La storia del giorno vede protagonista Giorgio Fanni, dirigente medico e aiuto corresponsabile del reparto Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari, dove lavora dal 1991.
Avete mai provato la vergogna di dover fare un’analisi importante ed essere entrati in una lista d’attesa che ve l’ha spostato, in pubblico, per mesi e mesi?
Fanni propone delle soluzioni utili per migliorare la vergogna delle liste d’attesa e dare speranza a chi aspetta esami importanti, accorpandoli. Senza aumentare i costi ma razionalizzando le risorse. Perché si può fare. Coinvolge l’Assessore De Francisci che proprio nell’estate 2011, finanziava soluzioni per ridurre il gravoso problema di cui sopra. Naturalmente, come succede spesso, nessuna risposta.
Più avanti decide allora di portare le tariffe del suo servizio privato svolto in ospedale, il servizio intramoenia, a un livello paragonabile a quello del ticket del Centro unico di prenotazione. Pubblica la tabella riguardante le prestazioni dei diversi medici che operavano intramoenia, un documento ufficiale.
L’azienda dopo aver accettato la riduzione delle sue tariffe, lo accusa di perseguire un interesse personale. E lo punisce.
Il caso è emblematico: ogni volta che qualcuno in questa arida terra vuol migliorare un aspetto della vita è sempre colpevole di voler perseguire interessi personali e quindi passa dalla parte del torto.
Punito, disprezzato, messo al pubblico ludibrio. Non mi sorprenderei se poi si scatenasse la stampa, la chiacchiera da bancone bar, il commento dell’utente anonimo (magari il collega geloso, l’amico dell’amico) per ridicolizzare la sua idea (ma guarda che non ha inventato nulla, direbbe il solito commentatore della domenica) distruggere ancor più l’immagine del buon dottore, “reo” di aver leso maestà: far ridurre le liste d’attesa, moderna vergogna a spese di poveri cittadini costretti a morire prima di una visita.
“Fatti i cazzi tuoi che campi cent’anni” direbbero i soliti vecchi e nuovi idioti che hanno rovinato con la propria indifferenza e parole la nostra isola. E infatti, storie come queste, che cementano ancora di più la voglia di farsi davvero i cazzi propri e partire per non leggerle più, fanno capire che chiunque voglia innovare, fare, migliorare il proprio mondo anche disinteressatamente, per amore della terra e del proprio lavoro, dovrà scontrarsi con l’ostracismo degli altri e rischiare la propria pelle. Invece gli innovatori, i pionieri, quelli che danno sé stessi dovrebbero essere premiati. Ma per vederlo bisognerà aspettare un tempo paragonabile almeno alle liste d’attesa.