Posts tagged viaggi

Ritorno in hostell

L’hostell è un’esperienza di condivisione fantastica specie se capiti con persone come te che viaggiano con il tuo stesso spirito. Si parla sottovoce, si ha la massima attenzione per i compagni di stanza, per gli oggetti altrui e per la stanza, si convivono storie e provenienze. I primi tempi della mia malattia da viaggio andavo solo in ostello. La paura e la vergogna è scivolata via dal servizio militare e poi dal Cammino di Santiago. Negli ultimi tempi, data la stanchezza con cui arrivo a ogni viaggio (oramai è come un weekend visto che lavoro 7/7 e spesso anche 24/24), ho limitato questa esperienza. Questi giorni, complice anche il mio budget e i costi alti dell’Irlanda, sono tornato alle origini. Sono a Dublino. Mai scelta fu più azzeccata.

Ci sono regole non scritte che permettono a dieci persone di condividere pochi metri quadri e un bagno. Certo, non sempre funziona, qualche maleducato lo trovi (spesso italiani ma anche spagnoli) ma quando tutto fila liscio, sai di aver speso poco e bene.

(Recupero esperienze che dovevo fare vent’anni fa ma non me lo potevo permettere)

Ieri al liceo Motzo di Quartu

Periodicamente vengo invitato nelle scuole per parlare. Qualche volta di comunicazione, altre di facebook, altre ancora di giornalismo. Ieri invece l’argomento proposto dai ragazzi del Motzo era assolutamente interessante: viaggi, pensieri, idee e futuro. Tanto interessante quanto complicato visti i tempi ridotti e la vastità delle cose da dire. Primo pericolo, la banalità. L’obiettivo mio non è conquistare consensi o riuscire a calamitare l’interesse di centinaia di persone.

La assemblee, si sa, sono un momento di rottura rispetto alla monotonia scolastica, una boccata d’ossigeno, una giornata di semilibertà. Però ho sempre pensato che in questi momento di contatto, bisogna riuscire (o almeno provare) a lasciare un piccolo segno, un pensiero, un’idea e uno stimolo. E raccontare la propria vita, per quanto piccola, può essere magari di impulso per chi ha voglia di fare, può accendere lampadine, può generare un movimento di qualsiasi tipo.
E’ stata una mattinata bella e faticosa: parlare per ore a braccio non è mai semplice. 

Come ho detto ieri ai ragazzi del liceo la vita è un cammino lungo e tortuoso e se volete realizzare il vostro piccolo sogno spesso vi troverete soli a camminare, come in viaggio, con una cartina e poche indicazioni, osteggiati anche da chi pensavate fosse dalla vostra parte.

Ma questa determinazione è positiva: vi rende liberi e indipendenti da tutti. E in tempi come questi, dove le situazioni cambiano, dove le collaborazioni e le amicizie sono umorali e lunatiche, dove la gente cambia idea continuamente incurante del cuore, del tempo e del lavoro degli altri, il vostro più grande amico siete ancora voi stessi (è una bella notizia, volevo dirvelo)

Scrivete, viaggiate, cominciate a pensare al sogno come a un progetto di vita. Idee banali, ma chissà che qualcuno non le raccolga e non ne faccia una vita!

Frustrazione da web

Ebbene sì, ho avuto un senso di frustrazione questi giorni nel vedere cancellato il volo Cagliari-Girona sul sito RyanAir. La stessa frustrazione quando per uscire dall’isola devi spendere almeno 300 euro, e non ditemi “siccome è Pasqua costa di più” e ti dovresti organizzare mesi prima per poter almeno andare in continente. Allora si che ti senti più isolato che isolano, quando muoversi, spostarsi, viaggiare a prezzi modici dovrebbe essere un diritto riconosciuto.

Bazzecole.

Alla fine mi sono organizzato ugualmente, qualche sacrificio e chilometro. Olbia mi ha salvato. Barcellona ritorno da te.

Pensieri viaggianti

Viaggio spesso da solo. Mi piace. Per lavoro o per relax. Non ne potrei fare a meno. Non tutti amano la solitudine: per alcuni come me è un’esigenza. Per altri è una sfiga. Io la vedo diversamente. Apprezzo il silenzio della natura, i rumori della città, il vuoto della mia camera d’albergo, le attese dei voli, il sottovuoto spinto del cuore, il rumore del trolley, il mio computer acceso in chissà quale parte del mondo, scrivere e lavorare a distanza.Mi piace lasciarmi portare in giro senza meta. Perdermi e ritrovare un po’ di me stesso. Ripulire la mente e riorganizzarmi l’anima.

Voi che aspettate? Provatelo! E quando la sera tornerete in camera, potrete dire a voi stessi che siete sopravvissuti alla solitudine. Magari avrete trovato tanti buoni motivi per viaggiare. Ma non sarete affatto morti.

Diari di viaggio (Saint Malo / Bretagna)

Un po’ di racconti di ieri, 8 novembre, dal mio viaggio nel Nord della Francia.

8 novembre, Bruxelles, ore 12,45 – Partenza volo da Cagliari in ritardo. Vicini pagubessiusu con la doppiaelle parlano a volume da sagra, sgomitano e alitano vino alle 11 del mattino. Ho provato a dormire, con cuscino tattico, benda e cuffie, poi letto un libro. Intanto sotto di noi c’era l’Europa, la cara vecchia Europa. Si atterra. Beauvais è uno sputo. Cerco il rent a car. Abituo il cervello a capire il francese e parlare inglese ma già mi incasino. Ecco la mia auto. Ora direzione nord, verso Saint Malo! Bonne route Tixi

Milly Sur Therain 14,10 -400 chilometri da fare. Una strada infinita tagliando in due la Francia accarezzando campi e radure, prati e borgate. Fame. Mi fermo in un delizioso paesino. Case basse, fiumiciattolo, ristorantino. Poche auto. Mi divincolo nel menù. Tutto in francese. Sorrido e chiedo in una lista a metà tra inglese, francese e italiano. Qualcosa arriva sempre.

Saint-Malo ore 20 Finalmente a destinazione! Dopo 5 ore di auto, dai verdi campi alle infinite autostrade a tre corsie con due pause per pranzo e per un caffè attraversando Picardie, Alta e Bassa Normandia e Bretagna finalmente eccomi St Malo, la prima tappa del viaggio.
Le sorprese e le gaffe non sono mancate: non sono riuscito a restituire l’auto perchè mancava il codice per entrare nel parcheggio(nessuno me lo ha dato). Così ho accordato che la tenessi fino a domattina. Speriamo di non trovare brutte sorprese sul conto, ma sono pronto al peggio.. Un bagliore in autostrada mi ha fatto pensare a qualche meteorite o forse mi son preso una multa all’autovelox. Ho affrontato le varie prove d’abilità: capire i menù in sola lingua francese, tre chiamate in lingua francese e inglese con i noleggiatori, tre dialoghi personali uscendo mediocremente bene. Ora, ancora appiccicoso, finalmente mi godo la mia stanza in questo tranquillo bnb. Prima di andare a prendermi qualcosa da mettere sullo stomaco il dilemma della camera: due porte. A cosa serviranno?

Non ho mai negato di essere un innamorato della fascia sud del mondo, Spagna, Portogallo, Turchia, Medio Oriente per la gente, i profumi e la problematicità che quel mondo rappresenta, ma è inutile nascondere che il Nord Europa ha ugualmente una sua magica atmosfera: le case e il loro abbraccio caldo, l’aria dei pub e delle brasserie, i colori dei campi, il mare cupo, le nuvole e i cieli tempestosi, le lucine dalle finestre, i quartieri tranquilli e ordinati che la sera si illuminano. Una sensazione di quiete e di benessere che ho conosciuto vivendo tempo fa a Dublino. E subito, volano ricordi…
(Perchè hai vissuto a Dublino? Disse l’utente medio)

9 novembre, Saint Malo ore 8,30 – Come ogni viaggio c’è qualcosa di speciale nel risvegliarsi in un’altra città, lontana e diversa. Perdersi e magari ritrovarsi. Ci sono visioni e sensazioni nuove che provo a raccontare per istigare la vostra voglia di mollare tutto e partire. Mi organizzo: un’ora di lavoro al computer a distanza, un capitolo del libro preparo lo zaino, colazione e poi esco. L’aria è fredda, sole tiepido e gabbiani. Mi incammino sul lungo viale che porta a Intra Muros (la cittadella fortificata, che originariamente era un’isola) centro storico di Saint Malo. Ecco cosa vedono i miei occhi mentre sale il profumo di salsedine.

Appunti catalani

Appunti sparsi dell’ultimo viaggio a Barcellona. Un po’ in ritardo, ma eccoli qui! Buona lettura 🙂

Beh mi avvio al mio alloggio. Una bella camminata, da Plaça Catalunya fino a Barceloneta. Due chilometrini e nessuna stanchezza. Anzi, una scelta. Farsela a piedi. Ogni tanto qualche goccia di pioggia asciugata dal venticello caldo. Auto che sfrecciano, colori di semafori. E poi c’è lei, la città, sempre animata anche di lunedì, anche di notte.
Bentornato Tixi.

Alla fine si può pensare che in viaggio si stacchi completamente. Dipende. Io ho un’altra teoria. Alimentare in viaggio il lavoro che fai a casa. Nulla si blocca.
Reperibilità e organizzazione. Il viaggio come investimento, come se fosse l’affitto di un ufficio o un corso.
Un lavoro come il mio, di comunicazione, si svolge per la maggior parte online e la latitudine spesso conta tanto quanto. Certo, la presenza e fisicità hanno un’importanza fondamentale, sarebbe impensabile non esserci, presi come siamo dallo stare sempre online. E alcune collaborazioni, giustamente, ti richiedono presenza assidua. Altre invece no, perché se ci pensi creare contenuti nuovi e originali, aggiornare siti e pagine, progettare eventi o pensare ha bisogno di stimoli e leggerezza mentale.
Niente traffico, auto, distrazioni. Tutto secondo i tuoi ritmi.

Non importa dove tu sia, importa farlo bene. E il viaggio è una ricarica unica di idee e entusiasmo. La facilità con cui pensi e scrivi è sorprendente. Superi il blocco del foglio bianco, le inibizioni e tanti limiti.

Stamattina, dopo una bella corsa, una colazione in un chiringuito e poi tanto lavoro a distanza.
Di fronte a questo mare, Ipad acceso, bloc notes e cuffie, possono nascere infinite opportunità…

Quanta vita di fronte al mare ad aspettare il calar del sole, a chiacchierare in fintoinglesespagnolo con sconosciuti e sconosciute. Ecco, la spiaggia si svuota, il chiacchiericcio e le ultime pallonate. I chiringuitos fanno le tapas ed io qui vicino il mare, sorseggiando sangria e mojito, pensando alla vita che scorre e sentendomi leggero

Qualcosa da condividere da Barcellona.
La stanchezza dopo una notte catalana
Il rumore della pioggia (eh si, piove)
Un vicino di balcone sconosciuto con cui converso
La bandiera catalana nel nostro balcone
“El taxi” diffuso da qualche casa vicina
Il clima amichevole e familiare di Barceloneta
L’assoluta sensazione di leggerezza esistenziale

Barceloneta è un posto fantastico. Stavolta ho la mia casa da queste parti!
Barceloneta è il barrio nel senso più vero del termine. Il quartiere, il vicinato. I bambini che si rincorrono tra i vicoli, le pallonate, le bandiere catalane e i panni stesi, le urla e le donne anziane che ancora pranzano davanti all’uscio di casa, i suonatori, chi ti attacca bottone, i bar e le botteghe di altri tempi, le vie strette, le case con i balconi vicini, una umanità variegata non catalogabile e diversificata, oltre al profumo di maria nell’aria. Un po’ come Marina e Castello.
Venire qui significa smacchiare la propria anima e aprirsi al mondo senza i nostri cazzo di pregiudizi, ma anche ritrovare emozioni perdute.
Barcellona è questo: una metropoli che tiene le sue radici e identità. Le piazze, le persone, i locali, i rumori.
Questo me la fa amare e mi fa tornare qui senza un motivo.
Per me Barcellona e la Spagna sono una parte dell’anima. Per me Barcellona sono le piazze, le persone, il mare, gli angoli non le vie turistiche e i tour organizzati. È altro.
Non puoi mai sentirti solo, sei sempre coinvolto, ma riesci pure a respirare e a trovare i tuoi spazi.

Volevo condividere qualcosa tra ieri e oggi a Barcellona:

Il risveglio piovoso
Il mare in tempesta al mattino e i surfisti a sfidare le onde
Una passaggiata per Graçia
Le chiacchierate inattese “ah, sei italiano?”
La soddisfazione di un allenamento finito
Un mojito sotto le stelle
I suonatori gitani che riscaldano l’aria dei vicoli bui
Le spese nei market aperti fino a tarda notte
Il mio quaderno che prende appunti e l’anima mia che ringrazia

—-

Tapas e poi pescado frito. Misuro le mie nostalgie dell’ultima sera in un bar di Barceloneta. Il mio tavolo è di marmo, con una tovaglia a scacchi giallo neri. Vista strada, in cui passano anime perse per le vie del barrio dei pescatori.
Una cerveza, un’altra cerveza. Mi perdo. I miei occhi incontrano quelli della dolce cameriera portoricana. Forse ci sta. La musica latina mi ricorda i tempi andati all’Havana di Gianni Casella, inonda la sala e copre il vociare di commensali.
Il proprietario tira dentro i cartelli col menu.
Non ho programmi precisi, tra poco in riva al mare, c’è un vento tremendo, a sfogare rabbia e pensieri, nostalgie e ricordi, con un mojito più grande di me. Un espresso, prego, e la cuenta, gracias.
La cuenta dei miei sogni.

—-

Mi ritrovo anche oggi qui, a Graçia. Casuale? Forse perché la tranquillità di questo quartiere, poco inflazionato dai turisti che come formiche camminano veloci e imbustati tra Rambla, Catalunya e Sagrada, mi fa rilassare enormemente.
Mi fermo in una piazzetta poi trovo un localino per pranzo. Un’insalata e un secondo. Chiedo di ricaricare il cellulare. Computer, connessione e si lavora.
Mi concentro come non mai a chiudere una valanga di roba che avevo in sospeso tra comunicati stampa, aggiornamenti di siti e pagine facebook, mail.
Fuori comincia a piovere.
La gente non sembra interessarsi, continua il suo lento camminare. I furgoni vomitano casse di derrate.
La pioggia non cambia i movimenti. Perché qui, a Barcellona, gli unici che han fretta sembrano sempre e solo i turisti. Fretta di vedere, comprare, consumare.
Loro, i catalani, guardano tranquilli. Si siedono ovunque, scalzi, appollaiati, per terra, incuranti dei modi, del vestire e della forma. Con la loro bottiglia. Con il loro chiacchiericcio.
Aspettano il tempo senza rincorrerlo.

Partire è un po’ morire. Volo la sera da El Prat. C’è tempo ancora, eppure la malinconia prende il sopravvento.
Sveglia, colazione con i resti della spesa. Doccia e valigia incastrando abiti e oggetti. Lascio la casa che mi ha ospitato con un po’ di tristezza (grazie Airbnb!). Quattro passi, giro l’angolo ed è mare. Immensamente. Gli atleti sono in movimento. Cielo grigio, vento forte, onde alte, poca gente in spiaggia, un profumo di fritto di mare dai ristorantini sotto. E ancora vento, non più caldo. Il più classico degli ultimi giorni.

Ritorni a casa

C’è l’aria di Elmas non appena esci dall’aereo.

C’è il risveglio a casa tua, con un po’ di stanchezza.

Ci sono i bagagli da disfare, la spesa da fare.

Ci sono i tuoi djset del weekend (ci vediamo alle 5 al Calypso e stanotte al Kingka).

C’è il lavoro e i nuovi contatti della tua società di comunicazione.

Ci sono tutte le energie e le idee scaturite in viaggio.

C’è la straordinaria carica di energia e leggerezza che ogni viaggio porta con sé.

“Ora che la fiesta è andata pace, amore e gioia infinita”.

Nuove partenze

Il cerimoniale della stampa, un’altra oretta di lavoro, programmo la sveglia, finisco la valigia, riduco al minimo le cose da portare e se penso che domani sarò in un’altra città da scoprire perfino il piede fa un po’ meno male (e il cuore proprio vola).

Viaggiare è liberarsi, creare, rinascere, ripensarsi, amare.

Oggi, il nuovo viaggio

E poi arriva anche il giorno del tuo nuovo viaggio. Mentre gli altri frastimano che la festa è finita, tocca a te mollare gli ormeggi.
Preparo un bagaglio più leggero possibile eliminando il superfluo. Non voglio nulla di pesante, la leggerezza, metafora di vita.

Si torna a casa (Barcellona) e poi un nuovo posto (Praga).
Staccare del tutto? Il mio macbook non mancherà e continuerò a lavoricchiare anche fuori, da buon nomade digitale. E racconterò il viaggio come sempre.

Ora che lo sapete, cancellatemi se non ve gusta, seguitemi se vi aggrada. L’ho detto, eh.

Tornare nel presente

Qualche giorno e tornerò finalmente nel presente. Un aereo e sarò nel 2015, al passo con i tempi. Basta un biglietto, 80€, la nostra tangente per uscire dall’isolamento, varchiamo il mare e vediamo il mondo.

Avete mai avuto questa sensazione?

Quando stai qui sembra, se ti va bene, di vivere nel 2005. Lo ammetto e scusate la presunzione: preferirei stare un pochino al passo con i tempi. O se dovessi tornare indietro, ridatemi almeno gli anni 80 non questi tempi insipidi.