Avrete capito dal numero limitato di aggiornamenti che il lavoro ultimamente mi prende molto tempo ed energie mentali. Fare il responsabile di animazione (e tutto il resto) mette sempre in gioco fantasia e creatività. Ma ogni tanto mi fermo e scrivo. Come ora, che il momento me lo permette e davanti a un bicchiere di cedrata, una giornata di sole e un iPad mi metto a scrivere.
Il bello della mia vita è che spesso incrocio persone e storie che possono essere significative: storie di gente normale e per questo un po’ speciale. Le ascolto, curioso e magari le scrivo. Altre più delicate e le tengo per me.
Viaggiando poi si conoscono esperienze degne di nota, in ogni senso (capita la battuta?).
Tra gli istruttori che in questi anni ho conosciuto al nostro centro vacanze di San Valentino c’è Ettore. Ha 70 anni, un tranquillo pensionato di Roma, fa il maestro di tennis e soprattutto ha una grinta e una passione che farebbe invidia a tanti giovani di oggi.
La sua vita è interessante: a 9 anni entrò in officina mentre la sera andava a scuola a fare le elementari. Tempi in cui le officine non erano certo uffici da Sex and the City e dove ogni errore, ogni impronta lasciata per errore di dita sui cruscotti delle luccicanti auto dei proprietari significavano un sonoro ceffone del capo senza tante spiegazioni e senza facebook a raccontarcelo. Dodici ore di lavoro per milleduecento lire al mese.
Dopoguerra, tanta voglia di lasciarsi dietro la guerra. Anni cinquanta, l’Italia stava cominciando a risalire la china.
A 22 anni dopo centinaia di auto riparate con un puntiglio che ancora oggi non manca (lui quando parla di vetture s’illumina di immenso e tende sempre a sviscerare il problema spiegando ogni singolo meccanismo) rileva l’officina, dove lavora ininterrottamente assumendo inizialmente 2 persone fino a 12, per poi rivenderla e godersi una bella pensione. In mezzo a tutto questo c’è un felice matrimonio, dei figli e tante altre avventure.
Tutto finito? Comincia l’esistenza 2, quella più bella. Si iscrive al corso e fa il maestro di tennis, attività che svolge oggi in un centro di Roma e d’estate qui da noi in Trentino. E poi non si lamenta mai, conosce sempre gente nuova, è di buona compagnia con tutti, usa il pc e Facebook, ascolta musica e ogni tanto balla la sua canzone preferita, una di Chuck Berry.
Dalla mattina alla sera con un sorriso smagliante, la cordialità di un cavaliere d’altri tempo e una battuta sempre pronta. Lo vedi saltellare in campo senza perdersi un appuntamento o una lezione.
Gente come Ettore ti insegna a vivere fortissimamente senza pensare all’età, a sapersi sempre rimettere in gioco, a vivere tante vite chiudendo un periodo e cominciandone un altro.
Non è una questione di età o di stanchezza. Ettore ha lavorato tanto e in condizioni certamente difficili da raccontare oggi, potrebbe recriminare per una vita che lo ha buttato a 9 anni in una officina, ma non si è mai fermato neanche quando avrebbe potuto dire “stop” e godersi una pensione. Ora rivive una nuova giovinezza.
Tanto di cappello, Ettore, maestro di tennis e di vita.