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Il mio viaggio a Malta, perdersi fuori stagione

Il mio viaggio a Malta, anzi, i miei viaggi a Malta. Sono diventati tanti, e ogni volta mi sono dimenticato di scrivere qualcosa. Così, a distanza di mesi dalla mia ultima puntata, eccomi qui a raccontarvi qualche suggestione.

Malta è un’isola che si rivela lentamente, come un libro che si sfoglia con calma. All’inizio confusa, caotica, ma poi divertente e perfino rilassante. Dipende sempre da te, dal tuo stato d’animo e da dove ti sposti. Ogni volta che ci torno, mi accoglie con il suo clima mite e quel mix nordafro-siciliano-inglese davvero unico e speciale.

Ti consiglio di alloggiare sulla costa di La Valletta: scegli un piccolo albergo, diffida delle grandi catene, leggi le recensioni e assicurati che nelle vicinanze non ci siano fonti di rumore, altrimenti… addio sonno!

Non posso che cominciare da un luogo “facile” come la capitale, La Valletta, con i suoi edifici fatti di pietra color miele che riflettono il sole. I balconi chiusi, i “gallariji”, spuntano a ogni angolo come piccoli teatri privati.

Passeggiare per La Valletta è un viaggio nel tempo. Lascia la strada principale, Republic Street, troppo affollata di turisti, e perditi nei vicoli. Non dimenticare la Concattedrale di San Giovanni: forse da fuori non ti dice nulla, ma nasconde una gioia per gli occhi e la mente. Un luogo che non è solo un capolavoro barocco – naso all’insù e poi dimmi! – ma anche custode di uno dei dipinti più drammatici di Caravaggio, La Decollazione di San Giovanni Battista. Raffigura il momento con un realismo crudo e un uso magistrale della luce e dell’ombra. In un’altra sala si trova San Girolamo Scrivente: San Girolamo assorto nella scrittura, con un’espressione intensa e concentrata. Caravaggio dimostra di saper catturare l’anima umana attraverso il gioco di luci e ombre. Entrare lì è come essere trasportati in un’altra dimensione, dove l’arte e la spiritualità si intrecciano in un silenzio quasi sacrale.

Per tornare alla materialità, ahimè, i turisti si affollano ogni giorno, alle 12:00 e alle 16:00, per la tradizionale cerimonia del saluto a colpi di cannone dalla Saluting Battery, una pratica che risale ai tempi dei Cavalieri di Malta, nei Giardini Barrakka. Per la pausa pranzo, per gustare qualcosa, c’è l’imbarazzo della scelta: non so perché, ma mi sono affezionato a un bel ristorante romano, la Trattoria ZeroSei. Eh sì, anche a Malta ho mangiato italiano.

Ma Malta non è solo La Valletta. Le Tre Città – Birgu (Vittoriosa), Senglea (L’Isla) e Cospicua (Bormla) – spesso restano nell’ombra, dimenticate dai turisti frettolosi. Eppure, queste città – le ho raggiunte con un curioso servizio di trasferimento su una traballante barca di fortuna spacciata per turistica che partiva da sotto i Giardini Barrakka – hanno un fascino tutto loro. Birgu, con il suo porto che sembra un dipinto, offre un’atmosfera rilassata, lontana dal trambusto della capitale. Il Forte Sant’Angelo, che domina il Grand Harbour, è un monumento alla resistenza e alla forza, un luogo che racconta le storie dei Cavalieri di Malta e delle loro battaglie. Immancabile una pausa aperitivo in un locale universitario come il Date Art Caffè.

La costa orientale dell’Isola è quella più abitata e movimentata: partendo da nord, da St. Julian’s, l’energia di Paceville ti avvolge con la sua vivace vita notturna, mentre a Spinola Bay il ritmo rallenta tra barche colorate e cene tranquille sul mare. Proseguendo verso Sliema, il lungomare si anima di passeggiate, caffè affacciati sul porto e lo scintillio di negozi a Tigné Point. Lasciando la modernità alle spalle, si entra nella calma di Ta’ Xbiex e Gzira, dove gli yacht ondeggiano pigri nella marina e Manoel Island custodisce il suo forte silenzioso. A Msida, il porto accoglie barche a vela, e la chiesa di San Giuseppe si erge come una sentinella barocca.

Dicevamo St. Julian’s. Questo è il cuore pulsante della vita notturna maltese. La zona di Peaceville è un caos di luci, suoni e persone. Ogni notte è una festa, una serata, un invito a entrare e buttarsi nei locali. Caos assicurato: ci sono giovani da tutto il mondo mescolarsi e divertirsi, creando un’atmosfera che non trovi altrove. Malta è anche due locali top per chi ama la musica house ed elettronica: il Cafè del Mar e il Gianpula, dove eventi e djset internazionali sono sempre in programma.

Muoversi sull’isola con il bus – sì, lo so, storcerete il naso! – è un’esperienza di per sé. Gli autobus maltesi sono un microcosmo in movimento: anziani che chiacchierano, studenti che discutono del prossimo esame, turisti confusi che cercano di capire la loro fermata (un po’ come me!). E poi c’è l’autista, un personaggio che potrebbe benissimo essere il protagonista di un romanzo, con la sua guida un po’ spericolata e quel mix di serietà e ironia che solo i maltesi sanno avere. L’unico mezzo di trasporto pubblico a Malta è lui, non ci sono né treni, né tram. Spostarsi in autobus è semplice: le distanze sono piccole e tutti i centri abitati sono collegati direttamente alla stazione degli autobus di Valletta, con una corsa ogni 15-60 minuti a seconda della località. Il concetto di puntualità a Malta è piuttosto elastico: l’autobus può spaccare il minuto oppure arrivare con un quarto d’ora di ritardo, più probabile se venite in estate.

Allontaniamoci. Andiamo verso Marsaxlokk, a sud. Viverla è come vivere in un’altra velocità, come canterebbero Battiato e Alice nei Treni di Tozeur. Questo villaggio di pescatori è una fiera di colori, con le sue barche luzzu dipinte di rosso, giallo e blu, e quegli occhi enigmatici dipinti sulle prue, simbolo di protezione contro il male. Seduto lungo il porto, con l’odore del mare che riempie l’aria e il vociare dei mercati, puoi pranzare nei piccoli bar e ristoranti che offrono (in particolare il fritto) a tutte le ore e  non puoi non provare una certa meraviglia nel vedere le bancarelle colme di pesce fresco, frutta e verdura.

Altra tappa è Mdina, la città silente, un altro mondo. Anche qui consiglio di arrivarci in bus. Appena varchi le sue mura il tempo sembra fermarsi. Non ci sono suoni di automobili, solo il rumore dei tuoi passi e, forse, un soffio di vento che sussurra tra le antiche mura. Le strade strette e tortuose ti conducono in angoli nascosti. La vista dalle mura è mozzafiato: campi verdi che si estendono a perdita d’occhio, punteggiati qua e là da piccoli villaggi e chiese. Ristorante da consigliare: Coogi’s

Se vuoi cercare silenzio e lentezza, la parte occidentale dell’Isola fa per te. Malta è, infatti, tanti scenari, tanti colori, tante suggestioni. Sulla costa opposta a La Valletta ho visitato le scogliere di Dingli. Qui, il paesaggio cambia drasticamente: dalle città e dai villaggi si passa a un ambiente selvaggio e incontaminato. Le scogliere si ergono maestose sopra il mare, offrendo uno spettacolo di forza e bellezza. Seduto su una roccia, con il vento che ti sferza il viso e il rumore delle onde che si infrangono sotto di te, ti senti piccolo, ma in pace con il mondo. In zona ho pranzato in un bel ristorantino, a due passi dal mare, di nome Bobbyland.

Un altro luogo poco conosciuto, sempre sulla costa occidentale, è la baia Ghajn Tuffiena con un interessante locale per fare un aperitivo al tramonto del sole, tra l’altro gestito da un simpatico staff di romani: si chiama Singita Miracle Beach. Occhio agli orari dei bus del rientro e alle fermate perchè poi rischi di confonderti.

Malta è anche altre isole, come Gozo, l’isoletta sorella. Raggiungibile con un traghetto (partenza anche da Ċirkewwa), è un rifugio di tranquillità e autenticità. Le sue colline ondulate, i campi coltivati e i villaggi offrono un paesaggio completamente diverso. Victoria, con la sua Cittadella, è un luogo che domina l’isola, offrendo viste spettacolari e serenità che difficilmente trovi altrove. E poi c’è Ramla Bay, con la sua sabbia rossa e le acque cristalline, un luogo perfetto per rilassarsi e lasciarsi cullare dal suono del mare.

Malta è più grande della sua estensione. C’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, un angolo nascosto, un villaggio poco noto, una storia da ascoltare.

Alcuni consigliai finali, immancabili:

  • Visitala fuori stagione I mesi primaverili e autunnali sono i migliori per godere dell’isola senza il caos turistico. Ovviamente, se cerchi serate e disco, troverai meno offerta!
  • Perditi nelle zone meno trafficate. Lasciati guidare dall’istinto, esplora i vicoli secondari e i sentieri meno battuti.
  • Ascolta il mare: Trova un posto tranquillo lungo la costa, siediti e lasciati cullare dal suono delle onde.
  • Assapora la cucina locale: Non perdere l’occasione di provare piatti tradizionali come il *fenek* o la pastizzi
  • Vivi l’isola con lentezza: Malta non è un luogo da visitare di corsa. Anche se ti troverai nel caos, nelle disco, nel vociare di studenti e turisti (anche un po’ cafoni) e nel traffico, prenditi il tempo di assaporarla, di immergerti nella sua storia e nella sua cultura.

Scrivere di Malta è fissare su carta i ricordi, le emozioni e le scoperte. Chissà, magari tornerò a scrivere ancora, perché Malta ha sempre nuove storie da raccontare ai viaggiatori come noi.

Tre giorni fantastici a Malta: giorno uno!

Malta, perchè no? Ryanair, nelle sue destinazioni da Cagliari propone la bella isola a un tiro di schioppo dalla Sardegna. L’offerta è gustosa: bagagli esclusi, 9,90 a tratta. Malta, dove già son stato nel 2014, partendo però da Bergamo e alloggiando a Sliema. Un nuovo viaggio pensato e organizzato davvero in pochi giorni, come oramai è consuetudine, cercando di sistemare gli impegni di lavoro. Un domenica-mercoledì che significherà tre notte e tre giorni intensi, con arrivo serale e ripartenza sempre in serata!

aeroporto di Cagliari

Tante gente si affolla sui gate dell’aeroporto di Cagliari: la domenica sera, dopo un weekend al caldo di casa, è il momento per tanti sardi di rientrare in continente, così si dice, dopo aperitivi, cene, foto al mare e tag per far invidiare gli amici nordici sui social. Studenti, imprenditori, lavoratori, tutti ingessati nel loro outfit perfetto, Il sonnecchiante aeroporto di Elmas diventa più vivo del solito: file, disordine, caos, caffè e aperitivi si sprecano in quelle ore prima che tutto si riaddormenti. Qualcuno compra una maglia del Cagliari nello store Adidas, qualche altro cerca un vino o un dolcetto tradizionale – a prezzi assolutamente alti – negli store, pochi turisti disorientati cercano informazioni, altri ancora si addormentano nelle scomode sedie dell’attesa, attaccando i loro cellulari alle prese Usb.

Al Gate 1A, uno dei primi come si accede al grande hangar partenze, c’è di strano che parte anche il volo Ryanair per Malta. Di solito, alla compagnia irlandese vengono relegati i gate 16 o 18, i più lontani, nel piano terra. La fila non è prevista, esistono assembramenti casuali di persone che bisogna identificare come partenti per Pisa e Malta. Dove ti devi accodare? parte lo studio sociologico: chi può partire per Malta a fine febbraio? Chi per Pisa? E poi, ancora, quali persone saranno nella fila priorità? Una famiglia di romani e un altro gruppo di rumorosi sardi che discutono di priorità, file e di orari d’arrivo mi indica la giusta strada: questa sarà la mia fila!

Il volo dura un’ora e venti, direzione Sud, lambendo l’Africa. A bordo si vendono cibi e bevande calde e fredde con la voce femminile metallica che accompagna i passeggeri nella scelta del menù. Lo steward, verso metà della traversata, chiede l’attenzione: “È un momento molto importante, una grande notizia”, e il cuore comincia a battere. Terrorismo? Problemi al motore? Atterraggio d’emergenza? Quei secondi passano infiniti. “Dobbiamo annunciarvi che il volo sta procedendo secondo programma, il tempo è buono, arriveremo a La Valletta in perfetto orario. Ed ora… un momento fantastico – sale ancora di più l’attesa in cabina – comincia la vendita dei gratta e vinci”. Sospiro di sollievo. Al costo di 2 euro potete vincere i biglietti in palio da Ryanair e soprattutto aiutare i bambini dell’ospedale Gaslini di Firenze. L’hostess diventa una soubrette – volevo scrivere Valletta ma in un volo per Malta proprio non ci sta – accompagnando la promozione del collega con una passeggiata lenta e armoniosa nella corsia centrale, mostrando con orgoglio i pezzi di carta che potrebbero far diventare ricchi i vincitori. I passeggeri, assuefatti dall’orario serale e dalle luci basse, si svegliano dal torpore. La presentazione fa colpo: il gruppo di sardi, che prima aveva acquistato derrate alimentari e bevande quasi presagisse un atterraggio di emergenza in qualche località lontana dal mondo, producendo profumi da peggior cucina inglese, si accorda per comprare almeno una decina di biglietti, chiedendo uno sconto comitiva. C’è complicità in quella trattativa tra loro e lo steward e il siparietto diventa interessante. Sonnecchio e guardo la scena incuriosito. Alla fine pare che i biglietti siano diventati almeno quindici, ma un altro colpo di sonno non mi fa conoscere l’esito della lotteria a bordo.

Peaceville Malta

FINALMENTE MALTA!

Le luci della Valletta dopo il buio del Mediterraneo di notte anticipano l’atterraggio brusco del pilota che fa scattare l’applauso dei passeggeri, sballottati ma già pronti ad afferrare le valigie e scendere prima possibile. In aeroporto, oltre alle curiose scritte in maltese – una lingua derivante dai dialetti del Maghreb che mette assieme anche parole italiane, siciliane, francesi e inglesi ma scritta in caratteri latini – c’è da passare il controllo passaporti e greenpass attraverso postazioni fisse che sembrano le cabine dei vecchi quiz di Mike Bongiorno.

L’addetta alla sicurezza ha una camicia azzurra, il simbolo della società per cui lavora, una faccia gentile, parla un inglese facile facile e sorride. Mi licenzia con un “buona permanenza” prima di autorizzarmi alla ricerca del taxi. Sono quasi le 22 e non c’è bisogno nemmeno di fare troppe trattative: tutto è organizzato bene. Si prenota l’auto in un box all’interno dell’aerostazione, con un cartello che indica destinazioni e prezzi relativi. Per St Julien, dove c’è l’albergo, costa 22 euro. La tipa consegna un cartellino al tassista in attesa con scritta a penna la destinazione, tutto si svolge con un ordine quasi inatteso. Ricordavo in passato trattative in inglese e arabo italianizzato per evitare salassi proprio all’arrivo. Nulla di tutto questo. Il taxi è un pulmino Mercedes da star, comodo e silenzioso e scivola via dallo scalo per affrontare luci della notte maltese. Non ricordavo si guidasse a destra. Superstrade illuminate e veloci superano sobborghi, case diroccate, periferie che sembrano aver appena subito un bombardamento, toccando poi ville in stile Beverly Hills, palazzine del gusto nord africano e ancora grattacieli illuminati e palazzi in costruzione. Questa è Malta, tutto e il contrario di tutto. Peaceville, St Julien, la mia destinazione, è il quartiere del peccato. Appena lasci il taxi su Triq Santu Wistin alzi il naso e vedi megaschermi attaccati a grattacieli, centri commerciali, discoteche, night club, ristoranti, centri massaggi, lounge bar, Mc Donald’s multisala e sushibar. I bar sono aperti fino a tarda notte, pub irlandesi e club musicali si nascondono a St. George’s Road, oltre ai bar esclusivi presso Portomaso Marina. Non mancano ancora ristoranti di curry e di dim sum, nonché caffè libanesi oltre al Bay Street Shopping Complex include negozi di gioielli di pizzo e filigrana tipici maltesi e la sala giochi Multimax. Più vicino ci sono casinò e hotel di lusso. Tutto raccolto in pochi isolati dove Malta offre una delle sue anime. Ma basteranno cinque minuti di camminata per trovare un’altra isola, ben diversa e forse ancora più interessante. Quella caotica e disordinata e più vicina alle latitudini africane.

L’albergo è a due passi dall’incrocio fatato di Peaceville. Trenta euro a notte, una bella stanza confortevole con wifi che funziona (strano ma vero!), bagno agevole, mega-schermo escluso colazione, che non prenoto più da tempo. Le colazioni in albergo sono dei banchetti mascherati, un momento in cui, preso dall’emozione del viaggio, ti abbuffi con mix inverosimili e imbarazzanti. Non farò anche stavolta un piatto con uova strapazzate, bacon, prosciutto, marmellata e fetta di torta, no!

Nella hall il receptionist non mostra particolare empatia con i nuovi arrivati. Ti aspetteresti la classica frase in inglese, qual è il tuo nome, posso avere i documenti, invece lui alla domanda “ho una prenotazione” risponde con un asettico e veloce “sì, ho salvato la registrazione”. Attimi di disorientamento, cerco di capire, ma poi tutto si riordina nel giro di uno scambio veloce di frasi, evitabile nell’economia della discussione. Quando il tuo interlocutore parla un’altra lingua ti immagini sempre cosa potrebbe dire, e questo ti aiuta a tenere una onorevole conversazione e difenderti. Stavolta no, è uscito fuori dal campo delle ipotetiche frasi e quando salgo in stanza ho il dubbio che sia un italiano che parla volutamente in inglese quando sente altri italiani.

CENARE TIPICO MALTESE

antipasto maltese

Sistemata la borsa, è il momento di cercare un posto per cena. Camminando scopro che c’è una spiaggia vicino all’albergo, St George, e la sola vista di quel mare di notte, la vicinanza con l’Africa, la poesia del Mediterraneo, mi riporta a una dimensione più suggestiva di Malta.

Malta non dorme mai, basta aprire una app sul cellulare per accorgersi che in zona c’è qualsiasi tipo di scelta per cena: sushi bar, ristorante tipico, pizzeria, fast food, libanese, cinese. Tanto italiano, in tutte le sue forme. A fiuto, con l’intuito del viaggiatore, passeggio attorno al carnevale di luci da insegne e mega-schermi, col sottofondo della classica deep house con bassi profondi da aperitivo. Triq Santa Rita è un passaggio pedonale in salita, una scalinata che taglia il cuore della notte, tra offerte di un drink gratis se ne prendi uno a pagamento, signorine dall’aspetto tutt’altro che rassicurante che ti offrono l’ingresso ai gentleman’s club – recensiti come luoghi di sicuro spillamento di soldi sulla carta e sesso solo col binocolo – e volantini affissi che raccontano che la mafia rumena gestisce i locali e perciò, cari turisti, “state attenti”.

Poche anime in giro, la sera non è proprio primaverile. Lo stomaco chiede attenzione. Ma perchè in viaggio abbiamo sempre fame? Ho letto qualcosa della cucina maltese e, come per il resto, sarà un mix tra inglese, arabo e del meridione d’Italia. La ricordo così, senza particolare enfasi. E loro gli ricordo mai troppo dinamici. Il più vicino ristorante tipico si chiama Gozitan ed è pure ben recensito. All’ingresso un tipo vestito con un improbabile abito da sicario ti accoglie. Dentro c’è una solo tavolata di studenti italiani dai tratti nordici. Il personale non è particolarmente entusiasta di avere altri clienti a quell’ora. Capisco pure loro, specie di una domenica senz’anima, lontana dal caos estivo. Perchè questi luoghi, nella bella stagione, saranno sicuramente un’arena e la vicinanza di mega hotel e residence, in costruzione o chiusi per pausa invernale, la dice tutta sul turismo a Peaceville. Frotte di persone che affolleranno ogni angolo, a qualsiasi ora, alla ricerca di qualsiasi divertimento ed eccesso.

Il menù rispetta pienamente le influenze in cucina. L’antipasto maltese è ricco di sapori, ma non invitante nella presentazione: un piatto che va esplorato e capito. C’è il zalzett, la tipica salsiccia maltese aromatizzata al coriandolo; olive, capperi, gbejniet ovvero formaggio di pecora o capra; bigilla patè di fagioli locali da spalmare sui galletti, i tradizionali cracker maltesi salati che sembrano appena usciti da una qualsiasi confezione da supermercato del Mulino Bianco. Anche il vino locale, un Cabernet Sauvignon di cui non ricordo la marca, non risulta particolarmente entusiasmante.

Nel menù l’elemento essenziale è il coniglio: la cucina maltese è contraddistinta infatti, oltre che da profumi di erbe aromatiche della macchia mediterranea e similitudini con quella italiana, da vari piatti col coniglio. Leggevo che il più noto fosse il-Stuffat tal-Fenek “stufato (spezzatino) di coniglio“. Il coniglio selvatico è una specie autoctona a Malta, la stessa che si trova in Sicilia, Corsica, Sardegna, Elba e isole minori. Durante i primi anni della dominazione dei Cavalieri di San Giovanni, la caccia fu vietata. Molti maltesi continuarono nelle loro usanze per senso di ribellione, tra queste l’arte venatoria. Nel diciottesimo secolo ci fu la consacrazione a piatto nazionale, quando i Cavalieri liberalizzarono la caccia. Negli anni del divieto, le colonie di conigli selvatici si riprodussero in modo incontrollato e fu introdotta la tecnica di allevamento del coniglio domestico, importata dai Cavalieri francesi. Così, il prezzo di questa carne si abbassò tanto e diventò il pasto più accessibile per il popolo. Ecco allora lo Stuffat tal-Fenek con ingredienti ortaggi e spezie caratteristici dell’isola maltese. Quindi aspettatevi sempre tanto coniglio che a me, non so perchè, non piace proprio! 🙂

Il Gozitan tenta di essere tipico ma lo frega probabilmente la zona ultraturistica, costellata di alberghi, locali e residence che quando sono chiusi hanno un aspetto un po’ funereo e lasciano spazio a personaggi e movimenti poco raccomandabili. Il servizio è onesto ma non troppo entusiasmante, il prezzo assolutamente giusto (30 euro a testa per antipasto, secondo, acqua, vino e gelato). Sarà per l’ora, sarà per la stagione, ma potrebbero dare di meglio.

C’è stanchezza nell’aria. Nel taccuino però, segno la prima esperienza fatta: cucina tipica locale. Forse basta e avanza. Ma chissà. Al rientro, riprendendo ancora il cuore di Peaceville, le discoteche hanno acceso i motori, c’è il Footlose già pieno, e i Gentleman’s Club provano ad attirare qualche cliente in cerca d’amore. La notte non si ferma a Malta, nemmeno nei periodi più strani dell’anno. Ci son gli studenti, ci sono i ragazzi. La prima sera però niente esplorazione. La stanchezza sale. Meglio rientrare e preparare primo vero giorno a Malta!

Appunti di viaggio maltesi

È bello cercare di afferrare anche nei brevi soggiorni oltre alle sensazioni del posto anche il carattere della gente. Provare ad avere quanti più contatti possibili anche a rischio di sbagliare e di far figuracce.
Strano mix questo maltese che ciondola tra il siciliano/italiano e l’inglese, un contrasto (esagerato se ci penso) che produce una interessante sintesi in ogni campo, anche perché c’è pure qualcosa di arabo.
Un contrasto che in questi giorni provo a scoprire.

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L’italiano all’estero vince sempre. Ci adorano, ci stimano, ci guardano sempre con ammirazione (anche se non lo ammettono). Perché al di là di tutti i problemi esiste un altro popolo così creativo, così poetico, così appassionato, così attaccato al bello, allo stile e al gusto? Ecco, su questo siamo impareggiabili.

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Ho sempre pensato che in ‪#‎viaggio‬ bisogna dare molto spazio al caso. Buttarsi nei quartieri, farsi incuriosire da particolari di poco conto, un vicolo, una palazzina, ascoltare le conversazioni, entrare nei bar. Avere qualche punto di riferimento ma poi non sentirsi in colpa se si sono visti pochi monumenti e luoghi turistici. Non comprendo più da tempo la frase “devi per forza andare a vedere…”.***

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Ogni posto nuovo dopo qualche giorno comincia ad esserti familiare. Colazione sontuosa, zaino in spalla (con facoltà che gli oggetti escano sempre), maglietta e jeans senza pretese, esco e il profumo del mare fa il resto. Ultimo giorno. Sole e venticello. Qui è ancora estate. Mi immergo nella quotidianità maltese. Per cominciare sbaglio la direzione del pullman. Cambio verso, ecco la mitica fila ordinata all’inglese.

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Che pensieri puoi avere l’ultima notte? È vero, parto domani sera però un grammo di malinconia affiora sempre. Sarà il mare, saranno le luci del porto, sarà aver trovato un altro posto bellissimo.
Ma la mia vita è un continuo partenze e ritorni. E poi ancora partenze.

 

Malta, Sliema (e il tempo che cambia)

Succede un po’ di tutto. Scendi dall’aereo e dopo un tifone appena passato trovi caldo e sole. Capisci che hai ritrovato l’estate perduta mentre raggiungi il tuo albergo, sul lungomare di Sliema e attraversi una strana città.

Ma ora il tempo è già cambiato. Eppure si sta bene grazie ai 22 gradi che rendono sopportabile questo vento accompagnato da qualche spruzzo di pioggia.

Se non fosse per la Lingua inglese e la guida a destra non penserei che questo posto potrebbe essere nel Mediterraneo, un po’ Sicilia, un po’ Africa. Eppure le caratteristiche di sud ci sono tutte: ritmi lenti, gente dai lineamenti nord africani, approssimazione e vita presa con tanta leggerezza.

Sono in un cafè in riva al mare. Pranzo in ritardo. La stanza non è pronta, figuriamoci se son puntuali, il pranzo nulla di che. Ci devo fare l’abitudine. Qui l’ospitalità è una parola grossa.
Me lo spiegava un imprenditore turistico italiano che qui vive ed ho incontrato in aeroporto, con cui mi son ripromesso di vederci lunedì per farci una chiacchierata e magari trovare qualche nuovo contatto: i maltesi non ne hanno voglia, non fanno qualcosa di più. Vivono così.

Eppure qui di turismo guadagnano. Eppure questo posto strano e incasinato, raffazzonato e dai sapori nordafricani è speciale e in estate è ambito dalla massa. Ma non aspettarti granché dalla gente. E infatti il locale dove pranzo ne è conferma. Quello che pare il proprietario, carnagione olivastra e look impresentabile, mette la bocca a culo di gallina e si adopera in quel classico verso che facevamo da piccoli quando passavano le ragazzine. Infatti, ecco tre pivelle che camminano sul lungomare, oggetto del suo richiamo. Brutto forte, posso dirlo?

Volano mosche sul mio tavolo, mi attaccano senza pietà.  Le cameriere mi portano un’insalata che è solo la copia sbiadita del menù.

Liverpool-Chelsea è appena finita: il locale si è quasi svuotato, ha vinto Mou. Resto io a guardare il mare incazzato schiumare rabbia da sotto. Il Mediterraneo che sembra oceano.