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Barcellona, un’altra possibilità
“Quando si dorme all’aperto ci si sveglia sempre all’alba, e non c’è un caffè a Barcellona che si apra molto prima delle nove.”
(George Orwell)
Qualcuno mi chiede perchè io sia spesso a Barcellona. E’ possibile amare una città fino all’anima? E’ possibile avere un rapporto speciale con un luogo?
Molti credono che l’amore passi sempre e solo per le persone. Io rispondo: anche. Poi ci sono le mille cose che ti rendono felice nella vita e tra queste ci sono i luoghi dove sei stato bene.
Molti intrecci miei personali finiscono a Barcellona. Il mio primo viaggio scolastico, nel 1985. Il calcio. La canzone degli Zero Assoluto. Il mix perfetto tra la velocità metropoli e l’anima del vicinato. L’allegria. La musica. La politica. Le fughe alla ricerca di me stesso. Le notti infinite nelle discoteche del Porto Olimpico.
Eppure Barcellona non mi piaceva. Io amo la Spagna. L’ho vista, girata, assaporata. Con lo zaino e i bus dell’Alsa. Camminando verso Santiago. E la Spagna non è Barcellona. Ma un giorno questa idea è cambiata, quando ho capito che questa città fosse una dimensione perfetta per quello che cercavo. Allora ho deciso: amerò senza distinzioni l’una e l’altra.
Barcellona ti ruba con la sua meraviglia, quando le prime luci dell’alba rischiarano le strade silenziose, mentre la gente torna a casa dalla festa e gli addetti del comune lavano le strade lercie ridando nuova freschezza. Quando la sera si accendono le luci e ti perdi solitario nelle viuzze del Barrio Gotico, del Raval o di Gracia alla ricerca di un posto dove mangiare.
Ti ruba con quella sensazione di libertà e leggerezza che si trasforma in voci e musica per le strade, piazzette che si aprono d’incanto dove incrociare giovani e anziani, baretti nascosti e librerie, bandiere indipendentiste che spuntano nei balconcini che osservano e benedicono i bambini che giocano a pallone sulle strade con le maglie di Messi.
Il Barrio gotico, decadente e suggestivo, ti regala sempre a qualche angolo nascosto in cui puoi perderti e con l’istinto trovare una chiesa, Santa Maria del Mar, la più bella tra le chiese.
Ti ruba il Raval, dove sono stato spesso per via della mia “casa”, un quartiere multietnico e un tempo covo di intellettuali e artisti, oggi pieno di strani personaggi, non sempre raccomandabili, mignotte e migranti.
Ti ruba l’anima quando fuggi delle inflazionate Ramblas e ti vedi aprire il Port Vell e la grande passeggiata fino a Barceloneta, altro mondo incantato da scoprire fino all’alba quando è d’obbligo bere un mojito in uno dei tanti Chiringuiti e osservare da lontano il profilo dell’Hotel Vel, uno dei simboli della rinascita.
Barcellona è stata questi anni la mia America, i miei weekend, i miei eventi, il Sonar, il Brunch, il BBF, le mille scoperte. Perchè quando smetti di fare il turista e diventi una via di mezzo tra viaggiatore e abitante cominci a vederla nel suoi particolari intimi. Il mercato di Santa Caterina, Gracia e i suoi ristoranti o lo skyline della città dal Bunker del Carmel.
Un giorno, salendo in questa altura spesso sottovalutata da tanti, iniziai a ripensare a tutte le cose fatte in questa città e a quelle che avrei voluto fare.Tuttavia, tutte le esperienze e le emozioni, positive e negative che questa città mi hanno trasmesso, hanno comunque creato in me un sentimento e una voglia di tornarci sempre.
Magari, un giorno, ci concederemo una possibilità. Reale e non più fuggente.
Il mio nido a Barcellona
Quando cominci a mettere radici in più città prima di tutto devi immergerti nel posto tagliando le usanze del turista, trovarti una casetta che ti ospiti, un piccolo punto di riferimento. E non puoi che averlo nel rumoroso e variegato quartiere del Raval, a due passi dal mare e dalla Rambla, dove davvero trovi ogni espressione umana e puoi curiosare tra voci, odori e sguardi. Non guardate il disordine della camera, ieri sono arrivato qui all’una di notte e son volato all’Opium dopo aver poggiato la borsa. Ecco, questo è il mio nido a Barcellona 😉
La Rambla, dopo il sangue
Volevo condividere con voi questa piccola emozione.
Questa è la Rambla e proprio qui qualche mese fa c’è stato un gravissimo attentato che ha ferito Barcellona e la sua anima. Non mortalmente perché la vita riprende.
È bello riabbracciare Barcellona, specie dopo quello che è successo.
Un pensiero alle vittime, anche oggi
Viaggi e attentati terroristici (dopo la Rambla a Barcellona)
Ero a Copenaghen, ora sono tornato a Milano, probabilmente tra qualche weekend tornerò a Barcellona. Tre luoghi a rischio sicuramente più della spiaggia del Poetto.
Non cambio lo stile di vita a causa dei terroristi e di quel che è successo ben sapendo che con i viaggi e con la vita a Milano ho più possibilità di incrociare un attentato.
Questa guerra, attacco, furia, pazzia, è random e stare a casa sarebbe comunque impossibile. Non sai chi sono, chi colpiscono e quando, anche perché, mia riflessione, sono singoli e senza una regia, pazzi ed emulatori. Ci odiano, odiano il mondo occidentale, questo mi pare di averlo capito. Covano rabbia e rancore, si sono fatti ammaestrare bene. Non aiutano i media che mettono confusione nelle parole e nei racconti. Non devono fare drammaturgia buona per le massa ma scrivere SOLO quello che sanno. Questo non fanno. Furbi e sapienti. Con i sentimenti e il fluire delle notizie continue la gente normale che non ha strumenti di analisi e osservazione ma si limita a leggere titoli va in confusione e paura.
L’Isis si sta disfacendo, esplodendo, non ha più la forza propulsiva del passato, lasciando in giro schegge impazzite e guerriglieri di ritorno, assetati di vendetta. Cosa si dovrebbe fare? Cosa dovrei fare? Lo dico a chi sa tutto e ha già detto attacchiamoli, cacciamoli: io non ho soluzioni se non continuare a guardare e vivere.
Barra dritta: i musulmani nella loro generalità e religione con questi fatti non c’entrano e nemmeno i migranti (ma sia chiaro, la gestione dell’immigrazione è fuori controllo). Resto dell’idea che sono pazzi che usano la religione come scusa e spesso sono perfettamente inseriti nelle società di appartenenza. Che l’Isis si appropri dei gesti non vuol dire nulla. Rivendicazione postuma. Marketing. Questo significa che è molto difficile comprendere e sapere quando e dove. Sono stati nella multietnica Francia e son volati nell’accogliente Barcellona. Significa che poco frega dell’accoglienza.
Analizziamo i fatti per quello che sono, questo significa evitare di farsi prendere dalla paura ma almeno unire qualche tassello e provare a darsi risposte. Poche, ma utili.
Se avete soluzioni intelligenti, proponete.
Barcellona
Anche la mia Barcellona oggi è stata colpita e offesa al cuore.
Un luogo che ha un senso particolare per me e molti di voi. La mia seconda casa, il mio porto sicuro, la mia notte infinita
City of Dreams, come cantava Dirth south e poi remixava Alesso.
Ho percorso mille volte la Rambla a qualsiasi ora. Ricordo bene ogni angolo.
Non è un caso che la mia foto di profilo sia proprio là, al termine di una delle mie sudate in platja de Barceloneta.
Penso alle strane coincidenze: non sarei dovuto andarci a questo “giro”, eppure è il mio primo giorno di viaggio. Come quando Parigi fu attaccata e io stavo a Bruxelles. Il terrore coincide sempre in qualche modo.
Non so quanti siano i morti ma la ferità è aperta, e il dolore scorre come sangue.
Hanno colpito quella città Barcellona, per intenderci, accogliente e aperta con tutti. La nostra seconda casa.
Non penso ci sia tanto da fare contro questi pazzi che solo strumentalmente usano la parola di un Dio.
Dio non esiste per questi criminali. Esiste solo ribrezzo umano e spirituale.
Consigli di viaggio
Ricevo spesso mail e messaggi di amici che mi chiedono qualcosa su Barcellona. Faccio un post per darvi qualche consiglio veloce su come organizzo i viaggi, premetto che sono un abitudinario (se avete altre domande, scrivete pure qui):
– prenoto con molto anticipo il volo usando skyscanner per veder costi e disponibilità (nei weekend e in alta stagione si spende ovviamente di più)
– alloggio: preferisco di gran lunga contatti personali, airbnb e camere in affitto stando su un budget che mi permette di fare più viaggi anzichè uno dispendioso. In secondo luogo guardo su booking. In base a costi e disponibilità, scelgo un alloggio diverso.
Per filosofia nessun albergo, lo vedo molto asettico, e molta immersione tra la gente.
– ancora sull’alloggio: ho sempre soggiornato nelle zone antistanti mare e porto (Raval, barrio gotio, Born, Barceloneta) dove mi godo la città e mi sento bene in qualsiasi ora. Evito la Rambla
– dove mangiare? anche questo è molto soggettivo. Non frequento sempre gli stessi locali, dipende anche qui dal mood e da dove mi trovo in quel momento (evito a pelle i ristoranti con i piatti fotografati e quelli troppo pettinati)
– sul web cerco gli eventi della settimana, ma senza stress: c’è tantissimo per tutti i gusti
– non male una gita fuoriporta (Tarragona?)
– porto con me sempre un completo da corsa: correre al tramonto in spiaggia e poi bere un mojito in un chiringuito è una delle esperienze più belle di Barcellona
– biglietto bus/metro da 10 corse che poi riutilizzo a ogni rientro.
Altre domande? 🙂
Dance dance dance (Barcelona Beach Festival)
quando Axwell e Ingrosso hanno mixato Don’t you worry child con If I lose myself al Barcelona Beach festival lo ammetto, ho pianto. Mi son scese le lacrime e ho pensato a quante volte la musica ci ha salvato la vita. Quanti sabato abbiamo trovato risposte in una pista, abbandonandoci semplicemente al suono e dimenticNdo ogni pensiero.
Sarà pure di moda il reggaeton e la trap, la house da aperitivo pettinato e birretta e tutto il circo che ha generato (massimo rispetto, ci mancherebbe) ma la DANCE, quella che ci ha fatto vivere innamorare piangere che ha fatto la storia, che ha raccontato generazioni tra Charlie, Open Gate, Hangar, Cube, Eurogarden, Fortesa, Spazio Newton, Aquilone, Lido e tanti altri posti non morirà mai ❤️
Arrosti e ricordi
Il profumo di arrosti a Barceloneta mi ha fatto pensare quando, da piccolo, andavo nelle feste di paese in Sardegna. Che emozione quando suonava l'orchestra e la batteria rimbombava nel petto, che emozione quelle luci colorate e gli strumenti che se stavi attento potevi riconoscerne il suono, il giro immancabile nella giostra e le vertigini, il torrone di Tonara, poi la polvere dei parcheggi, le baracche piene di gente felice, le cassette di Benito Urgu (e non ascoltare certe barzellette piene di fueddu malusu!), i gabilli del paese con le canzoni di Vasco e le uno iniezione elettronica, la paura dei botti dei fuochi d'artificio e la stanchezza che ti prendeva a metà serata. Poi i ritorni dormendo in macchina nei sedili di dietro che ti svegliavi e come per magia vedevi le luci della città
Ricordi di una bella Sardegna.
Airbnb a Barcellona, i miei nidi!
Airbnb qui Barcellona è praticamente il modo con cui i ragazzi arrotondano i propri stipendi da crisi, riorganizzando le case, spesso ubicate nei quartieri storici. Escono davvero soluzioni curiose e raffazzonate tra stanze inventate, cavi volanti e secondi bagni ricavati in pochi metri quadri che farebbero rabbrividire qualsiasi purista del turismo. C’è un’idea sensibile dell’arrangiarsi senza mettersi problemi di eleganza e la casa racconta una vita vissuta, le passioni e i sogni di chi la abita: i poster dei Ramones, le sedie tutte diverse, il frigo in salone, la cucina organizzata nell’angolo.
Per 30€ a notte, un letto pulito, lenzuola e una wifi chi chiede di più?Così a questo giro sono nella casa di Barbara, che è spagnola, e convive con un ragazzo, Armando, che è di padre marocchino e madre zingara e lavora in un ristorante italiano. La sua selezione è curiosa: alterna reggaeton a pezzi acid house. Mi chiede se la musica mi dia fastidio mentre riordina casa.
Parliamo e mi spiega come sia complicato oggi mantenersi qui, quanto il lavoro sia precario e l’eldorado tanto atteso, che uno si aspetta a Barcellona, lontano.
Ah, dimenticavo, questa è la vista dal mio piso 😉