Questo tempo è fantastico, specie quando decidi di correre sul tardi, di domenica, quando la temperatura è perfetta.
Spengo il computer, i pensieri e volo a Monte Claro.
Cammin facendo, incrocio le luci (poche) della festa della Medaglia miracolosa, piazza omonima, quartiere San Michele. Scattano i ricordi, quando ancora si faceva all’oratorio vicino. Era una festa diversa da quelle classiche, non poteva avere dignità di Santa Greca di Decimo o Santa Vitalia di Serrenti, là c’era davvero aria di festa, qui al limite c’erano le risse alla fermata condivisa del 3 e del 14 tra burdi di Mulinu in trasferta tipo ultras e simpatiche cricche di San Michele che di certo non si facevano mangiare la pastasciutta in testa.
Di certo non ti puoi scordare che uno degli ospiti fissi del momento musicale era sempre Mario Fabiani con la sua orchestra, nei tempi in cui il tormentone era “Isola isola”. Solo i rottami come noi possono capire.
Ci si sedeva sugli spalti dell’oratorio credendosi un po’ a San Siro, quando ancora quel campo era in asfalto, San Michele era un quartiere come sempre pieno di contraddizioni, ancora più lontano di oggi dal resto della città, il parroco si chiamava Padre Piero e la domenica ti chiamava pure sull’altare tipo-interrogazione a parlare del Vangelo. Noi, quelli che avevano paura della messa dei bambini, nel fatidico orario delle 10. Noi, quelli che poi marinavamo la messa salendo sull’autobus numero 8. Noi, quelli che abbiamo anche ascoltato Radio Smerry Boy (si chiamava così?)
Ora tutto è cambiato, dimesso: poche bancarelle, zero arrosti, bandierine preconfezionate, poche anime, forse nemmeno la processione. I tempi cambiano, le feste non tirano e hanno stancato.
Raggiungo in pochi minuti Monte Claro. Accenna a piovere, ma non infastidisce. Anzi, ringrazio il cielo. Venticello perfetto. Non soffro caldo o freddo anche se mi presento con pantaloncino e smanicato di una vecchia stagione sportiva di cui nemmeno ricordo.
Classica situazione perfetta dal punto di vista spazio-temporale. Sono le 8 meno un quarto, truppe di genitori con figli al seguito smobilitano anzitempo come i distinti delle partite del Cagliari. Proprio ora, penso! Proprio sul più bello. Una impunemente fa pisciare un figlio in pubblico. Un bimbo cade due o tre volte da uno skate, ma ci riprova, e riprova ancora.
Restano pochi avventurieri a sfidare l’oscurità e la sera. Nulla di epico, solo voglia di respirare. Il percorso si ripete, visto che non c’è tantissima strada. Ti devi inventare geometrie.
Ogni tanto incontri qualche fantasma, coppiette che si appartano per consumare sesso, o qualche atleta (di serie A) che completa il giro degli eserciti con la sessione a terra (per me vietato in quanto allergico alle graminacee).
Testo per la prima volta con l’emozione di un bimbo l’ipod con la funzione corsa. Una voce femminile ogni 5 minuti mi ricorda che ne mancano altri e quanti chilometri ho fatto. Che togo. Intanto le canzoni scorrono come se fosse tutto scritto: Rude, Coldplay e un’housettina di quella che sta tirando.
Alla fine mi becco pure i complimenti della voce femminile: 267 calorie, 3,5 km percorsi. Vuoi fare un’altra sessione? Mi rilasso un po’. Siedo una panchina e guardo quel che accade.
Fuori dalle alte mura di Monte Claro pare scorrere un’altra realtà: luci di auto, lampeggiante. Ma qui per fortuna il mio ipod mi aiuta a trovare quel sacro momento di distacco dal mondo.