Posso accettare chi con un po’ di elementi, qualche libro ed esperienza, critica “La Grande Bellezza”. Ha tutto il diritto. Pensiamo al resto, a un paese imbevuto di pessima tv, pessima politica, cinepanettoni, grandi fratelli, isole, iene e striscia la notizia.
Un paese che non legge e non scrive. Tutto ciò che comporta difficoltà, studio, tempo, riflessione, decifrare una storia, un testo, una musica, un dialogo, una scena, non è alla mercé della massa. Lo sappiamo. Siamo un popolo last minute, sms, whatsapp, discount, remix, mashup, take away, sveltina, assaggio, apericena, km zero.
Ci stanchiamo di tutto subito, che sia un’idea, un’esperienza o una persona, incapaci di andare oltre un aforisma e un trailer, un sorriso e una serata. Nulla di ciò che comporti un po’ di tempo e approfondimento ci affascina. Sbuffiamo per tutto, annoiati in cerca della prossima fugace passione di cui liberarci dopo un po’. Facciamo così anche per le persone: usa e getta. Ci stancano subito.
Vogliamo sempre altro e nuovo. Nulla che si coltivi e cresca. Nulla che ci leghi. Tutto e subito, possibilmente facile e minimo. Ecco perché siamo destinati a morire, anzi siamo già morti (e sia chiaro anche io ci sto dentro).