Esci di casa, tardi, e vieni travolto sempre dalla vitalità scanzonata del Barrio. Perché il Barrio non è solo un quartiere di Barcelona, ma anche un ideale di vita. È il momento della colazione, che qui è ricca e gustosa.
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Barcelona Beach Festival
È tutto bellissimo nella tradizione degli eventi organizzati a Barcellona dove tutto è curato nei minimi dettagli.
Kygo apre lento, Axwell+Ingrosso da applausi, mattatori e fantasiosi, una spanna sopra tutti, Garrix fenomeno quando dà spazio alle melodie, Armin scazzotta di brutto e mette la quarta. Tra poco Dimitri Vegas&LikeMike e Hardwell… Non è roba per deboli di cuore tipo il sottoscritto che arriva in ritardo, poi perde pass e il telefono (lasciato al bar e subito ritrovato). Ma alla fine NE E’ VALSA LA PENA ❤️
Orio al Serio, gate 12
Al gate 11 partono per Tenerife. Al nostro, il 12, una fila speranzosa anticipa di molto la partenza indicata nel monitor dell’imbarco. I display blu in alto scrivono con caratteri gialli un nuovo orario per Barcellona El prat: 15:35. Ritardo. Poco da fare.
Mi tocca leggere e osservare questo spicchio di mondo, di sagome scure che passano avanti e che hanno come sfondo la pista e le montagne dietro Bergamo.
Vicino a me una ragazzina legge un romanzo, stessa cosa una figlia, il titolo del libro, copertina rossa, è Persepolis, con una madre che invece usa un ebook: strana inversione dei ruoli. Due amici guardando un cellulare e una donna mette le scarpe sopra il bagagli, sopra la maniglia ha un cappello di paglia che dondola al suo minimo movimento.
C’è qualcosa che mi divide da questo esercito turisti e un po’ invidio: la loro leggerezza o almeno quel senso di spensieratezza che hanno quando partono. Sanno di non dover pensare più a nulla e doversi semplicemente divertire. Per me i viaggi, qualsiasi sia la lunghezza o destinazione, sono un attimo di sospensione dall’esistenza, turbine di pensieri e tensioni, rimettono in moto il cervello e fanno emergere canzoni e ricordi del passato. Accarezzo emozioni forti come non mai nella quotidiana esistenza. E, purtroppo, pongono pure mille domande di difficile soluzione.
Flixbus
Dal Trentino a Barcellona passando per Bergamo. Per la prima volta uso #Flixbus, il ryanair degli autobus, oggetto anche di recenti polemiche per concorrenza sleale. Già primo approccio mi sembra il classico servizio low cost ben organizzato, apprezzato da chi come me viaggia molto e vuol testare ogni servizio per conoscere tutte le opportunità, lontano dalle lungaggini di certi servizi italioti: un sito semplice per prenotare (ti devi stampare e apporre l’etichetta sul bagaglio), l’applicazione che ti permette di avere il ticket elettronico e altre info, il bus in orario, check in veloce, wifi, personale gentile e utilissima presa (sia usb che normale) per la ricarica e poi ancora posti comodi e spaziosi.
Appena sai a bordo un messaggio ti spiega i servizi a bordo presenti. Pulizia discreta.
Spendo 15 euro per andare dalla stazione di Rovereto a Orio al Serio, prezzo assolutamente competitivo e che mi evita tre treni.
Come immaginavo, il bus sembra un grande ostello viaggiante, visto che la maggior parte dei passeggeri a bordo sono ragazzi.
Quanto sarebbe bello un servizio così anche in Sardegna? Quanto aiuterebbe le persone a spostarsi e sviluppare una valida alternativa al servizio pubblico? Ok, smetto di immaginare.
Sonar, Barcellona
Metti un weekend di metà giugno, il caldo, il mio amore per Barcellona, città che oramai conosco come poche, e l’altro amore da dj, la musica. Metti che c’è pure il Sonar, da anni in agenda e mai visto.
Ventitreesima edizione, per toccare il futuro del sound e della tecnologia. Un fine settimana da sfondare timpani ed assaggiare qualcosa di più che un semplice evento di massa. Sabato notte, Sonar de nuit, per accarezzare una line up paurosa e un’organizzazione all’altezza di ogni sogno: sorrisi, cortesia, puntualità.
Ci sono artisti che conosco (pochi) e altri che ho avuto il piacere di ascoltare per la prima volta. C’è il pre-finale targato Eric Prydz, produttore e dj con un gusto e una maestria che negli anni hanno permesso al suo nome di diventare uno dei “marchi” più riconosciuti dell’ambiente dance. Un suono potente e pieno di energia che non può passare inosservato e mi fa tirar tardi, fino all’appendice di Marco Carola. Ma Eric tocca le corde come nessuno e vederlo qui è un gran regalo. Un suono inconfondibile, un marchio di fabbrica che rende ogni traccia mixata allungando il tempo estremamente omogeneo, coerenti e ben assemblate
Gli show in totale nei tre giorni sono 150, io spizzico il gran finale e ne vale assolutamente la pena,.
Gli spazi della Fira sono immensi, hai tempo farti travolgere dalle melodie, farti scazzottare dai bassi e poi respirare.
Facciamo un passo indietro. Ore 22,45, sabato notte, si suda e si soffoca per le strade di Barcelona, e dopo una cena nel Barrio Gotio scelgo di prendere la linea notturna, N15, che da Dressanes mi catapulta alla zona dell’evento. L’opzione è la navetta, ma trovo prima la notturna. Il pullman è pieno di gente, ci sono famiglie, signore anziane e tanti giovani e adulti diretti al Sonar. L’educazione è tanta, i look diversi, le canottiere si mischiano con camicie e tshirt e incuriosisce già il colpo d’occhio, semplice, sembra di andare a un normalissimo concerto pop – sai le dicerie sui festival elettronici – unica “emozione” del percorso, quando l’autista ferma il pullman per far pagare due ragazzine, andandole a cercarefino nel fondo del mezzo.
Trenta minuti tagliando Barcellona, scendo a Fira Gran Via, poche centinaia di metri seguendo la gente e il primo approccio è l’ordine e l’accoglienza: nessun casino all’ingresso, polizia e tanta attenzione. Mi salutano, sorridono, chiedono da dove venga e mi augurano buon divertimento dopo avermi messo il braccialetto che servirà per consumare. Arrivare ed essere ben trattati è il primo aspetto che ricordo. Ma in ogni momento senti di essere coccolato: la security non ha modi rozzi, gli inservienti e i barman sono al tuo servizio, il cashless (ricarica) è una pensata già avanti. Ci si muove sapendo che tutto è pensato per te, non raffazzonato, non attaccato a scotch. Un’immensa distesa di verde sintetico allevia il calore, invita il pubblico a sedersi. Ci sono spazi bar, sedie, tanti bagni e altri spazi “oltre” senza pensare all’autoscontro. I punti bar sono tanti, le file veloci.
C’è il wifi ovunque. Sembrerebbe una delle qualità minime richieste per un evento di tale portata, ma non è mai così facile riuscire ad avere una discreta rete wifi a cui aggrapparsi. Che tu sia registrato per il Sónar+D o con un semplice abbonamento al festival, l’opportunità di utilizzare la wifi del festival è stata alta.
Poi c’è la musica, ma senza ancora citarvi gli artisti, il suono. Potente, pulito. C’è il Sonar Hall, con pareti totalmente rivestite di velluto rosso e insonorizzato alla perfezione. In seconda posizione, il palco fratello, il Sonar.
Se ti aspetti malintenzionati e pazzi attaccabrighe, sballoni in cerca di rogne, hai sbagliato posto, ne trovi più nelle feste di paese e nelle discoteche per bellagente. L’alcool scorre a fiumi. Tutti ballano, tutti condividono il momento e nessuno rompe il cazzo. Stupisce l’eterogeneità del colpo d’occhio, giovani studenti, artisti, curiosi personaggi da festival, età variegate, insomma vedi una vitalità non indifferente senza alcuna selezione. Tutti uguali nella loro diversità.
Vita, ecco quello che ho sentito al Sonar.
Poi c’è la musica, dicevo. Ma questo è un altro discorso. Per un DJ come me il Sonar è una grande scuola. Ho sentito suoni nuovi e mi sono incuriosito per quelli che non conoscevo. E’ importante nella vita del DJ ascoltare e prendere, allargare la propria cultura attraverso la novità, allontanandosi dal già sentito e dall’ovvio. Il Sonar è un altro passaggio importante in chi ama la musica, un evento che devi assolutamente mettere in agenda ogni anno.
E’ poi un festival mai stanco, mai dimesso, mai ripetitivo: musica elettronica in continua espansione, sotto tutti i punti di vista. Ho letto che questa edizione ha segnato 125 mila spettatori in arrivo da 101 paesi diversi, di cui più della metà stranieri (non spagnoli). Record di sempre, leggo.
I festival, soprattutto quelli nati e rivolti verso un certo tipo di elettronica, stanno tendendo di aprirsi in maniera sempre più massiccia ad ambiti musicali laterali all’elettronica o che hanno a che fare solo una piccola parte della loro declinazione di musicale. Insomma, i festival di genere ampliano sempre di più il loro raggio d’azione, mescolando artisti sempre più eterogenei e non prettamente elettronici. Questo è il bello: andare oltre e tenere l’identità, sapendosi aprir
Ci sono alcune cose, poi, collaterali, che lo distinguono: l’identità grafica e l’idea. La comunicazione perfettamente allineata, semplice e piacevole. Nel sito trovi tutto quello di cui hai bisogno, puntando su https://sonar.es. Le esperienze possibili e le curiosità nei tre giorni in cui non partecipi a un concerto o a una serata, ma fai proprio un’esperienza.
I collegamenti, altro punto di forza, come vi ho raccontato. I prezzzi per usarli sono modici. La notte tornare ancora sui mezzi è un finale perfetto. File ordinate, posti a sedere, ordinati e controllati. Ti rilassi pensando ancora all’adrenalina di Eric, ai Justice, a Cerrone e a quanto hai speso bene i tuoi soldi.
Barcellona ti aspetta a metà tra una notte folle e un nuovo giorno. Scendo a qualche centinaio di metri dall’ostello dove alloggio (trovato a poche decine di euro, pochi giorni prima), punto la sveglia alle 11:30 per prepararli all’ultimo giorno qui, almeno a questo giro.
Grazie Sonar, grazie (come sempre Barcellona).
Storie di italiani
Storie di italiani che han lasciato tutto e sono rinati a Barcellona e scrivono pagine bellissime, di passione, coraggio e futuro.
Fiammetta, un lavoro importante e sicuro all’Università di Firenze e una vita già scritta, ma quando il cuore chiama non c’è scampo. Non aspettare: mollare tutto e trasferirsi a Barcellona, cambiando radicalmente la propria storia, tirando a dadi col destino.
Un bar, le difficoltà e i primi passi nonostante una città da amare ma con le sue contraddizioni e la crisi che rende tutto difficile. La burocrazia, le maglie più strette del passato, il lavoro che qui non è una passeggiata anche se hai una competenza e titolo in italia. Ecco, riparti da zero.
È stata un’altra bella storia da ascoltare e condividere con voi. Perchè la vita è fatta di pagine, capitoli e atti e fermarsi alle sicurezze mettendo a tacere il cuore significa morire in anticipo.
Fiammetta, grazie!🙏
(Niente foto per Renato Troffa Sabot viste le nostre condizioni fisiche a quest’ora!)
Benedetta Barcellona
Sveglia puntata alle 11:10, mi godo il sole e la quiete domenicale nel terrazzino del mio ostello, memore di una notte che ha fatto battere il cuore e non solo per i volumi e i suoni. Stasera si riparte, domani sarò in un altro posto del mio cuore, perfettamente connesso con la mia anima, non so se avete presente quella situazione di rilassata positività.
Che la musica e questa città siano benedette
Sonar + Barcellona ❤️
(Alok – Fuego)
Sónar Music Festival
Alle 4 Eric Prydz, alle 5 Marco Carola, non mi pare il caso di andar via senza salutare
Alta tensione
Notti da tixilife, tipo che un caro amico mi presta la macchina e mi salva la vita domani per partire, ma intanto si rompono gli occhiali, per la precisione la stanghetta, quindi come un fesso sono appoggiati al naso, metti poi la macchina è di quelle ultra-automatiche che io, gaggio da Golf Tdi a 6 marce, non capisco nulla. Freni a mano, accensioni a tasto, marce automatiche, sembra Ritorno al futuro. Aggiungici il traffico impossibile di Milano del venerdì, le distanze, i tram che spuntano a tradimento dall’angolo. Sudo freddo. Sarà un weekend ad alta tensione, cominciamo così.
Città da vivere
Giovedì sera, riordino il mio bunker milanese che è vergognosamente incasinato e prima di uscire preparo uno zaino per Barcellona e poi guardo il meteo nell’applicazione dell’iPhone. In base a quello oriento cosa portare. Mi piace memorizzare varie città, vederle quando apro l’applicazione ha un senso diverso. Significa pensare ai ricordi, alle cose che ho lasciato e alimentare l’ansia di tornarci.
In tre di queste ci ho vissuto, nelle altre ci sono ragioni per cui torno sempre e penso che il destino mi ci porterà primo o poi a vivere. È presto per fermarsi. E più passa il tempo più il mio bagaglio si alleggerisce, diventa minimo. Problemi alle spalle o filosofia di vita?