Il fine vita è da anni per me la scelta matura e consapevole di ognuno e non l’accanimento terapeutico.
La vicenda di Charlie, purtroppo, e il dolore dei genitori che (giustamente) provano ogni tentativo e non si arrendono a quello che sembra un destino scritto ha messo precarietà nelle mie convinzioni e mi ha insegnato che non può esserci idea, giudizio e posizione valevole comunque e per sempre, specie quando si parla di persone e affetti.
Istintivamente evito chi ha una ricetta e una soluzione per tutto, ed io stesso tendo a rivedere tanto, la complessità del mondo in cui viviamo non va letta e compresa con i semplicismi e le barricate.