Un bel giorno in una piccola società arriva un giovane talento, uno di quelli che dovrebbe diventare un fenomeno. Su di lui tante attenzioni. È un piccolo idolo, in campo ci sa fare, proviene da un settore giovanile d’elite. Unico neo: non ha un bel carattere.
La società lo affida a un allenatore che ha delle regole precise e crede nella forza dello spogliatoio. Il giovane talento all’inizio sta a queste regole ma quando vede di non poter essere il gallo del pollaio comincia a sbottare. Manca agli allenamenti, litiga e pretende spazio e visibilità.
Così la sua famiglia, da sempre dietro e pronto a tifare nei suoi successi ma ad accusare gli altri delle sue prestazioni negative, si lamenta con il presidente. Il presidente cosa fa? Difende l’allenatore. Ha la sua fiducia.
La famiglia non ci sta: minaccia di ritirare il figlio. Per la società sarebbe una perdita, un rinforzo e un possibile pezzo pregiato.
Ma il presidente e l’allenatore pur di tenere fede alle regole e alla propria filosofia rispondono: “fate pure come volete, qui si fa così, tutti sono uguali”.
Il ragazzo se ne va, criticando (insieme alla famiglia) presidente e allenatore.
La società resta fedele ai suoi principi e rispetta tanti altri atleti che onorano quella maglia.
Ha dato un segnale: i principi valgono prima delle vittorie e dei fenomeni. E chissà che non vinca i campionati malgrado i fenomeni scappati via alla ricerca di altri pollai.