Nel tempo ho ammirato l’evoluzione di Lorenzo Cherubini dal ruolo di dj quando saltellava sulle note di Gimme five all’Acquafan e su Italia Uno ad artista capace di trasmettere energie e sensazioni uniche in ogni suo concerto.
Ascoltavo le sue canzoni ma un po’ me ne vergognavo. Ero alle scuole medie: non mi convinceva troppo questo spilungone con cappellino e maglietta “è qui la festa”. Uno scemo, o poco ci mancava, lo definivo. Eppure, già a quei tempi, intuiva tante cose: la dance, la figura del dj istrionico, il rap che era ancora qualcosa di sconosciuto in Italia.
Poi la sua trasformazione, avuta ai tempi dell’album “Lorenzo 1992”, dopo tanta gavetta e il mitico servizio militare di “Asso”: non mi piacque neanche in quella versione. “Litigavo” spesso con alcune amiche (e con la mia ex, più tardi) che lo difendevano. La giudicavo troppo facile: va a sinistra, parla di terzomondismo, buonista e un po’ ipocrita. Che Guevara e Madre Teresa, un’unica chiesa. Roba da pazzi.
Ci si divideva, insomma, come oggi: tanti ammiravano questa ricerca di nuove strade, altri la vedevano come una svolta puramente commerciale e furbesca.
Ma nel tempo, dico la verità, ho ritrattato ampiamente il mio giudizio. La qualità dei suoi suoni e lo spessore dei testi non può essere un piccolo fenomeno da baraccone. Certe collaborazioni, certi spunti e stimoli non sono solo un caso, soprattutto se si ripetono nel tempo.
L’ho sempre pensato: ci sono meteore che hanno intuizioni valide una stagione e altri che durano.
Ogni volta che ho visto un suo concerto o un’apparizione è stato capace di regalare qualcosa che pochi artisti sanno fare: sé stesso. Completamente e senza risparmio. L’ultima volta è stato a Campo Volo. Brividi.
Jovanotti è uno di quelli che non passa inosservato, spesso esagerato, spesso eccessivo, spesso impegnato. Se ne potrebbe fregare, ma preferisce stare nella mischia, non tanto per desiderio di primeggiare quanto per mettersi in gioco. Come sono io, come piace a me. Imperdonabile per i benpensanti da salotto.
In realtà è normale: a nessuno è concessa la possibilità di uscire dal proprio ambito, crescere e migliorare. La massa non vuole. Devi restare sempre al tuo livello. Eppure è normale in ogni uomo. Maturare, trovare nuovi stimoli ed espressioni. La crescita è un processo naturale. Ci si dovrebbe lamentare di chi resta sempre uguale, di chi non cambia mai, di chi non afferra l’attimo e comprende il tempo, invece…
Il mondo non vuole che ti evolva. Se nasci quadrato, vuole che resti quadrato, malgrado tutti gli sforzi e i sacrifici per diventare tondo.
Un bravo ragazzo di sant’Elia, per esempio, sarà sempre di sant’Elia (tipica definizione) malgrado sia un bravo ragazzo. Certe etichette, stupide, certi contenitori, la massa te le affibbia e non te le toglie più.
E malgrado gli sforzi, tu e solo tu saprai quanto sei cambiato.