Marina Cafè Noir, serata di parole, poesie e note. Incontro un un collega. Mi vede, ci salutiamo. Due chiacchiere. Si stupisce della mia presenza, quasi avesse visto un alieno (succede spesso quando frequento zone ad alto contenuto intellettuale).
Come a dire “Come è possibile che un dj sia in un posto così, in un luogo così particolare?”. Questo dubbio lo assaggio, la comprendo bene, e non lo biasimo.
Spesso mi accorgo che la mia doppia veste di dj-giornalista (mettiamola così) crei imbarazzi in molti campi.
È un’associazione che alcuni non capiscono o non sopportano. Quasi un ossimoro. L’una esclude l’altra, specie di questi tempi di forti schemi ed etichette. Ma l’ho visto anche nello sport: l’associazione allenatore-dj creava sempre nasi storti. Poco istruttivo, poco serio.
Metti il mondo della disco: come puoi concepire un dj che riflettere, ragiona, scrive (o almeno ci prova, bene o male)? Il dj non può aver un cervello. Parla con la musica, i tatuaggi, il look.
Lo stereotipo del dj è di un simil idiota che scrive solo “grazie a tutti” “seratona” non si sbilancia mai per non perdere simpatie e serate, non legge, studia o scrive se non per dire dove sarà il prossimo djset, anzi next djset che fa più figo. Un dj pensante è pericoloso, mette in dubbio le astruse filosofie discotecare (irrazionali)
Pensa poi al contrario, a un dj che si affaccia nell’ovattato mondo della cultura, che legge, che scrive, espone un’idea quanto è credibile rispetto ai soloni del sapere? Impossibile. Resta sempre un dj, un ragazzotto mai cresciuto e ignorante di quelli che al limite può farti ballare a una festa di matrimonio. Ma nulla di più.
Io di questa situazione ci rido spesso e di gusto. Sono incastrato in un doppio ruolo che da una parte dà e dall’altra toglie. Qualcuno, categoria detrattori, mi disse: “scegli”. Io non scelgo, raddoppio.
Però poi capisco che sono in una formidabile posizione. Parlare con tantissima gente, tutta diversa, esporre i pensieri, sapere, crescere. Tanti campi. Condividere. Faccio due conti e posso dirlo? Tra contatti, pagina dj Tixi, pagina Tixi, Instagram, Twitter ho un bacino di oltre 17000 contatti. Che non vuol dire fans o seguaci, per carità, ma persone che magari hanno piacere di leggere e seguire le mie belle o brutte riflessioni, le minchiate che scrivo.
Penso che le persone spesso siano molto più avanti di certi altri che stanno ancora a distinguere e creare etichette e categorie: o fai il dj o scrivi. O sei serio o sei freak.
Ma non importa: aver sensibilità, condividere idee e pensieri, impegnarsi per qualcosa o qualcuno, sapere che c’è chi aspetta anche qualche tua parola e magari ne trova energia rende vivi. Partecipare alla vita a costo di avere antipatie e perdere consensi. È una buona selezione. Quindi che mi vediate dj o scribacchino o tutte e due le cose non importa. Sono l’imperfezione e l’incoerenza fatta a persona. Ma sono vivo, questo è quello che conta.