Ieri son stato chiamato da diversi candidati alle amministrative di queste settimane per parlare di social e del loro utilizzo.
Non una lezione ma una chiacchierata su come gestirli, specie in campagna elettorale.
Sono convinto che i social, se utilizzati con intelligenza, possono essere uno strumento molto potente. E non serve una scienza per farlo o conoscere tutti i meccanismi interni e le logiche di algoritmo.
I social vanno presi con attenzione, ma senza farne una malattia e un’ansia: dovrebbero aiutare a costruire rapporti e far circolare buone idee senza sostituirsi alla realtà. Gia questa premessa può essere un interessante punto di partenza.
Nessuna grande strategia, nessun “esperto in cinque minuti”, nessuna parolona in inglese tanto cara a tanti corsi online e markettari vari.
Tra i consigli che ho dato – e continuo a dare a me stesso – ci sono: trasmettete positività, raccontate storie e utilizzate lo spazio per promuovere progetti e buone pratiche che possono aiutare gli altri a risolvere problemi e connettersi. Evitare di cadere nella trappola delle infinite discussioni online, lasciar parlare nel vuoto i provocatori (tanti…) e dettare delle regole (una vera policy) nei propri profili.
Il mio compito, complicato, vuol essere questo: lavorare insieme per una buona comunicazione. Senza bacchette magiche, Con cura, attenzione, semplicità e autenticità. Un lavoro artigianale con strumenti digitali. Rimettendo al centro le persone. Facendo anche apparire le nostre rughe ed evitando narrazioni preconfezionate, anche queste molto diffuse (specie tra negozi e aziende), dove i post, lo scritto e i contenuti visivi sembrano usciti da fabbriche di plastica. Quei post talmente perfetti che hai paura di leggerli.
No, anche i social riflettano la vita vissuta. Avvicinino le persone. Aiutino nella difficile impresa di permettere di migliorare i nostri mondi contemporanei.
(Immagine di John Holcroft)
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