Tempo fa pensavo che un grosso problema isolano fosse la pochezza dei mezzi d’informazione. Ora che ce ne sono tanti, la gara non è sulla qualità e sullo spessore ma sulla quantità e mediocrità delle notizie.
Si scrive di tutto, tutti si immedesimano giornalisti nella prospettiva di trovare un “lavoro” e avere visibilità per passare ad altro, recuperare qualcosa nel curriculum. Eccoli allora, i moderni e sgammaticati cronisti all’arrembaggio, messi là davanti a una tastiera, a produrre notizia e cronaca, a creare scandalo, morbosa curiosità e voyeurismo da tastiera.
Ecco che si buttano nel calderone del web come se nulla fosse notizie da vicinato, crastuli, nomi e cognomi di suicidi, si sbattono presunti mostri e passano amenità di ogni genere. Tragedie di famiglia messe là come se nulla fosse, gente sputtanata con una leggerezza che neanche i boia delle ghigliottine avevano.
Un minestrone che fa rabbrividire, tutto perché l’informazione (secondo alcuni) è audience, contatti, accessi.
Una teoria che ricorda quelli che credono che un post con 178 “mi piace” con scritto cacca merda puuu valga più di un bel pensiero con 3 mi piace. Che il valore di ogni persona o opera dipenda dai consensi non dalla qualità e dalla ricerca.
Questi sono i nostri tempi, dicono. La calcolatrice ha preso il sopravvento. La pluralità di questo tipo è al ribasso, crea una concorrenza basata su scandalo e notiziola perché è quello “che la gente vuol leggere”: Quello che “la gente vuol leggere” tenete a mente questa frase perché è la più importante.
Non tutti capiranno che l’informazione è un aspetto delicatissimo della società, crea consenso e orienta i sentimenti popolari, non si fa con numeri e con i riscontri, non si fa senza consapevolezza certa e chiara del ruolo che si ha, non si diventa giornalisti come si fanno altri mestieri.
Un giornalista non si misura a consensi e stelline, come un dottore non è più bravo se prescrive più medicine o un giudice da quante condanne infligge. Un giornalista si misura per competenza, capacità, spessore, ricerca della verità e per qualcosa che forse molti hanno perso: l’umanità.
Che scadente pluralità, fatevelo dire!