Un po’ di tixilife
Nel lavoro c’è un momento bello e faticoso della comunicazione ma anche di qualsiasi lavoro sui contenuti artistici: si chiama post produzione. Quando tutto il materiale, gli spunti, gli appunti, i suoni, le immagini e i video che hai creato vanno riaperti, riordinati, selezionati e messi online. Gigabyte su gigabyte sperando che la linea internet sia solerte.
In un attimo ti trovi a scrivere pezzi, montare video, fare titolazioni, hashtag, selezionare foto, postare contenuti sui canali web e social.
Spesso questo accade alla fine di giornate intensissime, quando davvero sei sfinito e nel mio caso quando ancora devi cenare e farti una valigia. Ma quei materiali devono vivere e devono essere condivisi. Non possono aspettare altrimenti diventano inutili. Veicolano informazioni e ricordi. Raccontano di storie, emozioni e persone. E raccontano di te che non ti stanchi mai e adori sempre sporcarti le mani.
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Il nostro biglietto non scaduto? Cediamolo
Piccoli gesti ma che in tempi di crisi servono.
È vero, non saranno felici tante compagnie di trasporti ma magari, tacitamente saranno pure d’accordo.
È partita da Torino la pratica del “ticket crossing”, con cui le persone passano i biglietti non ancora scaduti agli altri. Funziona, ma molto raramente anche a Cagliari. Io lo faccio, anche con i tagliandini delle auto. Un passarsi favori che genera una fiducia sociale inattesa. Presuppone un secondo di tempo da dedicare ad altri. Presuppone la voglia di condividere qualcosa con sconosciuti. A qualcuno impaurisce, per me è sfida.
Si potrebbe allargare a tante altre cose: oggetti, risorse, libri, ticket inutilizzati, che dite?
L’ho sempre pensato: ci salverà la solidarietà sociale, la condivisione, il riuso. Non la politica, non la religione, non qualche miracolo.
I piccoli semplici gesti che, moltiplicati, faranno la differenza.
La nostra natura
Roma, colazione nel mio b&b. Mi sono preso due giorni per incontrare un amico con cui lavoro in un magico posto estivo. Un’occasione per chiacchierare con lui e rivedere questa bellissima città.
I rumori della città che si risveglia rompono la tranquillità di una sala colazione ordinata e serena.
Scorro come sempre facebook. Mi piace leggere cosa scrivono gli amici. Spesso trovi pensieri che ti cambiano le giornate, è una delle cose che più adoro di facebook.
Un’amica, Carla, suggerisce l’esistenza di periodi in cui si è totalmente aperti a conoscere facce, luoghi, storie, emozioni, sensi recettivi e l’emotività accesa.
È vero che la solitudine spesso è preziosa rigenerazione e rielaborazione, ma credo, cara amica Carla Dotzo, che bisogna che questi periodi diventino filosofia di vita. Siamo fatti così. Siamo fatti per conoscere e condividere, senza paura di perdere qualcosa.
Siamo fatti per entrare nelle vite altrui e per far entrare gli altri nelle nostre.
Non ci possiamo fare nulla.
È la nostra natura.
La felicità condivisa è più bella? Forse.
Qualcuno dice, una frase fatta, che la felicità sia più bella se condivisa.
Ma ne siete davvero sicuri? Oppure raccontare la propria vita e i propri successi allontana le persone? Io, sapete, scrivo tanto. Risponderei con la seconda. Penso che generi, spesso, in un posto chiuso e provinciale come il nostro, una forte antipatia oltre che invidia.
Poco importa, sia chiaro. Ognuno fa quel che vuole. Scrive e racconta.
A me fa piacere leggere quel che fanno altri, i successi, i pensieri, gli entusiasmi e le emozioni, i sogni e le difficoltà. Piace ovviamente meno leggere frasi fatte, bufale, foto in pose e altre stronzate finte per farsi vedere.
Perché c’è una bella differenza tra chi si racconta e chi si vuole mettere in mostra senza aver nulla, ma molti non se ne accorgono.