Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di visitare Gardaland, il parco divertimenti più famoso d’Italia. Giornata afosa, come sempre tanta gente, di ogni età, italiana e non, vestita in ogni modo.
Allora ho cercato su internet la storia di questo posto che mi ha incuriosito da quando, ancora nell’infanzia, vedevo le prime sigle di Bim Bum Bam in cui un giovanissimo Bonolis, con Manu e Uan giravano una divertentissima clip a bordo di giochi e sulle attrazioni.
Tutto ebbe inizio negli anni 70, quando un operatore commerciale visitò Disneyland in America e ne rimase colpito a tal punto da convincere alcuni suoi amici imprenditori di ricreare sul Lago di Garda una copia del parco divertimenti americano. L’uomo si chiama Livio Furini. Il 19 luglio del 1975 si inaugurò. Fu subito un successo.
Gardaland cambia di anno in anno, ma non finisce mai di stupire. Forse perché riesce ancora a trasmettere quella voglia di sogno e fiaba di cui tutti, grandi e piccoli, hanno bisogno per fuggire anche un po’ dal quotidiano.
Un’organizzazione di primo livello, un brand e una comunicazione d’eccellenza mandano avanti questo divertimentificio che non conosce crisi e riesce ogni anno a rinnovarsi e costruire nuove attrazioni, come il Raptor, novità del 2011.
Ma c’è qualcosa, lo avevo scritto in uno stato qualche settimana fa, che ti colpisce quando ci vai. Qui tutti sorridono. Dal barista all’operatore ecologico. Dall’addetto ai giochi al bigliettaio. Nessuno si lamenta o ti tratta con sufficienza. Sorridono, e anche troppo forse. Credo che nei contratti ci sia stata anche la voce: sorridete sempre e comunque.
Adesso ditemi che per un attimo non avete mai pensato a certi negozi (anche alla “moda”), quelli dove la gente va a comprare perché “si va là” anche se i prezzi sono da rapina, a certi bar e ristoranti e luoghi d’intrattenimento… Suvvia, ditemi che non li avete mai visti e non vi avete mai sentito quella sensazione di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, ospiti sgraditi! Luoghi dove entri e vieni accolto da attendenti commessi sgarbati che ti squadrano o digrignano un temibilissimo “ciao” di sfida. Posti dove avverti quasi di “fare una cortesia” quando varchi la porta. Dove ti buttano un caffè sul banco con insofferenza. Commessi che parlano amabilmente dei fatti loro, che si prendono indebite confidenze. Non fare l’errore, poi, di provare dei capi e di non decidere di comprarli: ti potrebbero squalificare a vita.
Non avete pensato a chi vi stuzzica con offerte e poi le cambia in corso d’opera? Locali, discoteche, negozi.
Capisco l’amarezza dei tempi e le difficoltà del lavoro d’oggi, orari stressanti e paghe ai limiti della decenza, poca professionalità ed educazione, ma il sorriso e la simpatia credo siano un’arma fortissima di persuasione e vendita. In tempi di crisi valgono doppio.
Tornereste mai da chi non vi sorride e vi guarda con sospetto?