(Il mio editoriale di ieri su vere.news)
Articoli e titoli. La parola ricorrente è battaglia. Anzi lotta. Combattenti ed eroi.
E se fosse un banale esercizio retorico? Ecco, si potrebbe anche iniziare a cambiare prospettiva su questa idea di lotta con la malattia che tanto piace e riempie il vuoto.
Nessuna lotta: c’è fortuna, destino e cure. Che alcune volte vanno, altre no. C’è una malattia ed ammalati da curare con mille difficoltà utilizzando tutte le possibilità che la scienza ci offre e con tutte le storture della nostra sanità. Ci son medici in gamba e altri meno attenti.
E‘ una roulette russa che sceglie le persone in maniera casuale, in cui puoi “lottare” quanto vuoi ma non decidi, se non in piccolissima parte, l’esito finale.
La morte fa parte della vita. Come la malattia.Non solo quella fisica, ma anche quella mentale troppo pesso sottovalutata. E fa tremendamente paura. Prima ce ne rendiamo conto, meglio è. E questo rende l’esistenza precaria e temporanea.
Motivo per cui, mi hanno insegnato le perdite, dico no più spesso, non perdo un minuto con persone che non mi arricchiscono e a cui non posso dare il meglio di me, cerco di spendere il mio tempo al meglio, incurante di mode, giudizi, si è fatto così e soloni imbecilli di facebook che commentano le vite altrui.
E riprendo la grande lezione umana di Gianluca Vialli che in una bellissima intervista su Netflix ad Alessandro Cattelan che rivedevo pochi giorni fa: “Non ti devi dare delle arie, ascolta di più parla di meno, aiuta gli altri. (…) Cerco di non perdere tempo, di dire ai miei genitori che gli voglio bene. (…) Mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle stronzate. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato, per il resto non c’è tempo”
Grazie ancora Gianluca Vialli.