Il 24 gennaio sarebbero stati 78 e tu non ci sei. Ebbene sì, parlo di un padre andato via forse troppo presto o amato troppo poco per quanto avresti voluto.
Sembra un’eternità da quel duemilaeundici, la vita è andata avanti, quell’addio mi ha reso coraggioso e più folle nell’inseguire quel che volevo, più pronto al dolore e un po’ meno disposto a perdere il mio tempo se non per le cose che mi piacesse realmente fare. Pecore nere di un’idea, viviamo come scriviamo, aggrappati a una tastiera o su di una una consolle, destinati a non combinarne mai una giusta ma anche ad assaporare quella felicità che poi trovi nei momenti e luoghi inaspettati. E poi ancora la lontananza, la differenza, la malinconia esistenziale.
Un biglietto aereo, un’altra serata, un file da riempire. No, spesso non bastano per colmare tutto.
Ci si sente vulnerabili, sperduti nei traffici dell’anima, meno aperti al compromesso e al ribasso. Il futuro, il passato, i ricordi, le persone che valgono, quelle che sono state un investimento sbagliato, quelle che ti sorprendono, gli errori che fai, gli sprechi di tempo, i treni non presi, le scommesse sbagliate, le amarezze sulla via.
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Appetitosamente
sarà dura, quasi impossibile, tra serate da dj, celebrazioni e voli ma spero quest’anno di fare un salto a Siddi per Appetitosamente.
C’è un ricordo speciale che mi aspetta in quel luogo, oltre ad esserci nata mia madre, aver parenti e casa dei nonni e averci passato mille domeniche e feste da piccolo.
Appetitosamente, nell’estate del 2011, è l’ultimo bel ricordo di mio padre ancora in forma prima che la malattia lo aggredisse e cambiasse il corso della mia vita.
Ricordo che arrivai tardi come mio solito, forse ero di rientro da San Valentino, salimmo sull’altipiano a sentire Paolo Fresu che accarezzava l’aria mentre il giorno finiva e il tramonto colorava il cielo e la Marmilla di quelle tonalità che solo la Sardegna conosce.
Incontrai i miei cugini, comprai il cd Mare Nostrum in un banchetto e poi corsi a Villasimius, all’allora Smaila’s, dove avevo serata.
Ricordo come se fosse oggi. E quando riascolto quelle malinconiche melodie parlano dell’amore di un figlio.
Sono il ricordo di una perdita, di come la vita sia capace di toglierti in poco tempo quanto di più prezioso hai, e purtroppo ti resta solo l’amarezza di non aver potuto far nulla.
La perdita di un padre è un fiume carsico che scorre e ogni tanto riaffiora…
Festa del papà
Il primo pensiero del mattino a te che non ci sei più, e chissà dove sarai. Un puntino in cielo.Auguri poi a tutti gli amici papà, a chi lo diventerà, ai papà naturali e a quelli che con amore e affetto hanno cresciuto figli di altri papà che non c’erano più.
Tra le nuvole (ciao Papà)
Caro papà,
sono tra le nuvole di questo volo che punta verso oriente. Probabilmente siamo vicini o forse no. Tu magari sei da qualche parte, nascosto dietro una nuvola, in qualche puntino nel il cielo sopra il mondo e io qui a scriverti.
Chissà cosa avresti detto sapendo che sarei finito qui stavolta, il tuo “ma chi te lo fa fare?” che un po’ mi manca. Come mi manca quando mi aspettavi ad ogni rientro, con quel tuo atteggiamento militare, la tua espressione da “spero sia l’ultima” anche se dubito che con tutti i rientri che ho fatto saresti venuto sempre a riprendermi.
Ma alla fine avrei vinto io. Io e le mie pazzie sulla tua pazienza di sopportarmi.
E’ da quando non ci sei più che ho riiniziato a viaggiare. Lo so che l’hai notato. Non che prima non lo facessi. Ma ero disattento a tante cose. Un turista, uno dei tanti. Poi sei andato via. E io ho peggiorato la mia malattia delle partenze, iniziando a viaggiare diversamente, prendendomi davvero sul serio. La gente si è chiesta perché? Cosa nascondi? Che fai? Quanto spendi? Io delle domande stupide della gente non mi sono mai curato. Ho sempre fatto di testa mia. Anche stavolta. Iniziando a prendere uno zaino, a dormire negli aeroporti, ad avere sempre l’ansia di nuove partenze e la nostalgia di nuovi ritorni. A farmi amici sconosciuti e a non aver paura della solitudine.
Forse per colmare la distanza dell’assenza, forse per perdermi e come sempre ritrovarmi cercando me stesso o il ricordo di te. Forse per non perdere tempo perché il mondo non ci aspetta e stare fermo non mi piace.
Non c’è un motivo. Me lo chiedo anche ora mentre allungo l’orologio e aspetto l’arrivo. Ma intanto son qui e non so la causa, sento che non ci sono poi troppe distanze da te. Questo mi ripaga di tutto il resto.
Una data importante
Pagherei per dei fine settimana così, le infinite emozioni e il cuore che palpita tra un DJset potente e lo stadio.
Ieri ero tremendamente soddisfatto della serata da Linea Notturna e poi oggi mi sono emozionato, ho sofferto, ho gioito per una partita, la vittoria del Cagliari contro il Sassuolo: non mi accadeva da molto molto tempo. E pare che la mia presenza da speaker stia pure portando bene in un momento dove la squadra ha bisogno di punti… coincidenze positive!
Strano, vero?
È stato bellissimo! E se penso che oggi, 24.01, ricorre pure una data importante, il compleanno del mio caro papà, credo che nulla sia stato casuale.
Ovunque tu sia tutto questo lo dedico a TE, ma anche a tutte le persone che mi hanno aiutato in questi anni a far fronte alla tua assenza.
(Volevo condividere con voi questo pensiero).
La grande roccia e tante estati fa
Mi piace spesso tornare nei luoghi della mia infanzia, cercare indizi e qualcosa che mi riallacci a quel tempo perduto, istigare la mente e il cuore a frugare nei ricordi.
Così decido oggi di passare per Villagrande, un’estate calda di molti anni fa eravamo venuti qui con la mia famiglia. Per intenderci, ero in prima elementare, alla radio impazzava ‘Chi fermerà la musica’ dei Pooh!
Tempi lontanissimi, quasi antichi.
Immaginatevi l’emozione della prima vacanza fuori casa.
Alloggiavamo in una piccola casa che dava sulla grande vallata. Si vedeva la diga, in lontananza si vedeva il mare. La sera le luci creavano un’atmosfera magica. La mattina si faceva la spesa in paese e ricordo il sapore tenero del carasau, che assaggiavo per la prima volta.
E proprio qui c’era una grande roccia dove io e papà ci arrampicavamo ogni mattina per restare a parlare.
Il nostro piccolo e grande rifugio quotidiano.
Ed ora sono di nuovo qui, sotto la neve, nel silenzio e nella solitudine dell’ora di pranzo, a cercar ancora qualcosa di me.
10-10-2011
Mi scuserete se ogni tanto parlo anche di me, ma volevo scrivere due righe su questa data. Non può essere una giornata come le altre così come non lo è stata questa notte. Read More
10 ottobre
È stato più forte di me, e non ho saputo evitare di scrivere qualcosa anche ieri sera, come già feci una settimana fa circa. Read More
Una notte per ricordare (e l'anima che vaga)
Finalmente a casa, finalmente a chiudere questa settimana intensa.
Domani ricomincia la vita di tutti i giorni e le immagini di Londra, Amsterdam, Bruxelles e del concerto di Campovolo saranno un ricordo. Read More
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