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Scrittura e salute mentale a Cagliari
Progetto di scrittura a Cagliari con gli ospiti di Agape Sardegna
La scrittura incontra la salute mentale
Sono felicissimo.
Una giornata infinita termina sempre con un bel tramonto. Una mattinata all’Università e poi la notizia dell’ok a un progetto di scrittura che faremo insieme agli ospiti di una casa di Agape Sardegna.
La scrittura incontra la salute mentale. Un altro bel mix che porterà buone cose.
E stasera il mio grazie va alla psicanalista Annalisa Mascia e a Riccardo Moi che ha seguito alla grande l’iter procedurale dell’idea.
Grazie scuola Rodari!
Parole, suggestioni, lettura, scrittura e giornalismo.
Quante cose ci siamo raccontati stamattina con gli alunni delle Scuole Elementari “G. Rodari” di Sestu?
Grazie mille per la bellissima accoglienza!
Scrivere è un atto d’amore (oggi a scuola)
Un’altra bella mattinata a scuola, stavolta ospite dell’ICS Sestu per parlare del giornalino, di come curiosare nel mondo alla ricerca di fatti, della stesura di un articolo e di come nasca la passione per la scrittura che mi accompagna fin dalla scuola media.
Alla fine c’é una frase che vogliono condividere con voi: scrivere è un atto d’amore. Un modo per dare qualcosa agli altri. Abbiate cura delle parole, vi aiuteranno a disegnare il mondo e magari un giorno vi salveranno la vita.
Ancora grazie a tutti, ad Alessandra Patti Calzelunghe e alle docenti Andreina Murgia e Susanna Littarru.
La passione per la scrittura
Ho capito di essere predestinato a scrivere prima ancora di dedicarmi a questa attività. Hai presente quando qualcosa ti opprime e quel qualcosa è una passione? Quando anche se provi a seminarla non ci riesci?
Da piccolo scrivevo. Facevo i giornalini di quartiere, quello di classe alle medie e alle superiori. Poi quello d’Istituto, quello sportivo e quello dei tornei sotto casa a San Michele. Ne inventavo uno al mese.
Con le macchine per scrivere e i primi pc sgomitando con Ventura e sperando nelle fotocopie a scrocco.
Non so se abbia trovato la formula giusta per realizzare la mia vita e camparci, anzi non credo, perché non sono uno scrittore, sono un mediocre giornalista che ha avuto pochi contatti con i quotidiani (qualche collaborazione e basta), sempre un battitore solitario e libero, ma se mi guardo indietro scopro che ho sempre scritto: prima come giornalista freelance quando una persona a cui devo molto, Antonello Lai mi ha aperto le porte di una redazione in via Sanna Randaccio, poi prendendomi il tesserino nel 2000, dopo anni di Match e Week con gente fantastica, come redattore, e successivamente responsabile di una redazione e direttore di due testate; poi di nuovo freelance, per scelta o per necessità.
Poi ho cambiato aggiungendo altro: son diventato, era il 1996, addetto stampa, consulente e responsabile della comunicazione per istituzioni, aziende, politici e infine di nuovo freelance, questa volta nei panni di imprenditore di me stesso. Oddio, che brutta parola. Eppure è così. E non è facile mai. Ho iniziato a utilizzare web o social. Male o bene chissà.
Da semplice, un foglio, una stampa e via, tutto il mondo comunicativo é diventato enorme, complesso, vario. Tutto cambia e non puoi saperlo.
Snocciolare ciò che hai fatto, sia chiaro, vale meno di zero in un mondo veloce e distratto come quello di oggi. Conta il qui ed ora non più il chi sei stato. Quelle son fotografie sbiadite, ricordi da vecchio incazzato e recriminante, robe da raccontare e chissá chi le vuole ascoltare. La comunicazione resetta velocemente e non ha un “salva con nome”, al limite un “salvati”.
Oggi non so se quella passione sia sempre la stessa, ma avverto un bisogno impellente di scrivere e mi accorgo che non si può nascondere. Come quando scappa la pipì e devi proprio farla. Diceva Riccardo Lo Monaco che son stato sempre un “incontinente sul social”. È vero.
Forse in questi anni, quella passione, l’ho un po’ tradita, forse ho speso parole inutili, disseminato pensieri che andavano incanalati altrove e meglio, forse dovrei tornare di più a fidarmi di lei, rispettarla, forse tutto quello che nasce da piccoli non va mai fatto tacere perché si diventa grandi e si ascoltano voci di chi non ha mai sognato o di chi non capisce cosa sia una passione.
Quando fai tacere le cose in cui credi non stai invecchiando, stai morendo. Ed è peggio. Allora devi subito ritrovare coraggio e umiltà e ricominciare.
Gratitude!
Al calar del sole…
Il sole non ha ancora voglia di scendere sulla tavola color piombo del mar di Sardegna. Il ritmo reggae di un cantante giamaicano e un giro di batteria inonda gli avventori del baretto che si affaccia sulla spiaggia alla ricerca dell’ultimo raggio e del sorso giusto per allietare la sete. Un uomo abbronzato con una polo bianca con innesti viola specchia il litorale dai suoi RayBan sorseggiandoci un drink color arancio. Due bimbi scuri giocano con pazienza a scacchi mordendo panini imbottiti con mozzarella e pomodoro. C’è ancora qualcuno che sfida il mare e le alghe che rendono incerto il fondale, altri vanno via prendendo sulle spalle ingombranti bagagli. Intanto il mare, con le sue onde, a cicli di cinque sei secondi, fa sentire il suo rumore.
La solitudine di chi non dorme
Ho una notte intensa di lavoro davanti, di musica e scrittura, di idee e di scelte. Ho tante cose che devo riordinare.
La chiamano solitudine di chi crea o di chi semplicemente vive la notte, dorme poco e male e non trova mai la parte giusta del cuscino.
Questo senso di precarietà continua è la linfa vitale, quel pegno che dobbiamo pagare per sopravvivere e magari provare a vivere, non solo respirare.