Ieri notte una mia amica mi ha scritto un messaggio, era il solito strano sabato, senza impegni da DJ, come oramai succede da qualche mese. Un sabato tranquillo, che vivi a casa, leggendo qualcosa o guardando la tv.
“Questa sera dopo aver lavorato a pezzi durante la giornata, pulito, fatto da mangiare ed ascoltato l’intervista di Tixi, verso le 19 sono andata a fare la mia solita 30 minuti di scale, su e giù. Cuffie e radio per caricarmi. Solitamente funziona ma poi ho sentito una donna alla radio che piangeva per la sua situazione, piangeva disperatamente
Ho pianto per un ora
Questa parte di vita mio dio non si potrà mai dimenticare, un silenzio e le lacrime. Oggi la mia creatività è andata a farsi fottere. Vorrei fare un post creativo ma non ci riesco domani sarò più positive amico caro”.
Le chiedo come mai quella donna piangesse.
“Per la sua attività, le bollette continuano ad arrivare e lei non ha liquidità non c’è la fa, lei come tanti altri. E sentirla, mio dio quanto piangeva era come se fosse morto un parente stretto. Qui la gente si sente tradita dalla terra
Da gente che parla e basta e io vorrei poterli aiutare, e non so come fare Nico, vorrei aiutare me te tutti ma siamo in movimento ma immobili. Non so scusa questa è la percezione”.
Credo che questa crisi dovuta al coronavirus abbia messo in mostra i nervi scoperti delle nostre comunità ma abbia anche permesso a tante persone di riscoprire e condividere una bella cosa: l’empatia e la sensibilità, la capacità di farsi carico anche del disagio altrui, anche se non si conosce. Ed è una qualità che hai o non hai, senza mezzi termini.
Ieri c’era un bel film in tv, Amarsi troppo. C’è una scena perfetta che racconta la parola empatia dalla voce del buon Ferruccio Amendola, doppiatore del come sempre impeccabile Al Pacino.