Accendo la musica in cuffia e vado a correre. 
Lo faccio nella zona vicina a casa, seguendo alla lettera tutte le prescrizioni.
Scelgo un orario poco frequentato.
Mi godo il sole e un profumo dell’aria che da lontano mi fa pensare a qualche caminetto acceso. L’avrei voluto anche io, nella vita, lo ammetto.
Incontro sguardi persi e tristi.
C’è il babbo che sorveglia il figlio che fa due palleggi. Il ragazzino che dondola sull’altalena. Un altro ragazzo che cammina con il gesso. Una signora che prende il sole in un muretto e legge i messaggi del cellulare.
Tutti soli.
Appena passo, incrociano il mio sguardo con timore e quasi si voltano. Sembra abbiano vergogna che possa giudicarli, filmarli o segnalarli.
Faccio un gesto con la mano e saluto.
“Vengo in pace e sono un signor nessuno” vorrei dire loro.

La mia filosofia è sempre la stessa.
Rispetto le regole e rispetto la mia intelligenza e sensibilità.
Non voglio vivere in un mondo dove le persone abbiano paura di altre persone.
Dove ci guardiamo con circospezione.
No.