Oggi finalmente sono riuscito a fare un salto al corso dj promosso dal Comune di Cagliari e ideato e tenuto dall’amico Andrea Laddo, il Karalis Deejay Project.
Era dall’inizio dell’estate che ci sentivamo al telefono per far incastrare gli impegni con gli orari del corso. Finalmente ci siamo riusciti e ne è uscito un pomeriggio divertente dove, oltre a prendermi una bella sudata per il caldo e l’emozione, spero di aver intrattenuto e interessato i ragazzi in aula.
Andrea è un dj che chiamarlo emergente è oramai un’offesa. È una bella realtà, lavora stabilmente in diverse serate importanti (Ready, Do you party, Tsunami, Sa Lolla), ha un curriculum di tutto rispetto e credo che, senza dubbio, sia uno dei pochissimi under 30 veramente forte nel giro.
Lo voglio dire non perché – come pochi sanno – è stata una mia spalla per anni (dal Charlie 2004 o 2005) o perché mi ha invitato, ma perché in questo successo c’è molto di lui: la sua serietà, professionalità e capacità.
Io ed Andrea siamo due persone e due dj diversissimi, per modo, genere e gusti musicali. Ecco perché non è un mio clone (per fortuna per lui!) e c’è poco di Tixi in lui, se non forse l’entusiasmo nel fare le cose e nel saper aspettare il proprio momento senza mai perdere la fiducia.
Ha interpretato ottimamente l’idea di chi sa partire con umiltà e dedizione, sa seguire i consigli, prendere ciò che può essergli “utile” e poi seguire senza tentennamenti la sua strada.
La lezione è stata divertente e ricca di momenti curiosi. Ho raccontato in un’oretta scarsa la mia piccola storia, gli aneddoti, le sensazioni di fare i dj, come vedo oggi questa figura e i piccoli e grandi consigli che darei a chi inizia questa professione.
Ho fatto un viaggio rapidissimo (e forse anche minestronico) in tanti territori: rapporti professionali, musica, scalette, attrezzatura, cachet, promozione, colleghi, dj-pr, sfiga, momenti esaltati e meno, motivazioni, dj juke box, dj che rubano titoli, abbigliamento, creatività e chi più ne ha più ne metta.
Non è stata una lezione di tecnica perché, come ho detto, c’è gente più adatta di me ad insegnare il mixaggio. È stato un racconto, una idea, una sensazione, una filosofia.
Fare il dj non è per tutti, ma tutti possono farlo. Però non basta avere una consolle o tanta musica a disposizione, ci vuole qualcosa di più. Io la chiamo voglia di trasmettere un’emozione, la capacità di far capire “che ci sei tu e non un altro”, ma anche di aver coraggio e la pazienza quando tutto gira storto.
Solo la musica può dare risposte ai tuoi perchè. Se riesci a mettere al centro questa, se hai cuore, palle e orecchio, sei già a buon punto…
Io ci provo, non sempre ci riesco, ma intanto ci provo…
Un ringraziamento ad Andrea per l’ospitalità e un complimento per la bontà del progetto e un altro ringraziamento, stavolta a tutti i ragazzi del Corso, augurando loro le migliori fortune!