Quanta bellezza ma anche quante occasioni perse nascendo negli anni 70.
Se ci penso, avrei pagato per fare un Erasmus o un anno in America. Ma le nostre possibilità economiche, i tempi e le opportunità, i timori e la nostra chiusura mentale non erano quelle dei ragazzi di oggi che possono visitare il mondo con facilità e senza troppi timori (e mi chiedo che aspettino tanti a farlo).
Noi eravamo un’altra generazione: gente da cortile, jukebox, tv e bagni al Poetto. Al massimo vacanze in Trentino e visite di leva. Gite a Laconi o Villasimius. Il nostro massimo era la trasferta del Cagliari, la nave Tirrenia che ci apriva il continente e le sue strane abitudini. L’aereo era già un grande salto. Vedevamo l’Europa e l’America come un sogno, un posto inarrivabile, qualcosa di televisivo e da libro. Pensare e dire “voglio partire” era peccato. Le frontiere erano lontane. E poi la lingua, il freddo, la moneta, cosa ci sarà oltre quel grande mare che ci ha difeso ma anche chiuso.
È buffo cominciare a viaggiare oggi, fare lo studente Erasmus oltreetà, fuori tempo, fuori corso, fuori moda, e accorgersi di quante cose avresti potuto fare ma per una ragione o per un’altra non hai fatto. Eppure la vita ti dà sempre una seconda possibilità, malgrado sia più stanco e meno giovane di quando era il tuo momento.
Il cuore resta sempre quello dei vent’anni.