Notti di un sabato qualunque di fine stagione, quelli da closing party.
Ore 3,20 all’orologio Casio, ultimo pezzo, chiudo con Knockin on heaven’s door dei Guns, per finire in bellezza.
Peek-a-boo, mercato San Benedetto.
Saluto lo staff che intanto riordina il locale. Prelevo a uno sportello vicino e accompagno un amico organizzatore in una disco.
Fuori bestie rare in assetto di guerra: rissa in arrivo. Poco importa. Prendiamo un panino, tempo due chiacchiere, resta una gomma d’automobile sullo stomaco.
Ora di tornarmene a casa.
Penso: salvo davvero poco di questo mondo della disco che frequento oramai da vent’anni. Più va avanti meno cose mi legano, i pochi amici rimasti, la musica (sempre lei), l’emozione unica delle consolle che ho calcato e i tanti che ogni volta mi seguono alle serate, mi mandano messaggi, mi aggiungono o chiedono un titolo musicale e un consiglio.
Per il resto credo che sia un mondo che ti dia davvero poco a livello umano, freddezza, superficialità, molta ipocrisia e falsità, soldi e vanità portati all’eccesso a discapito di tutto e tutti. Qualcuno però resta a distanza di tempo, e sai allora su chi contare.
Nessun moralismo, chissenefrega. Queste sono le regole del gioco, non ci sono anime pie o angeli. Però vedi dalla tua consolle passare di stagione in stagione tanta gente ubriaca non tanto da belvedere o rum & cola ma dal piccolo successo, dall’avere il breve momento di celebrità e importanza calpestando tutto attorno, e questo un po’ ti fa male, perché magari quella stessa gente l’hai conosciuta quando era più vera.
Riflessioni inutili. Non c’è filosofia qui, solo asprezza.
Prendo la macchina, mi concentro sul tragitto di casa. L’Iphone mi ha abbandonato: schermo nero e immagine di ricarica. Volante, luce azzurra, posto di blocco, controllo. Sorrido: con tutta l’acqua che ho bevuto mi dovrebbero dare un premio, più che una multa. Neanche mi chiedono nulla: capiscono. Chiedono cosa faccia. Il dj e scrivo, rispondo. Ci salutiamo e via.
Tempo di respirare forte l’aria di una notte di maggio, aspettare che il sonno prenda il sopravvento scrivendo queste poche inutili righe con il ticchettio di una tastiera che rompe il silenzio.
Domani è domenica, una delle poche certezze di questi tempi.
(Lo so che i miei post complicano i miei rapporti con gli “addetti ai lavori” ma poco importa: faccio il dj non il ragioniere, l’azzeccagarbugli o il diplomatico).