(Scritto ieri)
Ultima sera ad Amsterdam, beatamente seduto nella relax room del mio hostel Cocomama, a raccontare le sensazioni di questa nuova partenza, domattina per Londra.
Si cambia ancora latitudine, lingua, gente, cultura. Sono passato dal francese all’olandese (anche se si comprende benissimo l’inglese), domani si torna all’inglese puro.
Ho prenotato qualche ora fa la sistemazione: un ostello, ancora. Roba impensabile fin a poco tempo fa ma, lo confermano gli ultimi viaggi, solo in questi spazi si vive il viaggio a contatto con gente, si parla, si incontrano persone lontane da te, si conoscono le loro idee e impressioni.
Divido una bella stanza con due argentini e un brasiliano: una sorta di mondiale. Parliamo spagnolo con innesti di italiano e inglese. Sono qui per lavoro. Nel piano femminile la maggior parte sono invece brasiliane. Oggi sono arrivati dei tedeschi.
Ma questo ostello è un melting pot di persone, gestito alla grande da un gruppo di ragazze che potrebbero aprire un corso universitario su “come far sentire la gente a casa anche quando sta lontano da casa”. Ti accolgono con mille sorrisi, ti spiegano come funzionano la città e i suoi servizi, ti offrono una birra o del te o del caffè. Le sistemazioni sono ottime, pulite e con molto spazio. La nostra stanza si chiama “Cheese room”: ognuna ha un tema e ad essa son ispirati arredi e suppellettili. Di fianco a noi c’è quella del mulino.
Il bello dell’hostel cocomama è la relax room una zona pasti/cazzeggio dove incontri tutti, mangi, ti rilassi, cucini, guardi la tv o leggi un libro. Un divano enorme e comodissimo, una libreria e un gatto che ogni tanto ti fa compagnia (è uscita pure la rima baciata). Qui incontri, parli, scherzi, mangi a contatto con gente che non rivedrai magari più. Lo staff interviene, anima, sponsorizza l’interconoscenza, propone cose da fare. In un frigo metti la tua roba, ma ti danno gratis tutto il resto, dalla pasta al riso, dai condimenti alle stoviglie.
Ieri c’erano dei giochi a tema, oggi hanno organizzato una gita in battello con un drink in omaggio. Nessuno si sente solo e sperduto, anche perché ogni volta in cui si gira c’è qualcosa che fa sorridere, dai bigliettini con le raccomandazioni che terminano sempre con love e un cuoricino agli oggetti curiosi, dal gatto che appare quando meno te lo aspetti alle altre sorprese sulla lavagna nell’atrio.
Ho fatto bene a spendere qualcosina in più e, se passate ad Amsterdam, ve lo consiglio.
Anche oggi grandi passeggiate sfidando il freddo. Mi chiedo come facciano gli europei del nord a sopportarlo, vestendo anche in maglietta e con calze cortissime. Poi lo sapete, quante biciclette. Le due ruote comandano e al manubrio ti senti il padrone della strada. Hanno la precedenza, e devi stare attento a loro, non tanto alle auto. Servizi perfetti, grande organizzazione ed ordine, ecco perché un turista è invogliato, oltre ai richiami di coffe shop e sesso, a venire qui e a spendere, perché Amsterdam è carissima ma ne vale la pena.
A proposito di sesso, tante sono le cose curiose, ma fa pensare anche in questo caso l’assoluta facilitá con cui nel quartiere a luci rosse dove, per capirci, le avvenenti donne (ma ho visto anche ex avvenenti donne) si mostrano con lievi movenze nelle vetrine invitandoti ad entrare, passeggino tranquillamente famiglie, scolaresche, coppie.
Sicuramente l’idea del sesso è vissuta in maniera meno peccaminosa (anzi per nulla) e segreta rispetto alla nostra cultura. Fa effetto vedere una chiesa tra sexy shop, cinema hard, bordelli e coffee shop emananti vapori stupefacenti.
Altro mondo, altra mentalità.
Mi son domandato ieri come sia possibile che nel paese della tolleranza e del libertinismo, del coffee shop e del sesso esposto in tutte le salse, ci sia un ordine e un rispetto rigoroso di tutto e tutti, quasi maniacale. Eppure noi siamo sempre sotto un’ala coercitiva di leggi e morali, stato e chiesa, nonfaredirepensare, rischi di inferno e proibizioni e alla fine questa stretta ci ha reso solo più anarchici e incasinati, poco rispettosi delle leggi e con la doppia morale (in pubblico un’idea, nel privato….). Qui pubblico e privato sono tutt’uno.
Inutile raccontarvi quanto sia bello girare per la città a piedi o in bici. Se pensi che da noi queste cose sono osteggiate, se penso che le capitali evolute già da decenni tutelano prima i pedoni e le bici e poi le auto, mi sembra di arrivare dal terzo mondo. Forse mancheranno il sole e il caldo, ma esiste qui e altrove una cosa che a me piace ugualmente: la civiltà.
(Scritto il 26 settembre 2012)
Riprendo a scrivere stamattina, aeroporto di Schipol, Amsterdam. Si parte per Londra. Ultima tappa e poi sabato si rientra. Ma c’è ancora tanto da raccontare 😉