I giorni passano senza capire quali siano, tentando di scrivere sul diario cosa succeda per non perdere consapevolezza. Il social comincia a pesare, la rabbia della gente pure e le infinite discussioni sono da evitare come il coronavirus.
I giovani, dapprima insultati per la sregolatezza, ora son spariti, relegati a fare challenge su instagram e pronti a conquistare tiktok.
Gli adulti, loro sì, ci sono. E danno il peggior spettacolo di sè. L’età, la prole, l’esperienza, la maturità, la collocazione sociale non portano sempre automaticamente saggezza. Tutte cazzate, figlie della nostra cultura borghese che si basa su preconcetti.
Stavo cercando qualche video interessante su Watch, lo stream di video su fb, e mi son imbattuto in una collezione di filmati dallo stesso tema: cittadini che vanno in giro, ripresi da altri cittadini dalle finestre o dalle auto e insultati da altri cittadini.
Ci passano tutti, dal runner a chi porta il cane, dallo psicopatico all’evidente disabile. Spesso a farne carne da macello sono politici o “influencer” locali che usano le immagini per far aumentare i numeri delle proprie pagine.
Il pubblico ringrazia e se potesse avere una pistola sparerebbe.
Questo giornaliero tribunale dell’inquisizione ci rende consapevoli che siamo in uno stato di barbarie in cui il confine tra la pazzia e la ragione è sottilissimo. A farne le spese sono le persone normali che provano a restare lucide. A lucrarci tanti.
La soluzione? Il distanziamento. Non solo fisico, come ci impongono, ma anche culturale e ideale. I cani rabbiosi del web hanno trovato lo sfogatoio. Allora capisci che buonsenso, empatia e responsabilità non sono appannaggio di tutti: ne son sempre più convinto. Possiamo ancora farcela però. Guardarci dentro e provare a usare bene la parola.
Apro un buon libro, potrò volare con la mente per un po’.