Mancano poche ore alla fine di questo viaggio che difficilmente dimenticherò, un giorno in cui sono letteralmente a cazzeggio per la Spagna tra La Coruna e Ferrel nella costa nord.
Ieri ci siamo salutati con gli amici con cui ho condiviso il Cammino. Spiace sempre quando arriva questo momento dopo tutti i giorni passati assieme. Si è creata un’amicizia speciale non solo per l’esperienza a piedi fino a Santiago ma anche per il clima scherzoso che si è instaurato tra noi. Non conto gli episodi che solo una strana cricca sardoemilianocampana poteva tirar fuori.
Guido, Giorgio, Ercole e Erika, conosciuti per caso alla partenza per Sarria e diventati per me inseparabili, una famiglia, mi hanno adottato e sostenuto: il massimo esempio del clima del Cammino dove nessuno è sconosciuto e straniero e tutti sono disponibili con te. Storie ed età diverse (io ero il pischello) abbiamo condiviso chilometri, mangiate assurde, bevute, incontri e discussioni su tutto, dalla politica alla religione, dai film trash alle nostre vite, aprendoci come non mai. Ma anche se i compagni di viaggio “non dovrebbero lasciarsi mai” direbbe De Gregori le strade si son divise. Con un po’ di dispiacere e la promessa di rivederci, magari a Campovolo in Emilia per il concerto pro terremoto. Loro partivano il 29 io il 31.
Così ho preso la mia mochila e mi son diretto a La Coruna, non senza il dispiacere di un cammino che andava a finire. Volevo vedere qualcos’altro, cercare avventure senza troppi progetti e come sempre il viaggio è stato fervido di pensieri e stati, situazioni più o meno curiose. Il bus come il treno e l’aereo sono preziosissimi per farmi scrivere con una velocità e potenza inaudite.
Ho prenotato un alberghetto centralissimo a 26 euro, Mi son goduto la spiaggia la sera, una passeggiata fino al faro, il vento sui capelli e il mare! Ho mangiato in un ristorantino anonimo nel centro storico, mi son visto el clasico Barca-Real e poi sono andato in giro per locali accompagnando la sera con l’immancabile cerveza e curiosando un po’ qua un po’ la’.
Stamattina sveglia tranquilla, colazione e partenza per Ferrel, consigliata da un mio amico (tra l’altro città natale di Franco). Il viaggio ha dato più emozione della città: sarà per il poco tempo, ma ho visto davvero poco, giusto un po’ di centro storico, mangiando a sazietà in un ristorante carino per 8 euro. Poi il rientro, la stanchezza, quella malinconia di un viaggio che finisce, la voglia di tornare, i pensieri del rientro, ma già l’idea su dove ripartire. Mentre scorrevano paesi che forse non avrei visto più ho pensato intensamente a me e alla mia vita, al ricominciare, al fatto che oramai vivo per viaggiare o forse viaggio perché il movimento mi dà vita ed energia.
Se apro i giornali spesso mi chiedo se quello in cui torno sia davvero il paese che voglio e sogno o qualcosa che non riconosco più come mio. E allora appena ho un po’ di soldi prendo e parto, così deve funzionare. Parto dove nonsonemmenoiodovevado, cercando esperienze e sensazioni nuove.
Il viaggio sembrava mestamente chiudersi tra tristezza e nostalgie, come oggi: invece di andare in hotel in qualche singola con bagno e tv accesa o dormire in aeroporto sono andato in ostello. Volevo vedere cosa accadeva, uscendo dalla zona confort. Ed ecco che il viaggio si rianima. Due studentesse brasiliane condividono la stanza con me. Entro e Jaqueline (una delle due) si presenta abbraccia e bacia. Subito l’atmosfera è cordiale. Quel che ci vuole per l’ultima sera.
Il rischio vale sempre la pena, la vita è una continua sorpresa. E la notte è ancora giovane.