È inutile che mi si ripeta che sono esterofilo e che tutto il mondo è paese. Il livello di disorganizzazione e inefficienza, di scazzo e ignoranza raggiunto in Italia è un dato di fatto, una realtà, non un’opinione non una sensazione o una critica. Ti giri e tutto funziona male e costa tanto. Ti giri e la gente non ha più senso di nulla. Nessuno ha più idea del bene pubblico. Lo stato ti fa la guerra e se non te la fa ci pensano i tuoi connazionali. Apri il giornale e ti vengono conati di vomito.
Non risponderò ai minimizzatori, a chi ha il prosciutto negli occhi, ai “dai non t’incazzare”. A chi crede che insomma Cagliari, però, si sta bene, la Sardegna, bla bla. Ai relativisti incapaci di dare giudizi di valore e poco attenti. Vivete in un mondo che non esiste. Vivete in un mondo di sole e mare, di panini dal caddozzone e di calcio. Null’altro.
Abbiamo tutto il diritto di non accontentarci, di avere servizi efficienti, cura del territorio e possibiltà di sviluppo. Abbiamo il diritto che tutti si realizzino nel posto dove vivono, abbiamo diritto a una burocrazia amica, ad essere aiutati quando ne abbiamo bisogno No, ci hanno derubato di tutto, perfino dei sogni. Siamo cresciuti credendo in un paese meraviglioso, dove sarebbe? Lo vorrei dire a tutti quelli che ogni tanto commentano tanto per commentare, che forse ancora non se ne accorgono, agli eterni bambini, che non si informano e non sono consapevoli e accusano me di sfascismo.
Il problema è anche il vostro accontentarvi, il non volere mai il meglio, l’accettar passivamente e non dire una parola. La soluzione? Questo paese dovrebbe essere distrutto e ricostruito, rieducato e riqualificato. Non ci sono altre soluzioni. Perché alla fine la gente preferisce continuare a non pensare, a parlare di sciocchezze, ad attaccare chi come me non accetta le situazioni o quelli che si sbattono per far bene e vengono puntualmente boicottati, invece che prendere coscienza della gravità dei fatti.
Nel nostro piccolo dobbiamo continuare a esser critici senza far sconti e costruttivi, a chiedere ciò che sta nei nostri diritti, pronti sempre a sporcarci le mani, a fare del nostro meglio per essere dei punti di riferimento, esercitare la solidarietà e la condivisione e ampliare le reti, diffondere informazioni e cultura anche se non ce lo fa fare nessuno, anzi ci ostacolano.
Noi queste cose le facciamo da anni, parla la nostra storia e il Nostro vissuto. Che gli altri continuino a commentare, ad accontentarsi, perderanno solo tempo e vita.