Ultima sera a Praga, fuori fa freddo, troppo per me: affondo i pensieri in una trattoria in centro tra una zuppa di funghi e gulash. Il mio tavolo è condiviso con una coppia di giapponesi che si gustano la pizza con innato gusto.
Luminarie colorate alle pareti raccontano di un Natale che oggi è ufficialmente finito. La birra fa il suo dovere. I Bee Gees sono la colonna sonora: un cd live in cui ricordi tante canzoni tra cui “How deep is your love”.
Musica e birra. Non importa quel che c’è attorno. Registro incomprensibili chiacchiere tra commessi, rumori di cucina. Sono concentrato sulle poche briciole rimaste sul mio tavolo, sembrano i resti di tutto un viaggio, di queste fredde serate illuminate solo da sfavillanti vetrine di negozi chiusi, momenti in cui ti confronti con i tuoi pensieri e le sue suggestioni, pronto a farli diventare progetti, idee, realtà. Al ritorno. Domani, troppo presto. In un posto troppo piccolo per i miei sogni.
Eppure tra due settimane si riparte: Francoforte, Germania. Poi Milano. Poi New York. Ho perso tutti i connotati da cagliaritano, perdonatemi per l’alto tradimento alla patria, per la vile fuga, per il mio continuo disprezzo di un luogo soffocante e urlato, ma il mio posto è in giro per il mondo. Probabilmente anche il mio cuore.
P.s.: ecco in foto il modo migliore per parlare inglese perfettamente.