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Perché amo Cagliari (ma questo non vuol dire che…)

Per intenderci amo Cagliari, amo tanti cagliaritani, conosco tante persone splendide, con tanti ci lavoro, con altri no per scelta (e pure loro con me), ho radici, casa e lavoro, mille motivi per dire che è una città meravigliosa nei suoi angoli e spazi meno frequentati. Non amo la Cagliaritudine fatta di presunzione, seconde file, sboronaggine, invidia, ignoranza, del credersi al centro del mondo.

Un orgoglio di cartapesta fatto di luoghi comuni, frasi fatte, esteriorità, di disimpegno continuo, senso civico assente e inettitudine. Un orgoglio senza storia e senza futuro, che non ci permettono di avere un’identità e un senso del territorio, di essere capoluogo di qualcosa (nessun legame con l’isola, nessuna porta sul Mediterraneo).

Purtroppo per il lavoro che faccio mi scontro anche con questa cagliaritanità, mi addolora assaporare qualche volta il degrado della città e dei rapporti sociali, orientati solo a mostrare ricchezze (peraltro spesso inesistenti), auto e cognomi, a bearsi di appartenere a giri, cricche e caste con la puzza sotto il naso per chi non ci sta dentro.

Così l’unico modo per respirare ogni tanto, e portare avanti un lavoro, come quello della scrittura e della progettazione, fatto di spunti e ispirazioni, è fare un biglietto, vedere altri luoghi, farsi contaminare dal nuovo, e nel mentre sognare, un giorno, che certe buone pratiche che ovunque permettono lo sviluppo e la crescita di realtà turistiche sulla carta forse inferiori, vengano riprese anche da noi, che la nostra città esca dalla coltre di eterno paese di serie B senza contatti col mondo, amministrato da burocrazie borboniche senza una visione e prospettiva.

Perché per migliorare la tua vita devi confrontarti sempre, guardare chi sa fare meglio di te e provare ad evolverti. Devi uscire di casa e toglierti le difese. Tradire e poi tornare magari con qualcosa da proporre.

Ma il cagliaritano per natura si sente re e principe a casa propria, vede bello solo quando lo riguarda, non ama la discussione, lui ha sempre raggggione, si gingilla nei suoi vizietti, ahh il paradiso, ahh il sole e il mare (ci sono anche altrove), ma è insignificante nel mondo. Un puntino, nemmeno. Non conta essenzialmente un cazzo.

Non ha voglia, non si impegna, non pensa e naviga nella mediocrità accusando chi vuol fare e chi propone nuove visioni di essere un traditore, un rompicoglioni. La politica riassume perfettamente questo.

Io non son nessuno, volevo condividere questo disagio.

Continuerò ad amarla, i suoi colori, le strade di Castello, Marina o Stampace, i suoi tramonti e odori. Perché è un amore che scorre nelle vene, nonostante questa gran bella città non sia nient’altro di più che un grande paesotto.

Reagiremo prima o poi? Usciremo dall’accallonamento sole-mare-vivoinunparadiso? Diventeremo capitale di qualcosa? Si aprirà mai un dibattito serio e onesto sue prospettive da qui ai prossimi vent’anni? O diventeremo un grande ospizio di repressi rincoglioniti che chiacchierano come comari, aspettano sempre le sconfitte altrui e continuano a fotografare la Sella del Diavolo?

Io ho ancora un briciolo di speranza. E se possibile non mi tirerò mai indietro.

 

(Con questo post mi son giocato altre simpatie ma poco importa)

Il caffè risolutivo (storia minima)

Dopo mesi e mesi d’amore tra loro due era cambiato qualcosa. Quando in una storia cambia qualcosa può anche non esserci un motivo o una spiegazione.

Un sottile movimento d’anima che sconvolge.
Non c’era più quella alchimia che rendeva tutto unico e speciale, quella complicità di sguardi e di silenzi che riusciva a superare ogni momento trasformandolo in infinito.

Eppure avevano fatto grandi progetti, lui e lei, sicuri che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Avevano guardato le stelle, addormentati in riva ad un mare di Sardegna e persi in un cinema d’autunno.
Invece furono spaesati da quella tempesta perfetta.

Decisero di prendersi un caffè: il loro futuro, tutto il loro futuro deciso davanti ad una tazzina e a una mezza minerale non gassata. Dopo, nulla sarebbe stato come prima.

Per chi non lascia nulla

È inutile stare in un posto o fare qualcosa senza lasciare una traccia o un pezzettino del proprio cuore.Eppure c’è chi fa solo il compitino, il minimo indispensabile. Chi non si sporca le mani, chi non si sbraccia, chi sbuffa se deve aggiungere qualcosa e restare fino a tardi, chi non si suda, chi finisce prima per andare via prima, chi guarda sempre l’orologio, chi calcola, lo fa perché lo deve fare non perché ha piacere a farlo e vuol metter tutto sé stesso o farsi ricordare.L’amore nel fare qualcosa, fosse anche una relazione, rimettere a posto un oggetto, scrivere o fare un disegno, richiede pazienza, attenzione, e fare qualcosa che nessuno si aspetta!
Il poco amore nelle cose che fai si vede, è l’approssimazione, è la mediocrità, dà un senso di inutile per chi le riceve, ti condanna all’oblio.

Ma chiediti un attimo: quanto sarebbe bello essere ricordati?

Appunti sull’amore 2014

da tante chiacchierate noto sempre più spesso che l’amore stabilizzi o destabilizzi enormemente la vita di molti.
Quando parli di problemi, scopri sempre che è l’amore il fulcro di tutto. Come se non riuscissero a farne a meno. Come se non esiste vita propria. Come se non potessero anche ad accettare che si puó star soli e che qualche volta non si puó trovare l’altra metà della mela. Trovarla spesso è un caso o una coincidenza (un incontro fortuito, un’amicizia comune,…) ma non a tutti accade.
Poche volte si scatena l’alchimia. Poi c’è chi la trova forzatamente e si accontenta. E’ amore o semplicemente compagnìa? E allora perchè non sviluppare anche anche una propria personalità e indipendenza? Perchè non pensare che oggi il vero amore non sia così semplice come ieri e non si trovi sui baci perugina? (Sembra che vivano in altri tempi)20140728-074603-27963113.jpg

Appunti sull'amore 2014

Da tante chiacchierate noto sempre più spesso che l’amore stabilizzi o destabilizzi enormemente la vita di molti.
Quando parli di problemi, scopri sempre che è l’amore il fulcro di tutto. Come se non riuscissero a farne a meno. Come se non esistesse vita propria. Come se non potessero accettare che si può star soli e che qualche volta non si riesca a trovare l’altra metà della mela.

Trovarla spesso è un caso o una coincidenza (un incontro fortuito, un’amicizia comune,…) ma non a tutti accade.
Poche volte si scatena l’alchimia. Poi c’è chi la trova forzatamente e si accontenta. È amore o semplicemente compagnia?

E allora perché non sviluppare anche anche una propria personalità e indipendenza? Perché non pensare che oggi il vero amore non sia così semplice come ieri e non si trovi sui Baci Perugina? (Sembra che vivano in altri tempi).20140728-074603-27963113.jpg

Scatola di errori

Ogni persona ha una grande scatola di errori a disposizione. Uno tra questi, il peggiore, è innamorarsi di chi non ti vuole (più) oppure rincorrere chi non ti apprezza (più).

Lavoro, amicizia, amore: quante volte ti è accaduto?

Ci sono rapporti che mai nasceranno ed altri su cui è stata scritta la parola fine, magari senza un motivo se non che la gente ha paura del tempo, della pazienza, della costanza. Ti vorrebbero perfetto e a prova d’errore. Dei robot, insomma. Con software programmato perfettamente da loro, che dia gli output che si aspettano.
Eppure, stupidamente, perdiamo tempo ed energie, proviamo ad attaccare cocci e non crederci, ci leghiamo facilmente e buttiamo il cuore oltre ogni ostacolo. E poi puntualmente perdiamo la partita e ci troviamo a chiedere “ma chi ce lo ha fatto fare?”.

Il segreto è non sprecare neanche un minuto con chi non ti tratta da risorsa preziosa ma da semplice palliativo o peggio ancora giocattolo di cui stancarsi presto.
Meritiamo di più.
Buongiorno da Milano.

Voglio dire la mia sull'amore

Mentre il maltempo e il gelo imperversano sull’Italia, stamattina mi facevo l’ennesima domanda dei primi giorni di febbraio: “Riusciremo ancora a sopravvivere a San Valentino?” Read More