C’è qualcosa di tremendamente suggestivo nella manata data ieri dal mister della Fiorentina Delio Rossi al suo giocatore.
C’è l’immagine di un calcio che affonda sempre di più e si dimentica troppo spesso le buone intenzioni, i minuti di raccoglimento e dei rinvii per lutto, le tv che catturano ogni gesto e i tifosi che impazziscono (senza parlare di alcuni presidenti).
C’è la suggestione di un gesto quasi “liberatorio” di un allenatore, di un padre, di un insegnante nei confronti di una generazione.
C’è lo sfogo, la rabbia, passione di un uomo che lavora nel mondo del calcio con molta serietà e spesso si scontra con un ambiente che spesso cammina a ritmi diversi. Così è la vita di un allenatore, zingaro del calcio, pronto a portarsi nel groppone gli errori e le speranze di ogni squadra. Pronto anche a pagare in prima persona, come quasi sempre accade, e a restare solo malgrado le colpe siano di altri.
I fatti: Rossi sostituisce Lijajc che reagisce con un applauso di scherno e parole. Insulti pesanti, che riguarderebbero faccende personali. Forse una frase come «Sei più handicappato di tuo figlio». Non confermata ma possibile. E così cacciata del mister dopo la gara e multa e sospensione del giocatore.
Cosa spinge un pacioso tecnico romagnolo a prendere a sberle il suo giocatore? Il gesto di per sè è da condannare, chi lo nega? La violenza non porta a nulla soprattutto quando si è educatori e in un ruolo di responsabilità. Ma mettiamoci – senza giustificare troppo lo schiaffo – un attimo (solo uno) nei panni di un allenatore o di un padre o di un insegnante, alle prese con un giocatore, con un figlio, con un allievo “fuori dalle righe”. Davanti a noi una generazione che non vuole aver regole, che non sente ragioni, che ha sempre una giustificazione, per i quali dobbiamo stare attenti a fare un rimprovero, figuriamoci dare un meritato schiaffo. Non è possibile più nulla. Parlare, spiegare, sottolineare. L’allenatore, il padre e l’insegnante può essere deriso e offeso a oltranza.
Quando le regole non vengono rispettate si va allo sfascio. Quando non esistono ruoli e gerarchie questa è la conseguenza.
La violenza non produce nulla, sia chiaro. Lo dico spesso e lo sottolineo ancora. Ma vanno fatte anche delle riflessioni fermo restando che la scena è una violenza al nostro calcio e al ruolo degli allenatori. Non so voi ma non me la sento di crocifiggere fino in fondo Delio Rossi. La maturità è incassare e sorvolare. Facile dirlo a bocce ferme. Ma non vale sempre e non all’infinito: a un certo punto anche i più pacati sbottano di fronte agli Ibra, ai Balotelli, ai Ljajic della situazione davanti agli atteggiamenti e alle stupidate dette (o lette anche su facebook). Allora uno schiaffo può essere liberatorio, pur nella sua violenza e nel suo errore, pur nella sua deprecabilità di tanti moralizzatori che guardano pagliuzze e non travi. Siamo umani, non dimentichiamolo mai.