(Un post che nasce da una bella chiacchierata di stamattina, provo a sintetizzare ma ci vorrebbe tanto altrontempo)
Quando mi chiedono di gestire social o di occuparmi di uffici stampa o comunicazione in politica o per attività varie, la mia risposta rimane sempre la stessa di tanti anni e forse è la più antipatica: non ci sono scorciatoie né trucchi magici, solo duro lavoro, strategia e creatività oltre a un investimento economico da fare.
Prima verità: ci deve essere un “qualcosa” valido e credibile” da raccontare.
Sfato un mito diffuso. L’obiettivo non è prendere ‘like’ o farsi belli: sono soltanto indicatori di vanità.
Puoi avere mille ‘like’ e non convertirli in clienti o contatti, mentre tre ‘like’ potrebbero tradursi in vendite dei tuoi prodotti o servizi.
L’obiettivo è farsi vedere e ricordare, provare a scalare il grande caos di contenuti dei social e del web.
Ecco, la parola che amo è costruzione. Lenta, faticosa, ONESTA e coerente. Raccontare quel che si è o si fa senza sotterfugi e senza stupide autocelebrazioni o giri di parole inutili.
Altro mito da sfatare: nessun addetto stampa potrà MAI garantire che un comunicato venga pubblicato. Tenterà di farlo, userà i contatti ma sarà il giornale sempre a decidere.
La chiave è l’impegno costante e una strategia che utilizzi tutti gli strumenti a disposizione, che punti al pubblico “giusto”, che utilizzi i linguaggi adatti (non è scontato, perchè di SMM e scribacchini che nemmeno sanno parlare in italiano men che meno utilizzare i termini appropriati all’area di intervento c’è grande offerta) e sappia che pubblico andare “a colpire”.
Tutto ok? Neanche per sbaglio.
Il lavoro del comunicatore è fatto di dedizione e passione, di molto tempo analogico. Un piccolo artigiano. Fare, testare e migliorare, imparare e migliorare.
Per le magie e i “come diventare bello, ricco e famoso in 36 ore”, vendere, fare sold out (che già la parola mi fa schifo) essere eletti grazie ai social e altre parole basta girarsi attorno.