fu costruito dopo il terribile terremoto che colpì la città nel 1755. Dalla Rua Augusta, la strada principale di Baixa passando sotto l’ottocentesco Arco Trionfale o Arco do Bandeira arriverete nella famosa Placa do Commercio, una bellissima area quadrata che si affaccia direttamente sul Tago, il fiume che bagna la città.

La piazza dopo la sua ricostruzione divenne fondamentale per la gestione dei rapporti commerciali di Lisbona, uno sbocco sul mare e una spiaggia che vi pensare a una grande zona di passaggio. Abbiamo preso Placa do Commercio proprio come punto di partenza delle varie passeggiate o per il lungomare, direzione Belem, o per andare verso l’antico quartiere dell’Alfama, l’antica Kasbah araba, poi diventata la casa di poveri pescatori.

Alfama, che domina su Lisbona, anche qui da godersi quando ci sono meno turisti. Si può arrivare con i tram, dal classico 28, che fu raccontato da Pessoa, o il 12 (si prende da Piazza Figueira). Le file sono spesso lunghe, ma vale la pena godersi lo sferragliare del mezzo che, come di incanto, riesce ad aver la maglio sulle ripidissime salite.
Ciò che ti stupisce, come per ogni quartiere storico, sono le sue stradine strette, i panorami stupefacenti, i bambini che giocano a pallone, i profumi di cibo che invadono le strade, le case bianche, decorate dalle tipiche azulejos, le mattonelle celesti. Tutto di questo quartiere merita di essere visto. E mentre vi arrampicate su e giù per i vicoli, potete osservare Cattedrale del Sé, una bella cattedrale fortificata, nonché la più antica di tutto il Portogallo e raggiungere il Castello di Sao Jorge, da cui si gode di una bella vista sulla città e sul Tago (controllate gli orari e i prezzi).

A questo punto puoi scendere dal versante del quartiere di Mouraria (tra il Castello di Sao Jorge e la piazza di Martim Moniz), dove sarebbe nato il Fado e che è sempre stato il quartiere ghetto di Lisbona, quello del malaffare.

La notte è un’altra bella arrampicata. Si va al Barrio Alto, quartiere della movida lisbonense, ricco di ristoranti e localini dove si ascolta musica dal vivo e i prezzi dei drink sono anche bassissimi tanto da invogliarti a fare più di un giro. Siamo stati al Puertas Largas, locale di musica dal vivo noto e ben frequentato. Anche qui, al Barrio Alto, il bello e il brutto: tanta gente, molto caos, decidete voi se ne valga la pena. Sconsigliato di giorno, dove vedrete la sua nudità, e per dormirci la notte. Io ti ho avvertito… 😉

Un’altra puntata interessante è nel quartiere di Belem, simbolo dell’era delle grandi esplorazioni lusitane. La distanza dal centro è importante, quindi va programmato un pomeriggio per godersi il tramonto. Qui ci si può arrivare con tram, bus o treno, o anche camminando per circa otto chilometri nel lungoporto, dove incrocerete locali notturni e ristoranti chic.

Arrivare a Belem significa trovare il punto in cui il fiume Tago diventa oceano, con tutte le suggestioni che potrai trovare, ma anche passare sotto il grandioso Ponte del 25 aprile, costruito dalla stessa società che si è incaricata di fare il celebre ponte di San Francisco. Noterete la somiglianza e sentirete un sibilo, col passaggio delle auto, che viene raccontato come il “respiro” del ponte. La torre di Belem chiudeva il Tago dal rischio possibili attacchi. Con il tramonto i colori del mare e del cielo diventano suggestivi Poco distante si trova il Monastero di Los Jeronimos, costruito per celebrare l’arrivo in India di Vasco de Gama, che è sepolto nella chiesa interna.

Qualche altro consiglio pratico? 🙂
– Evitare di parlare spagnolo, che poi anche a me viene automatico da fare. Questo è il Portogallo, non la Spagna e per quanto ci siano affinità non ha gran senso omologare i due paesi!
– Preparati alle attese nel servizio nei locali, spesso anche di ore!
– Evita le zone malfamate o certi orari
– Stare attenti ai borseggiatori, ma mi pare sia ovvio nelle città turistiche (e non!)

Bucarest, ultimo giorno!

Ultima giornata a Bucarest. Il centro storico si rianima dopo il sabato notte peccaminoso. Eccolo, intonso e immacolato si concede ai fantasmi della domenica mattina, i turisti che sfidano l’aria di neve e trascinano trolley da colori più vari.

Il clima e la stanchezza suggerirebbero una soste prolungata a letto ma il check out non ce l’ha concesso. Infilarsi nel primo caffè a godersi un cappuccino o coccolarsi dei termosifoni a palla.

L’aeroporto dista circa mezz’ora dal centro. Costa poco, e prendo il taxi. Guida un uomo che prova a raccontarmi la storia della sua vita, zoppicando tra inglese e italiano. Ha una famiglia numerosa, tre figli, rimpiange Ceausescu perchè dice che ora c’è troppa povertà. L’Italia? Bellissimo paese, mi dice, calcio, Totti e la musica. Laura Pausini ma mi stupisce ancora di più quando esalta Toto Cutugno. Lo ripete talmente tanto che credo che il noto cantante sia ibernato qui da qualche parte o abbia fatto qualche magia per essere così amato.

Mi chiede qualcosina in più rispetto ai prezzi previsti ma non me la sento di trattare. La macchina è ridotta male e lui mi spiega che vive un periodo di difficoltà. Poco importa se stia mentendo. Mi propone anche due donne per la prossima volta, spiego che ne terrò conto. Mi lascia il numero prima che ci salutiamo proprio all’ingresso dell’aeroporto, quando due vigilantes lo intimano a spostarsi.

Titoli di coda, ultima palinka da gustarsi tutto d’un sorso prima che la magia del viaggio finisca. Anche stavolta un contorno di storie e ricordi da custodire, mille sorprese che tengono aperta la voglia di visitare con più calma la Romania. E, come per ogni viaggio, la soluzione ad alcuni blocchi di idee e scrittura che avevano fermato dei lavori in sospeso.

Bucarest è una tappa da fare, cari amici, troppo sottovalutata!

Bucarest, una sera di metà autunno!

Bucarest, eccomi qui!

Come ogni arrivo invernale che si rispetti per le mete europee, mi accoglie il gelo, la curiosità e il disorientamento del posto nuovo. Poco importa. Cambio 50 euro, giro come un fesso tra i parcheggi di Otopeni, cercando un taxi, che qui costa 50 ron, 10 euro, per andare in centro. Mi accoglie un colosso di tassista, tatuato e con una sigaretta elettronica che mi spiega che se non ho prenotazione nulla. Poi, forse conquistato dalla mia faccia sorridente, decide di portarmi lo stesso.

Sono le dieci, non ho cenato, in un posto nuovo e sconosciuto, solo, scende la neve, candida, soffice e mi sembra sempre di essere sempre a casa, ovunque vada. Ho già ripagato il prezzo del viaggio con questa emozione.

Cos’è la bellezza?, mi chiedo.
La neve rende l’atmosfera di Bucarest magica. Cerco e trovo un ristorantino delizioso vicino al mio albergo (Hotel Central), prenotato dall’amico Giuseppe, che mi accoglie col calore dei riscaldamenti balcanici.
Il menù del Vatra, così si chiama il ristorante, è da taglialegna. Arrosti, stufati, vini, contorni, patate ovunque e non solo per le rumene nello staff. La bionda, camicia candida, capello biondo e sorriso amichevole, mi accoglie, sorride e propone un tavolo vista sala. Il bicchiere di Merlot, l’arrosto e la musica tradizionale fanno il resto.

Mi servono tardi, potrei lamentarmi, ma mi godo l’aria nuova. Vorrei restare qui mentre fuori nevica, vorrei che ci fosse una lunga notte dove ripensare me stesso e il futuro. Fuori ancora nevica. Tremo dal freddo all’idea di uscire. Vorrei restare qui tutta la notte. È bello.

Compagni di viaggio

E’ vero, amo viaggiare spesso da solo, ma ho avuto anche ottimi compagni e compagne di viaggio. Oggi ho deciso di stilare una piccola lista delle caratteristiche di chi vorrei che viaggiasse con me.
Una sorta di manifesto del compagno di viaggio nell’attesa che qualcuno proponga un viaggio o una destinazione.

Com’è per me un compagno di viaggio?

Ottimista  e ironico
Succede un imprevisto, un ritardo, un cambio programma. Adoro l’ottimiso e l’ironia. Capiteranno momenti difficili, in cui magari bisognerà prendere delle decisioni rapide: vedere il bicchiere mezzo pieno e cercare di non lamentarsi aiuterà a mantenere vivo il buon umore nonostante stanchezza e imprevisti.

Curioso
Importante è avere voglia di vedere, scoprire e provare cose nuove senza diffidenza, mettersi in gioco e accettare la diversità di ogni aspetto.

Indipendente
Stare troppo appiccicati potrebbe soffocarvi! L’affiatamento è fondamentale, ma come in tutte le coppie che funzionano è altrettanto importante rispettare gli spazi di autonomia e il bisogno di privacy dell’altro.

Sincero
Aspetto delicato. Tenere il broncio non serve. Le sfuriate non sono simpatiche, ma se qualcosa dà fastidio, meglio dirselo subito in faccia invece di mandare giù bocconi amari e rischiare di esplodere!

Con un budget e idee simili alle vostre
Bisogna scegliere una persona che possa trovarsi d’accordo sulle cose da fare ma anche sulle spese. Inutile viaggiare con chi vuole un hotel 5 stelle o evita di spendere. Equilibrio!

Informale
Niente abiti perfetti, niente persone piene di fisime! cerchiamo spirito di adattamento e senza troppe pretese, che possa sentirsi a suo agio senza portarsi la casa in valigia

Paziente e rilassato
Si lega alla caratteristica di indipendente. Take it easy! In ogni situazione, non discutere se non c’è senso, non pensare di arrivare dal posto e dalla cultura migliore, non stressare/stressarti e lamentarti, no!

Rispettoso
Aperto mentalmente e che non puntualizza le differenze e fa confronti. Delle altre culture e modi di vivere con cui entra in contatto. La consapevolezza che il diverso ci arricchisce è alla base della filosofia dei viaggiatori.

Socievole
Che abbia voglia di farsi nuovi amici e integrarsi velocemente con la gente dei luoghi che si visitano. Che riesce a creare sempre contatti o comunque non si isola!

Attivo ma non troppo
Vedere e fare certo, ma anche prendersi del tempo per assaporare lentamente le gioie del viaggiare (accordarsi sull’ora della sveglia per esempio è un dettaglio non indifferente!). Spesso amo evitare le sveglie da servizio militare e le serate per forza in disco!

Un po’ matto
Che ogni tanto sappia uscire dagli schemi, che renda il viaggio unico con qualche idea fuori dal comune o con gesti inaspettati (basta che non vi faccia arrestare :D)

E come diceva De Gregori “due buoni compagni di viaggio, non dovrebbero lasciarsi mai…” https://www.youtube.com/watch?v=peSda1Ah508

Merano, diario di un Capodanno

Quando vai a cercare sul web notizie su Merano ti colpisce subito il payoff della vacanza che ruota sulla parola SLOW da cui ruota l’esperienza di questa bella località di montagna.
Curiosamente, allora cerchi di capire e in questi due giorni veloci, che saranno quattro, senza vergogna per non appartenere all’esercito degli sciatori, capisci che l’Alto Adige ti può riservare belle sorprese.
Qui venni da bambino, estate 1985, ero dalle parti di Vipiteno e Colle Isarco. Ritornarci da grande è sempre una piccola emozione.

Merano, vacanza slow, che cozza con la mia vita iperattiva milanese, fatta di cellulari, portatili, progetti da seguire, serate da dj, idee da realizzare e persone nuove che puntualmente entrano nella mia vita.
Poi arriva lui, il fine anno lento, come la neve che è caduta per ore e stamattina mi ha fatto trovare quella felicità quasi adolescenziale.

Merano è rilassante ma organizzata (qui il turismo lo sanno fare, e bene), lontana dai ritmi frenetici che distinguono le mie giornate, lontana dal caos della città, a contatto stretto ed intimo con la natura, in una dimensione nuova, diversa. E paradossalmente, posti come questo ti ricaricano di energie, energie di cui tutti dovremmo aver bisogno. L’energia che solo il silenzio della montagna e della natura sa regalare.

L’aria frizzante, la neve i colori e poi i gusti della forte cucina altoatesina, le birre leggere, le grappe da gustare, le montagne e il silenzio. Oddio il SILENZIO! Come ora che scrivo questo pezzo e provo a riassumervi un po’ di emozioni, quelle vissute oggi, tra una sveglia tranquilla, una sontuosa colazione di affettati, marmellate, yogurt e spremute e poi via, per il centro, proprio mentre iniziava a nevicare.
Ci ha accolto un grande mercatino delizioso ricco di gustose bontà e curiosi manufatti, dove sorseggi il vin brulè e ti riscaldi in braci diffuse, zigzagando davvero tra mille idee regalo e delizie.
Un centro da passeggiare fatto di negozi e portici e case ben curate e ancora le acque termali, esperienza di oggi. Le quindici vasche interne ciascuna con caratteristiche differenti (in alcune possibile ascoltare la musica sott’acqua!) si contrappongono alle dieci vasche esterne alla struttura, paradossalmente – nonostante fosse pieno inverno- ho apprezzato maggiormente l’ambiente esterno.
Un momento di vera G.O.D.U.R.I.A. e penso uno dei migliori centri termali d’Europa. Anche qui, organizzazione, cura dei particoli e cordialità hanno fatto la differenza.

Io sono curioso delle persone, non sono dei luoghi. Loro, gli altoatesini, gentili, riservati e cordiali, caserecci, alla mano ma non troppo espansivi. La mia indole di viaggiatore mi fa superare ogni lontananza anche linguistica. Se prima sarebbe stato un muro, oggi manovro sempre per avvicinarmi e provare a creare ponti.Un sorriso, la cortesia che accompagnano ogni mio gesto e credo che ovunque tu possa essere accolto e che parlare di divisioni, differenze sia sempre un’idiozia.

Domani sarà un altro giorno intenso, il 31. Ultimo dell’anno, ricco di eventi e di cose da fare.
Il silenzio cala sulla montagna. La neve luccica nel chiarore della luna che si è fatta largo tra le nuvole. Le vie si svuotano lasciando spazio a ombre luminarie ovunque, specie negli alberi e in lontananza geometrie astrali che sono poi altri paesi e piccoli centri.
La montagna è bellissima. L’ho scoperto da bambino, lo confermo da grande. Pian piano sto conoscendo il Trentino Alto Adige, per le mie estati a San Valentino, un po’ di più a sud dagli amici di TennisVacanze e del Hotel Bucaneve, e ora per questi nuovi inverni in montagna.
Merano sarà un altro posto che ricorderò a lungo!

Zaini

Esiste una ricorrenza periodica a cui arrivo ogni due o tre anni: la ricerca del nuovo zaino da viaggio. Per voi sembra cosa semplice, lo so, e dovrebbe esserlo, per me no che con lo zaino ci vivo.

Voi sottovalutate la sua importanza e utilità, io no. Da tanti anni oramai. Ti segue e ti accompagna, ti aiuta e ti sostiene a non dimenticarti nulla.

Prima di trovarlo passo sempre per mille ricerche e acquisti sbagliati, spendendo cifre assurde. Un po’ mi vergogno. Ne sono passati tre prima di capire forse di aver individuato le caratteristiche giuste da cui far partire la ricerca. Intanto ho escluso qualsiasi zaino che, come caratteristica, avesse quello di esser costruito solo per i computer laptor, perchè poi, la capienza sarebbe stata ridotta. Meglio uno zaino casual e sportivo, leggero e affidabile, pensato per portar capi d’abbigliamento.

Oggi Eastpack e North face sono le marche al top per gli zaini da viaggio. Li ho provati. Eastpack manca di tasche laterali, è semplice e leggero ma troppo elementare. North face resta spostato troppo sull’escursione e si dimostra più pesante degli altri, complice lo schienale rigiro e le dimensioni grandi.

Alla fine, quali le caratteristiche giuste? grandezza media, per accompagnare la mia figura minuta, tasche laterali per le bottiglie, capienza interna accettabile, divisori e altre tasche interna e poi, un classico, nessuna scritta troppo evidente.

E’ arrivato quasi per caso un semplice Adidas EQT, non troppo economico però. Settanta euro di soddisfazione per poi caricarlo ventiquattr’ore dopo nel mio viaggio aereo Cagliari-Linate

Un buon zaino è anche quello che ti distoglie dell’idea di portare un trolley. E così, le mie ultime peregrinazioni sono state tutte col solo zaino. Un’idea di libertà e leggerezza che non sentivo da tempo. Il trolley, per quanto utile, è un ingombro.

Ora lo sto preparando per domani. Come fosse un figlio, ordino gli oggetti al suo interno: cancelleria, cavi, accessori, libri, una maglietta di ricambio, l’occorrente per lavarmi, le batterie. Sembra che debba fare un gran viaggio, ma sarà giusto un’ora di volo.

Allo zaino che ho tra le mani, neoarrivato in casa Tixi, parlo come se fosse una persona: “Caro amico di tanti futuri viaggi, che conterrai sogni e oggetti preziosi, idee e segreti, che sarai sulle mie spalle, che passerai aeroporti e stazioni, ho una sola richiesta da farti: portami con te ovunque e non tradirmi! Io ti terrò stretto e ti sarò sempre vicino”

Copenaghen, Danimarca il mio ultimo viaggio!

E così fu…Copenaghen! Come sempre le migliori destinazioni nascono senza troppi programmi. Tutto deciso il 4 agosto, prenotazione volo Easyjet e partenza due settimane dopo. Roba da pazzi come me, insomma.

Da diversi anni le mie destinazioni di viaggio sono esattamente opposte rispetto al clima e alla temperatura di casa. Ad agosto scelgo sempre il freddo: l’anno scorso fu Irlanda, in passato Svezia, Norvegia e ancora Irlanda, poi Scozia e ancora più dietro Inghilterra e Berlino. In autunno e inverno punto sempre alla Spagna o giù di lì.

Il nord ha sempre un fascino particolare e diverso: il cielo, il fresco, le lentezza, la serenità, le nuvole, le case caratteristiche, il vento, la natura e la pioggia, le canzoni dei King of Convenience. Tutto questo può essere una bella fuga dal caldo e dal traffico estivo, un momento per resettare pensieri e fisico.

Così è stata Copenaghen. Tre giorni intensi e freschi, ma particolarmente piacevoli.

Partenza da Malpensa al mattino del 17 agosto, arrivo a Copenaghen due ore e mezzo dopo. Scelgo, visti anche i prezzi, un bell’ostello in posizione strategica, proprio sulla trafficatissima (dalla gente) Nyhavn, l’antico porto con le sue casette variopinte, i ristorantini e le barche a vela ormeggiate, la cartolina più conosciuta della città.

All’arrivo, un po’ disorientato prima di trovare l’uscita, linea due della metro, un servizio di trasporto efficientissimo e con guida automatica (c’è pure di mezzo un mio caro amico, David Modica, nella sua costruzione!). In dieci minuti mi ritrovo a Copenaghen. Biglietto da applicazione, non devi obliterare (anche nel caso lo faccia cartaceo). Non cambio contanti sapendo che la carta di credito qui può essere utilizzata per ogni transazione, anche da pochi euro!

L’ostello Bedwoood come sempre si dimostra una scelta azzeccata per un viaggiatore solitario: una immersione di cosmopolitismo, a contatto con storie, chiacchiere, persone da ogni luogo della terra e quell’atmosfera di viaggio che un albergo, troppo asettico non ti offre. Nella hall c’è sempre la colonna sonora perfetta. I prezzi poi, ne orientano la scelta: Copenaghen è carissima e solo in ostello spendi 40 euro a notte, più 7 euro di colazione, un buffet semplice ma assolutamente gradevole. I prezzi degli hotel e bnb sono per un viaggiatore come me fuori schema mentale. E’ proprio questione di filosofia: voglio viaggiare, ma non buttare soldi.

Copenaghen dispone di una rete integrata di trasporti pubblici fatta di metropolitana, treno, autobus e traghetti, articolata su sette zone. La città non è molto estesa e, in relazione ai luoghi da visitare, puoi girartela a piedi oppure, come ho fatto, prenderti una bici (ci sono tantissime stazioni e ho usato il servizio arancio di Donkey republic) e la vita cambia. Quando le città sono strutturate per le due ruote, viaggiare in bici è un’esperienza unica: diminuisci i tempi, ti senti sicuro sempre (anzi, padrone della strada!) e comunque stai in movimento. Particolare notare che il traffico sia bassissimo e le bici abbiano il sopravvento su tutti i mezzi.

Le cose da vedere sono varie e ve ne segnalo alcune, premettendo che non viaggio mai con troppi programmi, mi piace scoprire camminando: Kongens Nytorv, Nyhavn, Holmens Canal, dove puoi prendere un battello, andare in bici fino a Amalienborg Slot, la Statua della Sirenetta (troppo caos e turisti, delusione), attraversare Christianshavn, ritornando poi, alla base di partenza. C’è Christiansborg Slot, la sede del Parlamento Danese. La torre imponente, la più alta della città, è aperta gratuitamente al pubblico. C’è Torvegade, il ponte che attraversa il canale. C’è Christiania, la famosa comunità alternativa la cui entrata principale è collocata in Prinsessegade, fondata negli anni settanta da un gruppo di hippy e anarchici che occupò una base militare abbandonata e rappresentò un riferimento per tutte quelle persone affascinate dal vivere in una società libera e autogestita. Non è uno scherzo, giuro! All’interno l’impressione è di stare in un centri sociale, graffiti, murales, zone abbandonate e gruppi alternativi. Finisco quasi senza accorgermene in “Pusher Street” e subito un ragazzo con l’aria tranquilla ma ferma mi ricorda che non posso far foto. Infatti pusher street è un grande mercato all’aria aperta di erba (sì, avete capito bene). Per il resto ci sono mostre, bar e piccoli ristoranti dove mangiare a prezzi contenuti.

La classica passeggiata tra i negozi (lo so, cercate anche questo) è a Strøget (Frederiksberggade, Nygade, Vimmelskattet, Amagertorv, Østergade), una vasta area pedonale situata nel centro di Copenhagen che si snoda tra Radhupladsen e Kongens Nytorv. Radhus, il municipio della città, è un palazzo caratterizzato da un’alta torre e si colloca in una spaziosa piazza di fianco a Tivoli, il parco di divertimenti, anche questo da visitare. Poi ci sono i Rosenborg Castle Gardens, un parco cittadino per gli amanti del relax, ma anche tutta la zona limitrofa a Kastellet, a due passi dal mare.

Per il gusto (e senza spendere l’anima) segnalo il Copenaghen Street Food a Papirøen (porto della città), un nuovo luogo inaugurato nel 2014 dove servono differenti tipologie di cibo di strada che possono variare in base alle disponibilità del mercato. Tra questi troverai il sempre in voga Fish & Chips, panini per ogni gusto, polli allo spiedo, pizza, zuppe, salsicce artigianali e immancabili hot dog, ma anche le patatine fritte, la carne cucinata sulla griglia e i piccanti tacos. Birra? A volonta!

A proposito, la cucina è sempre uno dei guai quando vai al Nord Europa ma non assaggiare cosa ti propone un luogo è un peccato mortale. Se ti vuoi lanciare sul gusto locale, ecco i famosi smørrebrod, una tartina di pane (generalmente di segale), ricoperta di burro o paté di fegato e condita in vari modi (es: con uova, formaggi, salumi, caviale e e verdure). Occhio alle zuppe di vegetali (primeggia la zuppa di cavolo verde, chiamata Gronkalsupper), i pesci arrosto ricoperti di prezzemolo, il Jule risengrød, un mix di riso e mandorle, la Alesuppe (zuppa d’anguille), la Gule ærter (zuppa di fave con pancetta, verdure e pezzi di salsiccia).

Capitolo dolci: si va dal Æblekage, fatto con panna e mele, alle ciambelle fritte con zucchero, dal Fløderand ripieno di frutta cotta ai pasticcini di marzapane glassati, senza dimenticare il Rødgrød, un budino con i frutti di bosco e panna e i biscotti Klejner, tipici di Natale. Per quanto riguarda il bere, birra e vino sono d’obbligo. Il vino rosso in questa zona è accettabile, delle birre i danesi vanno fieri visto che qui ci sono le notissime Carlsberg o la Tuborg.

Ovviamente la lista dei luoghi dove mangiare italiano (è necessario e normale rifugiarsi nella nostra cucina) è varia. Due nomi: la Fiorita, pizzeria minuta ma ricca di gusto e prezzi accessibili (riesco pure a trovare dei simpatici conterranei!), e il più pomposo Ristorante italiano sulla Fiolstræde 2.

Tre giorni in una città mi rammolliscono, allora da Copenaghen la sorpresa è sapere che si può andar in Svezia in mezz’ora: un treno veloce (o, in sostituzione, il ben più economico bus Flixbus o Nettbuss) e siete a Malmoe attraverso il fantastico ponte di Øresund, una tratta stradale e ferroviaria di 15,9 km che collega le due realizzata tramite tunnel sottomarino e ponte – congiunti in un’isola artificiale appositamente creata – che attraversano l’omonimo sound.

È il più lungo ponte strallato d’Europa adibito al traffico stradale e ferroviario con una campata centrale di 490 m; fu inaugurato il 1º luglio 2000.

Atmosfere diverse, moneta più abbordabile (noterete la differenza!), ma stesso freddo e tempo che cambia di continuo (l’avete capito che mi piace molto?). Ne vale assolutamente la pena. Malmoe si gira in una giornata. La stazione è a pochi passi a piedi dal centro della città. Subito c’è il Turning Torso, il grattacielo di Santiago Calatrava che sembra girarsi su stesso (strano effetto ottico). Arrivi in breve tempo in Stortorget, la piazza principale su cui si affacciano palazzi austeri. C’è Södergatam tra negozi e caffè. Sempre nel giro di pochi minuti sei  sulla bella piazza Gustav Adolfs torg, con alberi e giardini: si può acquistare cibo ai chioschi (vero scandic street food a base di pesce ed aringhe) oppure proseguire ancora per negozi in Sodra Tollgatan, altra strada commerciale che diventa, dopo ponte sul canale, Sodra Forstdsgatan.

Tutte le guide dicono di imboccare le viuzze laterali: una gradevole commistione di palazzi moderni e piccole case d’epoca vi farà comprendere, più di tanti discorsi, l’amore che gli svedesi di Malmo hanno per il proprio passato.

Lillatorg, la piazzetta cuore della città antica su cui si affacciano le case “a graticcio” e dove è ospitato il museo di arte e design contemporaneo.

Il rientro da Malmoe mi ha regalato un bel tramonto sul ponte di Oresung e un cielo stranamente azzurro. Cosa mi ha lasciato Copenaghen (oltre a qualche soldo in meno sul conto)? Tre spunti, oltre alla sensazione di serenità e freschezza che ti dà il nord Europa e a un tempo che mi emoziona. C’è la possibilità reale di vivere senza le auto (è stranissimo vedere poco traffico in una capitale). C’è la capacità dei danesi di ottimizzare ogni spazio e renderlo sempre piacevole. Ogni angolo di verde, ogni canale o superficie di mare è un’occasione preziosa per tuffarsi nella natura. Prati, moli, parchi e palestre. Ogni location sembra essere perfetta per sdraiarsi al sole, fare un picnic o stare in gruppo. Nonostante il clima tutti amano stare sempre all’aria aperta.  Mi son dimenticato di parlare dell’Harbour bath, dove vedi i danesi felici fare un tuffo nel cuore del porto di Copenaghen, con l’acqua completamente ripulita (certo, il colore non è quello nostrano, ma…). Altri moli con le sdraio a prendere quel poco di sole che spunta tra le nuvole.

Se poi ti incuriosisci, la presenza di pale eoliche che punteggiano il paesaggio danese sono un’altra caratteristica. Sapete che la Danimarca è autosufficiente a livello energetico e circa un terzo del suo fabbisogno energetico viene da fonti rinnovabili?

Una società diversa, interessante, da capire e da prendere da modello per alcuni aspetti, considerando le diversità e le distanze. Ho trovato gente cortese, ospitale, con un inglese assolutamente alla mia portata (sarà che sono diventato bravo o loro attenti a farsi capire?). Una destinazione che mi ha lasciato un piccolo segno nel cuore. E questo, oltre ai suoi prezzi (sigh!) e al freddo, vale più di tutto.

 

Copenaghen, prossima destinazione di viaggio!

Avevo optato per un lungo ponte in Sardegna per Ferragosto poi ho pensato di ridurlo, cambiare, stancarmi, allontanarmi e respirare aria nuova mettendomi alle spalle amarezze e non permettendo alla mia anima di stagnare nell’ovvio. Per quanto il fisico dica sempre fermati, aspetta, pazienta, il cuore non s’arrende ed è sempre inquieto. Un altro sacrificio per un piccolo sogno, una bandierina, un’amarezza da sciogliere, qualcosa da dimenticare, con un volo e nuovi occhi per vedere nuovi colori, mari lontani in cui sentire la nostalgia di qualcosa che non c’è.
Così nella ruota è uscita la Danimarca, o meglio Copenaghen. Costosa è vero, fredda nel periodo caldo (tu sei proprio strano), lontana per quanto vicina (volo di un’ora abbondante da Milano).

Inevitabile follia.

Se il buon viaggio si vede dal mattino, il mio soggiorno a Copenaghen si coprirà di un po’ di casualità. Sarà in ostello. Doveroso, anche per via dei costi altissimi della città danese (70 euro a notte, urca!). Ho scelto una struttura speciale, che già dalla foto potete farvi un’idea. Mischiarmi tra altri viaggiatori, condividere spazi e chiacchierate casuali, provare a capire. La filosofia dell’ostello è la condivisione. Che nei paesi del Nord europa è roba normale, per quanto ci sia una discrezione unica e una poca propensiore ad avere l’affetto e l’attenzione morbosa che si respira al sud.

Termometro dice 20 gradi di giorno e 13 di notte. Un anno fa stavo alle isole Aran, e in questi periodi ho sempre scelto una meta nordica. Si prepara un altro luogo dove il cambio clima farà i suoi positivi effetti e con esso i colori, i mari scuri, la gente, le nuvole, le pioggie non previste, i maglioncini.

Poi ci sono io, che aspetto questo viaggio per ricaricarmi, per riuscire a raccontarvi e stuzzicare la vostra curiosità attraverso i social. 😉