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Il mio viaggio a Malta, perdersi fuori stagione

Il mio viaggio a Malta, anzi, i miei viaggi a Malta. Sono diventati tanti, e ogni volta mi sono dimenticato di scrivere qualcosa. Così, a distanza di mesi dalla mia ultima puntata, eccomi qui a raccontarvi qualche suggestione.

Malta è un’isola che si rivela lentamente, come un libro che si sfoglia con calma. All’inizio confusa, caotica, ma poi divertente e perfino rilassante. Dipende sempre da te, dal tuo stato d’animo e da dove ti sposti. Ogni volta che ci torno, mi accoglie con il suo clima mite e quel mix nordafro-siciliano-inglese davvero unico e speciale.

Ti consiglio di alloggiare sulla costa di La Valletta: scegli un piccolo albergo, diffida delle grandi catene, leggi le recensioni e assicurati che nelle vicinanze non ci siano fonti di rumore, altrimenti… addio sonno!

Non posso che cominciare da un luogo “facile” come la capitale, La Valletta, con i suoi edifici fatti di pietra color miele che riflettono il sole. I balconi chiusi, i “gallariji”, spuntano a ogni angolo come piccoli teatri privati.

Passeggiare per La Valletta è un viaggio nel tempo. Lascia la strada principale, Republic Street, troppo affollata di turisti, e perditi nei vicoli. Non dimenticare la Concattedrale di San Giovanni: forse da fuori non ti dice nulla, ma nasconde una gioia per gli occhi e la mente. Un luogo che non è solo un capolavoro barocco – naso all’insù e poi dimmi! – ma anche custode di uno dei dipinti più drammatici di Caravaggio, La Decollazione di San Giovanni Battista. Raffigura il momento con un realismo crudo e un uso magistrale della luce e dell’ombra. In un’altra sala si trova San Girolamo Scrivente: San Girolamo assorto nella scrittura, con un’espressione intensa e concentrata. Caravaggio dimostra di saper catturare l’anima umana attraverso il gioco di luci e ombre. Entrare lì è come essere trasportati in un’altra dimensione, dove l’arte e la spiritualità si intrecciano in un silenzio quasi sacrale.

Per tornare alla materialità, ahimè, i turisti si affollano ogni giorno, alle 12:00 e alle 16:00, per la tradizionale cerimonia del saluto a colpi di cannone dalla Saluting Battery, una pratica che risale ai tempi dei Cavalieri di Malta, nei Giardini Barrakka. Per la pausa pranzo, per gustare qualcosa, c’è l’imbarazzo della scelta: non so perché, ma mi sono affezionato a un bel ristorante romano, la Trattoria ZeroSei. Eh sì, anche a Malta ho mangiato italiano.

Ma Malta non è solo La Valletta. Le Tre Città – Birgu (Vittoriosa), Senglea (L’Isla) e Cospicua (Bormla) – spesso restano nell’ombra, dimenticate dai turisti frettolosi. Eppure, queste città – le ho raggiunte con un curioso servizio di trasferimento su una traballante barca di fortuna spacciata per turistica che partiva da sotto i Giardini Barrakka – hanno un fascino tutto loro. Birgu, con il suo porto che sembra un dipinto, offre un’atmosfera rilassata, lontana dal trambusto della capitale. Il Forte Sant’Angelo, che domina il Grand Harbour, è un monumento alla resistenza e alla forza, un luogo che racconta le storie dei Cavalieri di Malta e delle loro battaglie. Immancabile una pausa aperitivo in un locale universitario come il Date Art Caffè.

La costa orientale dell’Isola è quella più abitata e movimentata: partendo da nord, da St. Julian’s, l’energia di Paceville ti avvolge con la sua vivace vita notturna, mentre a Spinola Bay il ritmo rallenta tra barche colorate e cene tranquille sul mare. Proseguendo verso Sliema, il lungomare si anima di passeggiate, caffè affacciati sul porto e lo scintillio di negozi a Tigné Point. Lasciando la modernità alle spalle, si entra nella calma di Ta’ Xbiex e Gzira, dove gli yacht ondeggiano pigri nella marina e Manoel Island custodisce il suo forte silenzioso. A Msida, il porto accoglie barche a vela, e la chiesa di San Giuseppe si erge come una sentinella barocca.

Dicevamo St. Julian’s. Questo è il cuore pulsante della vita notturna maltese. La zona di Peaceville è un caos di luci, suoni e persone. Ogni notte è una festa, una serata, un invito a entrare e buttarsi nei locali. Caos assicurato: ci sono giovani da tutto il mondo mescolarsi e divertirsi, creando un’atmosfera che non trovi altrove. Malta è anche due locali top per chi ama la musica house ed elettronica: il Cafè del Mar e il Gianpula, dove eventi e djset internazionali sono sempre in programma.

Muoversi sull’isola con il bus – sì, lo so, storcerete il naso! – è un’esperienza di per sé. Gli autobus maltesi sono un microcosmo in movimento: anziani che chiacchierano, studenti che discutono del prossimo esame, turisti confusi che cercano di capire la loro fermata (un po’ come me!). E poi c’è l’autista, un personaggio che potrebbe benissimo essere il protagonista di un romanzo, con la sua guida un po’ spericolata e quel mix di serietà e ironia che solo i maltesi sanno avere. L’unico mezzo di trasporto pubblico a Malta è lui, non ci sono né treni, né tram. Spostarsi in autobus è semplice: le distanze sono piccole e tutti i centri abitati sono collegati direttamente alla stazione degli autobus di Valletta, con una corsa ogni 15-60 minuti a seconda della località. Il concetto di puntualità a Malta è piuttosto elastico: l’autobus può spaccare il minuto oppure arrivare con un quarto d’ora di ritardo, più probabile se venite in estate.

Allontaniamoci. Andiamo verso Marsaxlokk, a sud. Viverla è come vivere in un’altra velocità, come canterebbero Battiato e Alice nei Treni di Tozeur. Questo villaggio di pescatori è una fiera di colori, con le sue barche luzzu dipinte di rosso, giallo e blu, e quegli occhi enigmatici dipinti sulle prue, simbolo di protezione contro il male. Seduto lungo il porto, con l’odore del mare che riempie l’aria e il vociare dei mercati, puoi pranzare nei piccoli bar e ristoranti che offrono (in particolare il fritto) a tutte le ore e  non puoi non provare una certa meraviglia nel vedere le bancarelle colme di pesce fresco, frutta e verdura.

Altra tappa è Mdina, la città silente, un altro mondo. Anche qui consiglio di arrivarci in bus. Appena varchi le sue mura il tempo sembra fermarsi. Non ci sono suoni di automobili, solo il rumore dei tuoi passi e, forse, un soffio di vento che sussurra tra le antiche mura. Le strade strette e tortuose ti conducono in angoli nascosti. La vista dalle mura è mozzafiato: campi verdi che si estendono a perdita d’occhio, punteggiati qua e là da piccoli villaggi e chiese. Ristorante da consigliare: Coogi’s

Se vuoi cercare silenzio e lentezza, la parte occidentale dell’Isola fa per te. Malta è, infatti, tanti scenari, tanti colori, tante suggestioni. Sulla costa opposta a La Valletta ho visitato le scogliere di Dingli. Qui, il paesaggio cambia drasticamente: dalle città e dai villaggi si passa a un ambiente selvaggio e incontaminato. Le scogliere si ergono maestose sopra il mare, offrendo uno spettacolo di forza e bellezza. Seduto su una roccia, con il vento che ti sferza il viso e il rumore delle onde che si infrangono sotto di te, ti senti piccolo, ma in pace con il mondo. In zona ho pranzato in un bel ristorantino, a due passi dal mare, di nome Bobbyland.

Un altro luogo poco conosciuto, sempre sulla costa occidentale, è la baia Ghajn Tuffiena con un interessante locale per fare un aperitivo al tramonto del sole, tra l’altro gestito da un simpatico staff di romani: si chiama Singita Miracle Beach. Occhio agli orari dei bus del rientro e alle fermate perchè poi rischi di confonderti.

Malta è anche altre isole, come Gozo, l’isoletta sorella. Raggiungibile con un traghetto (partenza anche da Ċirkewwa), è un rifugio di tranquillità e autenticità. Le sue colline ondulate, i campi coltivati e i villaggi offrono un paesaggio completamente diverso. Victoria, con la sua Cittadella, è un luogo che domina l’isola, offrendo viste spettacolari e serenità che difficilmente trovi altrove. E poi c’è Ramla Bay, con la sua sabbia rossa e le acque cristalline, un luogo perfetto per rilassarsi e lasciarsi cullare dal suono del mare.

Malta è più grande della sua estensione. C’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, un angolo nascosto, un villaggio poco noto, una storia da ascoltare.

Alcuni consigliai finali, immancabili:

  • Visitala fuori stagione I mesi primaverili e autunnali sono i migliori per godere dell’isola senza il caos turistico. Ovviamente, se cerchi serate e disco, troverai meno offerta!
  • Perditi nelle zone meno trafficate. Lasciati guidare dall’istinto, esplora i vicoli secondari e i sentieri meno battuti.
  • Ascolta il mare: Trova un posto tranquillo lungo la costa, siediti e lasciati cullare dal suono delle onde.
  • Assapora la cucina locale: Non perdere l’occasione di provare piatti tradizionali come il *fenek* o la pastizzi
  • Vivi l’isola con lentezza: Malta non è un luogo da visitare di corsa. Anche se ti troverai nel caos, nelle disco, nel vociare di studenti e turisti (anche un po’ cafoni) e nel traffico, prenditi il tempo di assaporarla, di immergerti nella sua storia e nella sua cultura.

Scrivere di Malta è fissare su carta i ricordi, le emozioni e le scoperte. Chissà, magari tornerò a scrivere ancora, perché Malta ha sempre nuove storie da raccontare ai viaggiatori come noi.

5 motivi per viaggiare da soli seguendo il proprio ritmo

Viaggiare è uno dei modi migliori per arricchire la propria vita e ampliare le proprie prospettive. Mentre molte persone preferiscono viaggiare in compagnia di amici o familiari, c’è qualcosa di straordinario nel fare un viaggio da soli.

Se sei un amante dei viaggi e un appassionato di scoprire nuovi orizzonti, viaggiare da soli ti darà tante altre soddisfazioni.

Da molti anni, ho scelto di abbracciare questo modo unico e gratificante. Una modalità di esplorazione del mondo, per alcuni assurda, diventata non solo una passione, ma un’autentica forma d’arte e filosofia che ho perfezionato nel corso del tempo.

Ecco allora cinque ragioni per cui ho scoperto e amato il viaggiare da solo.

1. Libertà Assoluta

Una delle gioie di viaggiare da soli è godere della libertà assoluta di pianificare il tuo itinerario come desideri. Non c’è bisogno di compromessi o di adattarsi agli interessi degli altri. Se desideri esplorare un museo d’arte, immergerti nella cultura locale o semplicemente rilassarti in una tranquilla spiaggia o fermarti per ore al bar, sei il capitano della tua nave. Questa libertà ti consente di seguire i tuoi istinti e di adattare il viaggio alle tue esigenze e passioni.

2. Auto-Scoperta

Il viaggio da soli offre un’opportunità unica per conoscersi meglio. Quando sei lontano dalla routine quotidiana e dalle influenze familiari o sociali, hai l’opportunità di esplorare i tuoi pensieri, desideri e ambizioni. Questo processo di auto-scoperta può portare a una maggiore consapevolezza di te stesso e delle tue aspirazioni nella vita, ma anche a un’apertura nei confronti del mondo.

3. Incontri Significativi

Sebbene tu stia viaggiando da solo, sarai sorpreso da quanti incontri significativi potresti fare lungo il percorso. La solitudine spesso attira l’attenzione degli altri viaggiatori o degli abitanti del luogo, aprendo la porta a nuove amicizie e connessioni interculturali. Questi incontri possono arricchire la tua esperienza di viaggio in modi che non avevi mai immaginato. C’è un altro aspetto: dovrai obbligatoriamente interagire con gli altri! E quindi sarai costretto a parlare, chiedere, farti avanti!

4. Crescita Personale

Il viaggio da soli può essere una sfida, ma è anche un’opportunità straordinaria per la crescita personale. Imparerai a essere autosufficiente, a prendere decisioni rapide e a risolvere i problemi in modo indipendente. Queste abilità possono tradursi positivamente nella tua vita quotidiana, rendendoti più sicuro di te stesso e resiliente di fronte alle sfide.

5. Apertura Musicale (consiglio tipico da DJ)

Come appassionato di musica, apprezzi la libertà di ascoltare i tuoi brani preferiti quando vuoi. Durante un viaggio da solo, puoi creare la colonna sonora perfetta per la tua avventura. Che tu sia un amante della musica house, dance, techno o folk, puoi immergerti nel tuo genere preferito e sperimentare la musica locale in modo indipendente.

Il viaggio da soli è un’esperienza straordinaria che offre libertà, crescita personale, apertura mentale, incontri significativi e l’opportunità di scoprire te stesso in modo più profondo.

Con anni di esperienza nel viaggiare da solo, posso testimoniare quanto questo possa arricchire la tua vita. Non aspettare allora, non fidarti dei cattivi consigli e di chi lo vede come un assurdo! Prepara la tua prossima avventura solitaria per scoprire il mondo a tuo ritmo, con la tua musica preferita come colonna sonora e il tio zaino come amico fedele! 😉

Che aspetti?

Aeroporti, caos, sospensione e creatività

Aeroporti, luoghi sospesi ma soprattutto in questo periodo coacervi di umanità ansiogena e rissosa, da cui nella vita quotidiana stiamo alla larga: tutti devono partire prima, tutti devono superare, tutti devono prevalere, come nella classica e competizione sociale.

Poi ci siamo noi, viaggiatori solitari un po’ strani, silenziosi e sempre in un angolo.

Con il nostro computer e le cuffiette con playlist di King of Convenience o Gotan Project osserviamo quel mondo strano che è maggioranza nel paese.

Quel mondo che a sua volta ci osserva e ci vede strani e reietti: chi saranno mai questi oscuri personaggi che non ridono sguaiatamente come noi, non ruttano birre, non mangiano oliosi panino grandi come un pacco amazon, non hanno buste piene di acquisti nel free shop?

Eppure questi posti così caotici, sono tesoro di ispirazione e creatività. Nel caos di urla, lamenti, allarmi, trolley che sbattono, addii al nubilato, voci al microfono di bimbi e coppie che esplodono, tante idee passano veloci. Guai a perderle.

La routine dei miei viaggi

Mi sveglio presto. Medito, faccio colazione con un cappuccino, una spremuta e del pane abbrustolito con salsa di pomodori. Smaltisco un po’ di lavoro a distanza. Poi prendo lo zaino, cammino, osservo e prendo appunti. Cerco di assorbire tutto: particolari, rumori, profumi, suoni, scritte, persone. Chiacchiero e chiedo anche al solo scopo di sentire la risposta e attaccare bottone.

La musica in cuffia è solo nei momenti di relax o nel computer quando lavoro su Ableton.

Non guardo le notizie (anzi ne sto lontano), scrollo una sola volta la home di fb per non farmi incancrenire l’anima dal mix di battute e lamenti.

Bisogna stare attenti; qualsiasi cosa accada sullo smartphone a distanza può cambiarti l’umore. Controllo in alcuni momenti precisi chat e mail. Mi fermo nei bar. Non c’è un tempo preciso. Ricomincio il cammino.

Vado avanti fino a sera, qualche volta mi metto le scarpette e corro. Poi inizia la revisione della giornata: tutto quello che ho scritto prende forma. Correggo, riassetto, taglio e incollo. Un lavoro di sartoria con le parole. Una forma grezza che servirà per modellare qualcosa.

Prima di ogni partenza…

Ryanair mi avvisa che devo caricare i documenti.
Un altro viaggio si avvicina. Spegnere tutto, andare in un altro posto. Niente Mattarella, Sanremo, Covid, odio, rabbia italica, solo bellezza del mondo, sulle cose da scrivere e sulla musica, emozionarsi. Un tetto di una casa, un tramonto, una vecchia bottega, una stazione dei treni. La canzone che ricorderai. Il blocnotes con gli appunti. Gli incontri inattesi. Le idee che scaturirano. I come fosse se.
Nulla, non riesco a stare fermo, vivere sempre nello stesso posto, fare e pensare le stesse cose. Mi annoia, mi uccide, mi imbruttisce.
Cambiare. Partire. Allontanarsi. Mettersi in gioco. Respirare. Sopravvivere, grazie al mondo. Capire. Sentirsi piccoli e periferici di fronte a tutto ciò che è diverso e altro. Senza perdere tempo che tanto il tempo non lo recuperi. Non è fantastico?

I viaggi ci fanno star bene

Qualche giorno fa era la giornata del benessere mentale, per ricordarci che la salute non è solo quella del corpo o del conto in banca o il successo a costo di calpestare tutto e tutti.
I viaggi non curano malattie, non fanno miracoli, ma offrono nuove visioni e spunti per vivere meglio, per uscire dalla provincialità e dell’invidia. E poi qualcosa ancora: la comprensione delle differenze, il rispetto e la sensibilità verso il prossimo.

Due giorni a Santu Lussurgiu

Il racconto di due giorni a Santu Lussurgiu, un viaggio, quasi per caso, a dicembre del 2020.

LA SERA A SANTU LUSSURGIU

Immaginate di lasciare la 131 e accendere la macchina del tempo, trovare dopo chilometri e chilometri di pioggia e nebbia un luogo dove il tempo scorre lento, dove non esiste la frenesia delle giornate scandite dai ritmi imposti dalla moderna società, dove lo stress delle città è davvero lontano.
Un luogo che si nasconde tra luci giallognole e solitudine dettata dal freddo e dal lockdown. Un luogo dove, se ci arrivi quando è sera come me oggi, sembra di stare immersi in una favola di Collodi.
Eccomi allora scendere in strada, nelle meravigliose e antiche vie acciottolate, ammirare gli angoli, i ricordi, i rumori, tra un tocco di campane e una grondaia, un uscio che sbatte lontano e il più classico dei profumo di caminetto.
Fantasma nella sera, accompagnato solo dai passi. Quando trovo la pizzeria, con un portone di casa e un scritta di legno con scritto APERTO mi chiedo se sia davvero una pizzeria. Ma l’indirizzo è quello giusto. Prendo coraggio, busso e appare una vecchia osteria con un camino enorme, una tovaglia biancorossa e il proprietario novello Mangiafuoco.
Sembra un luogo del passato, dove i viandanti si riparavano dalla neve aspettando che finisse la tempesta. Perchè qui a Santu Lussurgiu, borgo immerso nelle rocciose vallate del Montiferru, si respirano le atmosfere del passato.
Parlo con il simpatico signor Mangiafuoco – lo chiamo così con rispettoso affetto, non avendogli chiesto il nome – che mi racconta che qui prima c’era un fienile e gli animali. Poi questo spazio è stato liberato da una decisione dell’amministrazione e dato in concessione. Che dietro c’è un bellissimo vecchio mulino, purtroppo crollato e non si sa quando lo rimetteranno in sesto. Che quando la pizzeria era aperta si respirava un’altra aria. Ora son tutti a casa.
In pochi minuti, mentre prepara una pizza fragrante, mi racconta del Carnevale, della musica, di una grande attività culturale, della tranquillità che si respira. Dice che d’estate sia tutto più animato. E io aggiungo: perché togliere questa sensazione fatata del freddo e dell’inverno? Io amo il freddo!
Mi sento a casa, sento un luogo dove poter ritrovare la propria anima.
Vado via riprendendo la strada per l’intricato dedalo di viuzze poco illuminate, silente e pensieroso. Ho una strana sensazione, la solita: ma come sarebbe vivere a Santu Lussurgiu?

IL GIORNO A SANTU LUSSURGIU.

E quando viene giorno, Santu Lussurgiu riserva altri colori e altre emozioni, sempre speciali
Oggi c’è il mercato e la piazza sotto la chiesa di Santa Maria degli Angeli si è animata di gente che contratta la verdura e gli oggetti in vendita. Qualcuno scherza sulla mascherina e le donne, riempita la busta della spesa di gustosi prodotti, tornano nella case perdendosi in questo intricato dedalo dove ora fanno da padrone i rumori di artigiani e lavoranti.
Al Bar Raju Ruiu – modernissimo e caldo – mi fermo per colazione osservando un po’ di vita, gli operai che asfaltano la strada, i passanti, incrociando un gruppo di ragazze universitarie che prepara un esame al tavolo vicino, chiacchierando anche dei docenti e del futuro del proprio corso. Studiano scienze sociali, così ho capito.
Dal ristorante Bellavista al primo piano si gusta un menù di terra, con un sottofondo musicale jazz che rompe il silenzio.
“Una tagliata di sardo modicana con patate” mi consiglia la giovane cameriera con i capelli a spazzola. Di fronte al mio tavolo si apre una veduta speciale che abbraccia i tetti del paese, su cui il fumo dei comignoli si eleva, quasi volesse difenderli dalle intemperie di questo 2020 o forse dalle ansie e dello stress del mondo che corre a pochi chilometri da qui.

CONSIGLI
Dove alloggiare: bnb Templars Guest House
Dove mangiare: ristorante Bellavista | bar Raiu Ruiu | Locanda del Convento

TUTTE LE FOTO https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10221533550502158&type=3

Perché le persone hanno bisogno di vederti

Sono appena atterrato a Milano, dopo un’oretta tra le nuvole. Bellissima sensazione! Il cielo è coperto e l’aria afosa. Prendo ora la 74 e vado in centro per poi godermi una serata in Isola. Sarò a casa stanotte, la mia piccola dimora meneghina.

Domani metterò musica – se si parla di dj si può dire? – a un evento sportivo con il Comune di Milano e la Fondazione Milan in un bell’impianto sportivo in centro, zona Moscova, il Playmore.

Amici conosciuti grazie a Corrado Melis che mi ha coinvolto nella manifestazione Superleague al Terrapieno in questi anni e che ancora ringrazio. E poi in questo weekend amici e contatti di lavoro. Si prova a fare tanto in poco tempo.

Pensavo in volo che in queste due settimane di ritorno in terra sarda ho incontrato tantissime persone.

Mi son stupito da quanta energia positiva e gentilezza ho ricevuto.

Mi son emozionato nel vedere il cambiamento negli occhi di tanti, nonostante le difficoltà e la crisi economica. Un caffè, una chiacchierata, una cena,,anche un saluto veloce magari per caso. È successo talmente tanto che sembra passato un anno

Mi son ricordato quanto sia importante il rapporto umano, stabilire legami prima ancora di fare collaborazioni e lavori assieme, che siano un progetto di comunicazione o una serata da DJ.

Ho capito che per quanto possa essere sui social la gente vuol sapere che tu esisti veramente. Ti vogliono vedere, toccare, incontrare. Vogliono vedere che sei degno di fiducia e che sei veramente come racconti.

Quando capiscono che sei la persona “giusta” si aprono con te. Nascono amicizie o collaborazioni, tutto é possibile. Ti danno quanto ricevono, se non di più.

Allora perché muoversi sempre? Perché viaggiare? Finché non ti muovi non accade nulla. Devi far increspare l’acqua che stagna, stupire, invitare, incontrare, proporre, chiacchierare prima di tutto per il gusto di farlo, al di là di quel che accade. Prima di dare una mano agli altri devi riuscire a toccare il cuore delle persone.

Porto, l’anima mercantile e la malinconia

Raccontare una città in due o tre giorni è sempre complicato ma i miei viaggi sono questi, assaggi di un posto e poi voglia già di ripartire.

Porto, un gradito ritorno, dopo quattro anni. In quel caso fu un salto fugace, una mezza giornata, dopo un bel tour del Portogallo, causa il volo per l’Italia (da qui è molto più conveniente che volare su Lisbona). Ricordo il ripido centro storico, le viuzze cresce di vento oceanico e la Ribeira. Era tarda primavera, e il clima sicuramente più favorevole. Dopo quell’assaggio, aver più tempo come ora significa colmare tutta la curiosità per questa città storica e accattivante.

Dall’aeroporto al centro si arriva in quaranta minuti con una efficiente linea della metro (costo del biglietto: 2 euro) che vi catapulta nelle atmosfere leggere e malinconiche di Porto. Vi trovate immersi nel vecchio e storico centro di Porto, da cui si snoda la città è relativamente piccola e compatta, visitabile a piedi ma con un po’ di coraggio e sacrificio, causa le ripidissime salite. Se poi decidete, come me, di correre, allora preparatevi a tanta fatica!

Strade con case e palazzi decorati, chiese che si materializzano dietro l’angolo e vi sorprendono per la bellezza e la cura, vie pedonali e poi la Ribeira. Non aspettatevi un tour ragionato, ma la solita mia passeggiata random senza troppi programmi.

Non potrà passare inosservata la torre “Torre dos Clérigos”, molto vicina alla chiesa Baroque Clérigos vi darà un primo assaggio. Grazie alla posizione vantaggiosa della torre, ci sono bellissimi panorami su tutta la città che fanno valere la pena la fatica di salire 240 gradini. C’è la libreria Livraria Lello, l’ispirazione per la libreria e le scale di ingresso nei libri scritti da J.K. Rowling, Harry Potter. La facciata esterna della libreria è decorativa, mentre la scalinata centrale è semplicemente mozzafiato. L’interno decorato ha trasformato il negozio in una grande attrazione turistica, con un biglietto d’ingresso di 3 euro. Purtroppo la fila era tanta e non sono riuscito a entrare.
Non può mancare una passeggiata nel Viale degli Alleati (Avenida Dos Aliados): il cuore monumentale di Porto, che conduce alla Câmara Municipal do Porto (municipio), con la sua caratteristica torre campanaria di 70 metri. La grandiosità degli edifici di marmo e granito che fiancheggiano l’Avenida Dos Aliados. C’è poi la grande Praça da Liberdade, l’ufficiale centro di Porto, che conduce anch’essa alla Câmara Municipal do Porto (municipio)
Ancora una ripida salita e alla sommità trovate la Chiesa di Sant’Ildefonso con i suoi esterni ricoperti da migliaia piastrelle tradizionali di azulejos dipinte di blu, una costante degli edifici di Porto e che potrete ammirare a Sao Bento, una stazione ferroviaria tra le più belle d’Europa.
Tutti ve lo diranno, e anche a me è accaduto, che dovete per forza andare alla Ribeira in prima serata, l’antica sezione della città che segue il fiume. Piccole vie e ristoranti si materializzano in questo dedalo di strade acciottolate, case basse, balconcini fioriti e panni stesi. Tutto modesto e interessante. Un paesaggio urbano unico per i viaggiatori che amano questa esperienza. Immancabile qui una cena (il baccalà e la francesinha saranno i must) o un bicchiere di vino con il panorama del Ponte Luis I sul Rio Douro. Il ponte – progettato da uno degli allievi di Eiffel – ha due sezioni, quello bassa per pedoni e auto, quella alta, panoramica, per la metro di superficie e i pedoni vi permette di godervi uno scorcio unico della città e poi accedere anche alla funivia di Gaia.
La notte ha un effetto scenico unico, lo stesso vale per il tramonto.Sempre dal lato opposto alla Ribeira, proprio accessibile o con un ripido percorso delle vie del quartiere o prendendo la funivia, c’è Vila Nova de Gaia è la zona delle cantine del porto e dei magazzini dei mercanti. Se proprio avete voglia, tranne il sottoscritto che ha deciso di star leggero, non potete evitare tour di degustazione. Ognuno dei mercanti di Porto offre un tour delle proprie cantine e questo solitamente termina con una degustazione.

Porto, come il Portogallo, ti conquista con la sua atmosfera leggera e malinconica, popolana e mercantile, un po’ di sporcizia e angoli che sorprendono il viaggiatore, musiche e chiacchiere che si perdono nell’aria, le sue tortuose salite e discese, e i profumi delle caldarroste – in questo periodo di fine dicembre – e delle cucine. Un’altra città dove lasciare un frammento di cuore!

E ora via, una stazione e un treno: si parte per Lisbona.

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