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Risvegli perfetti

Io li chiamo risvegli perfetti. L’alba tra le montagne del Trentino, il silenzio rotto dal rumore del trolley, la colazione con le paste appena cotte, l’ansia di non perdere il treno e poi le stazioni, le città, guardare da un finestrino il mondo scorrere davanti mentre il sole comincia ad affacciarsi al mondo.

Dal silenzio e dalla notte di un posto lontano

I ragazzi son carichi. C’è la clsssica bella energia di ogni inizio. Una ripartenza, una rinascita, un’alba, un primo giorno che mette insieme curiosità ed emozione che gravitano attorno a un cielo scuro disseminato di stelle.
Finisco di mettere in ordine la musica, materia instancabile di ogni mio momento, stacco, saluto gli amici al bar che mi offrono uno spicchio di crostata, addolcisco il palato e vado a riposare. Domani ho una sveglia alle 5 meno qualcosa e ritorno a Milano.
Dal silenzio che definisce ogni piccolo rumore e dalla notte di un posto lontano, dove tutto è perfetto, per oggi è tutto. Tornerò, come sempre ho fatto.
Buon lavoro a tutti 💪

Appunti di viaggio

Appunti di viaggio: mister Tamburino non ho voglia di scherzare, ore 23:38 attesa consegna bagagli al terminal 2, parte ora il bus per Stazione Centrale, il prossimo sarà a mezzanotte e venti. Significa tornare a casa all’una se va bene, un altro bagaglio da preparare, file da stampare, domani un treno alle 8:55 per Torino. Ma si va a San Valentino, in Trentino, mica in un posto qualsiasi. La stanchezza non esiste, siamo figli delle stelle.
Respira forte Tixi. 😜

(In cuffia Rio-after rain e poi Battiato-Bandiera bianca)

Barcellona

La vita si riassume così: in un’ora di volo cambia clima, atmosfera, gente e sensazioni e ti ritrovi dalla metropoli milanese alla notte catalana che pare accoglierti oramai come se fossi un suo figli oramai acquisito. Dal rigore milanese al disordine anarchico di Barca dove la notte è appena iniziata, e si sviluppa tra fiumi di birra, angoli di sacchetti neri e umanità di ogni genere. Barcellona è il compromesso perfetto tra città e paese, anarchia e ordine, libertà e impegno, musica house e ritmo latino.

Tixi ci manchi

“Tixi ci manchi”. Ho ricevuto negli ultimi giorni tanti messaggi così. Io sono social, spesso anche troppo, e vivo perennemente in giro, ora anche a Milano.
Mai come questi tempi, di fronte alle possibilità di essere sempre connessi, sentiamo più il bisogno di vedere, abbracciare, guardare negli occhi e incontrare le persone. Ed io che bazzico tra social e la gente (pensate a quando faccio il DJ, che immersione!) son sempre più consapevole della ricchezza di un incontro e dell’amarezza per chi, giocoforza, non vedi. E quante occasioni si aprono in un incontro.
E’ un paradosso, ma anche se la tecnologia ci rende “presenti” ovunque, questo bisogno non finirà mai.

New York, New York…

Ero a New York, ero a New York. Le luci dei grattacieli di Manhattan, ed io nemmeno credevo di esserci. Il taxi toccava quartieri come fossero titoli di film. Luci gialle illuminava incroci troppo grande per me, piccolo e della provIncia. Poi, andando via, quella sera ad Harlem, cenai in un qualunque locale tra il frastuono di gente che non avrei mai rivisto, i mega schermi del Superbowl, hamburger e birra, nascondevo dentro la felpa grigia una lacrima e capii: qui ci sarei tornato a vivere. Era destino. E anche quel portiere mi disse: “New York is a state of mind, not only a town, my friend”

Ingrano la prima!

Sono a Oristano, al Centro federale della Figc, a una riunione delle società di promozione. Foto, pezzi, aggiornamenti da scrivere e appunti da riodinare. Tempo per rientrare sotto un sole cocente e una radio che propone Simply red.
Accendo la macchina, poca benzina, 40 km di autonomia.
Cominciano i pensieri: un giorno dovessi citare delle persone sicuramente un posto speciale ci sarà per chi in questo mio periodo di vita, cambiamenti, viaggi e stravolgimenti, che mettono a dura prova fisico e mente più di quanto uno pensi stando fermi e la frivolezza e leggerezza diventa una risposta naturale) si sta sempre facendo sentire anche solo per chiedermi come sto, che non mi esclude per invidia o lontananza e capisca che dietro una vita forse da cazzone e semprebambino ci sono sempre tanti sacrifici. Che non complica, non giudica e non mette bastoni.
Sto investendo tempo e pazienza in lavori, progetti e passioni, facendo scelte fondamentali e camminando in un sottile filo.
Ho ingranato la prima e non so come andrà. Intanto, grazie 🙏

Eterni ritorni e partenze?

Eterni ritorni o partenze a seconda dei punti di vista. Lascio Milano prima del temporale, viro verso sud. Non è un volo qualunque questo. È l’ultimo, forse, del mio trolley rossonero che ha una ruota malconcia e se ci penso mi ha portato in giro per il mondo tra Stati Uniti, Turchia, Libano, Spagna e tanti altri paesi, onesto e insaparabile come un amico che apprezza tutto di te e non pesa mai troppo. L’amico essenziale, come il suo peso. Il bagaglio a mani, semplice e veloce.
E poi c’è la compagnìa di The Mission di Matteo Porru che proprio ora ho finito dopo una veloce(strano per una lumaca libraia come me) lettura.
Un brivido veloce mi è corso sulla schiena mentre aspettavo di imbarcarmi, pensando a come in un attimo Matteo, con le sue parole, abbia saputo coinvolgermi e lasciarmi mille domande senza risposta.
Il dolore, la morte, la speranza, concetti che spesso ci sfiorano ma che quando conosciamo davvero ci cambiano la vita. Una continua missione, vivere.

Le nuvole si avvicinano ma un bel tramonto illumina la pista di Linate.
L’imbarco è terminato, si sente in cabina. I passeggeri sgomitano eccitati. Le voci e le risate. Un weekend a Cagliari di serate da dj e di volti amici mi aspetta. Le parole del libro restano sempre e vanno custodite.
Grazie Matte.

Sei il posto dove vivi

“Sei tu il posto dove vivi” dice un’amica mentre un altro giorno va via a Milano e gli ultimi chiarori di un sole nuvoloso vengono sostituiti dalle lampare sullo specchio d’acqua del naviglio. Voglio essere una spugna di mare, in balia delle onde e della bonaccia, che può assorbire tutto quello che un posto e l’anima della sua gente può dare. E poi un giorno, uscire ancora dalla confort zone, dalle certezze e sicurezze, ripartire e ancora assorbire.