I miei viaggi cominciano sempre con la penalizzazione.
Frizzante come non mai, pronto per una nuova avventura, scendo dall’aereo, perdo gli occhiali da vista. Me ne accorgo al ritiro dell’auto. Torno in aeroporto, Linate, chiedo chiamo. Ripenso dove sono stato. Bar, ufficio noleggio poi rientro nell’area bagagli. Chiamiamo l’aereo. Nulla. Niente occhiali.
Riparto con l’auto. Una C4 cactus. Vetri oscurati. Tecnologica. Di quelle automatiche. Io son fermo a una Golf del 2006. Questa si spegne al semaforo. Un brivido: e mo’ si riaccende? E dove sono le luci? Poi megaschermi, navigatore, e tanto altro. Connessione automatica. Roba toga. Faccio retromarcia e addirittura mi appare l’immagine del retro.
Si parte. Penso di essere il solito personaggio da avventura. Chissà che accadrà. Tramonta il sole. Prendo l’autostrada BreBeMi. Poche auto. Chiamo tutti gli ottici locali. È possibile fare gli occhiali entro stasera? Sono le 19:30. Impossibile. Nessuno. Chiamo almeno dieci posti. Però rispondono, gentilissimi.
Ancora autostrada. BreBeMi. Pare sia costruita per nulla, un doppione, soldi buttati. Infatti si vede. Poche auto. Esco, pedaggio 10,50 euro. Minchia.
Il paesaggio si fa interessante. Monti, vallate. Brescia. Ma non entro. Poco sole oramai, ma tanto verde. I miei occhi ringraziano. Nonostante tutto e gli occhiali perduti.
(Comunque ho capito perché ho perso gli occhiali: mi sono volati. È il mio zaino multitasche di Amazon, quello grande per i viaggi impegnativi. Ha già fatto varie vittime illustri: caricatori di mac, di cellulare e altro ancora. È lui il bastardo traditore).