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Orio al Serio, gate 12

Al gate 11 partono per Tenerife. Al nostro, il 12, una fila speranzosa anticipa di molto la partenza indicata nel monitor dell’imbarco. I display blu in alto scrivono con caratteri gialli un nuovo orario per Barcellona El prat: 15:35. Ritardo. Poco da fare.
Mi tocca leggere e osservare questo spicchio di mondo, di sagome scure che passano avanti e che hanno come sfondo la pista e le montagne dietro Bergamo.
Vicino a me una ragazzina legge un romanzo, stessa cosa una figlia, il titolo del libro, copertina rossa, è Persepolis, con una madre che invece usa un ebook: strana inversione dei ruoli. Due amici guardando un cellulare e una donna mette le scarpe sopra il bagagli, sopra la maniglia ha un cappello di paglia che dondola al suo minimo movimento.
C’è qualcosa che mi divide da questo esercito turisti e un po’ invidio: la loro leggerezza o almeno quel senso di spensieratezza che hanno quando partono. Sanno di non dover pensare più a nulla e doversi semplicemente divertire. Per me i viaggi, qualsiasi sia la lunghezza o destinazione, sono un attimo di sospensione dall’esistenza, turbine di pensieri e tensioni, rimettono in moto il cervello e fanno emergere canzoni e ricordi del passato. Accarezzo emozioni forti come non mai nella quotidiana esistenza. E, purtroppo, pongono pure mille domande di difficile soluzione.

Notte prima di una partenza, e partenza

Ore 00:00: cinque ore e vado all’aeroporto e invece che dormire la cosa più importante che mi ritrovo a fare, malgrado abbia altro lavoro da finire, è aggiornare il mio ipod con canzoni fighissime quanto imbarazzanti: dalla classica ad Avicii passando per Sergio Caputo e Sade.
Sono un maestro di priorità, posso dirlo?

ore 1,32: finisco di lavorare. Mi occupo del bagaglio. Bene, ho perso il mio prezioso cuscino gonfiabile da viaggio, una presa dell’Iphone smarrita chissà dove e una zanzara mi svolazza accanto e non mi lascia dormire. Quindi, devo fare afterhour fino alle 5? Cara sfiga, dimmelo pure.

Ed eccomi qui, sveglia alle 4, dopo aver ucciso alle 2,08 una zanzara, due ore scarse di sonno, finisco i bagagli, mi faccio bello e mi sorprendo di portarmi sempre meno roba (imbarazzante leggerezza di bagaglio), alle 5 mio cugino Ale mi accompagna in airport, trovo una coppia di amici diretta a Istanbul, si scambiano idee e consigli di viaggio.

Volo Ryanair solita ignoranza, dico “ciao a tutti”, metto la benda agli occhi, mi addormento con le cuffie e mi sveglio nella nebbia, atterrando a Orio al Serio. Riesco a registrare solo la superofferta panino, patatine, acqua a 10€ (chiamala superofferta) poi torno nel mondo dei sogni. Atterriamo, jingle sempre di Ryanair, Welcome!, ed ora uno scalo, molto scallò, a Bergamo (solo 6 ore d’attesa). Ma per viaggiare questo e altro e soprattutto “noi abbiamo il sole e il mare” (eja).

Colazione, mi metto a lavorare. Due ore passano, produttività alta. Cerco una presa. Neanche per sogno. Poi capisco: sono ancora in Italia.

Ora spazio alla polemica:

Riflessione 1

Allora sia chiaro che quando parto non vado in vacanza, faccio finta di staccare col mondo, ma in realtà sono reperibile e mi porto dietro il Mac (anzi, pc sennò qualcuno dice che me la tiro) e continuo imperterrito a lavorare.
Bollis ponni la felicità e la creatività di continuare il mio libro, scrivere un articolo o mandare una relazione o preparare una campagna di comunicazione davanti al Bosforo sorseggiando tè turco e con un narghilè?
TU NON VIAGGI NON PUOI SAPERLO

Riflessione 2

Quest’Isola è nella miglior posizione del Mediterraneo ma per uscire ogni volta devi spendere un patrimonio e fare viaggi della speranza, prepararti a ore e ore di volo, quando invece un qualsiasi italiano ha la possibilità di avere il mondo a distanza di poche ore.

Viaggiare serve più di quanto crediate, per piacere o necessità, per imparare e conoscere, per raggiungere i propri sogni o per riportare a casa una conoscenza o anche per mantenere qualcuno qui, è un DIRITTO essere vicini al mondo, non una gentile concessione “tanto per…”. Quando arriviamo in continente ci sembra di essere in una terra promessa, ve ne rendete conto?
Destinati a essere isolani e isolati, altro che vivere in un paradiso se poi ti tagliano fuori dalla civiltà e da tutto il resto.
Ditemi perché poi non mi devo incazzare… Voi che dite?

Orio al Serio e poi Santiago

Pensavo che come ogni giorno prima di una partenza non sarei riuscito a dormire invece è stata una notte splendida, con un risveglio ottimo.

Il mio amico Fabio si è reso disponibile per accompagnarmi in aeroporto (una tortura che tocca a rotazione a tanti conoscenti e amici e vi ringrazio!) con largo anticipo. Fuoriprogramma: la manifestazione dei lavoratori dell’Alcoa che hanno occupato la rotonda prima dell’aerostazione. Una fila di un km e oltre di auto. Nessuna protesta, capisco bene il loro problema, l’ho visto e sentito.

Zaino in spalla, saluto Fabio e mi avvio a piedi in aeroporto. D’altronde sarà quello che dovrò fare i prossimi giorni.

Ammazzo il tempo guardando il programma dei miei itinerari, poi incrocio un ragazzino delle giovanili del Cagliari e il mio ex presidente Massimo anche lui in partenza sul mio stesso volo. Si parla, indovinate un po’, di calcio a 5 nell’imminenza di una stagione che, per la prima volta dopo 6 anni non mi vedrà con una squadra (ma il futuro non si conosce nello sport).

Dopo tanti timori passo senza problemi il controllo bagagli e dimensioni: il mio zaino è ok e ho un unico rammarico, l’essermi portato solo un paio di scarpe, le mie amate trainer. Per il resto regola del 3: 3 t-shirt, 3 pantaloncini, 3 slip, oltre a tutto il resto, medicinali, sapone e altri oggetti pratici come le mollette per stendere la roba, un cordoncino, creme, luce da minatore, caricatori. Un solo cellulare (strano ma vero) e un notes per gli appunti.
Ieri ultima seduta di palestra per fingere di essere in forma, anche se avranno importanza i miei piedi, oltre che la mia mente e il cuore. Come un trio dovranno suonare magicamente assieme.
Ora mi trovo a Bergamo prima di prendere l’aereo per Santiago de Compostela. Stasera – sembra strano – atterro all’arrivo del Cammino, domattina (dopo aver preso due bus all’alba) saró a Sarria dove, dopo aver preso la Credencial, un documento che certifica il tuo pellegrinaggio, comincerà il Cammino vero e proprio con prima destinazione Portomarin. Cento e più chilometri in totale, divisi in tappe da circa 20: un cammino per gli esperti breve (il minimo per aver la Compostela), per me già tanto.

Ma io sono un piccolo viaggiatore che prova a far sempre di più. E voglio mettermi alla prova, fuggendo dalla solita vacanzina comoda e scontata. Un viaggio personale, spirituale, un pellegrinaggio, una prova di fondo e metteteci quel che sentite e volete che sia umana, sportiva, turistica e spirituale. Voler scoprire i posti diversi dalle solite strade, conoscere persone che non incontrerei mai, mettermi alla prova un po’. “Ma chi te lo fa fare?” mi direbbe l’utente medio di Facebook?
Sono pronto per ogni evenienza, sperando che non manchino le sorprese e i passaggi imprevisti: o almeno penso di esserlo!
Cercherò di condividere questi momenti anche con voi, usare il social per questo, con buona pace di chi storce il naso.

È bellissimo viverlo, è bellissimo raccontarlo e la felicità è anche correre a riempire una pagina bianca con le proprie sensazioni.