Una recente conversazione con un mio contatto, Ilaria Jagatpal Montis, sulla vicenda dei migranti è stata una bella pratica di empatia digitale.
Avevamo posizioni diverse, le abbiamo tenute, ci siamo arricchiti dei punti di vista altrui, ma non c’è stato un attimo in cui ci siamo scontrati e mandati a quel paese, come spesso accade in rete. Anzi, quando eravamo indecisi sul senso di un’affermazione, il sorriso liberava tutti dal rischio di capirsi male.
C’è stata consapevolezza ed empatia attraverso parole e emoticons che hanno fatto sottintendere che fosse una semplice conversazione online, senza prevaricazioni e veleno. La rete invece ci rende suscettibili e arrabbiati? Succederebbe così anche se fossimo al bar o in altro luogo? Perchè la rete ci ha reso così?
Direi una conversazione da manuale. Grazie ancora Ilaria
(illustrazione: Che rabbia! di Mireille d’Allancé)