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Sulcis, struggente bellezza

Pasquetta 2017, in giro per la Sardegna. Prendendo la statale 130 si apre un altro pezzo di isola, quella meno conosciuta ai più.

Così il Sulcis ci ha accolto con la sua struggente bellezza, quella solitudine malinconica che si afferra tra strade assolate, gente semplice e mari tempestosi.

Il Parco del Sulcis e lo scenografico Pan di Zucchero che emerge direttamente dal mare, il Golfo di Gonnesa è un mosaico di scorci davvero sorprendenti fino a Buggerru, e poi ancora la spiaggia di Plage Mesu. I siti minerari abbandonati che ricordano la storia e le sofferenze di queste genti. Il rumore del vento che incessante lavora.

Tanti, troppi luoghi in cui si lascia qualcosa.

La tentazione di prendersi una casetta e perdersi qui è davvero molto forte.

Arrivederci Sulcis

Albe di rientro 

Il risveglio sa di melodia incessante di iphone con la musica di Fresu. Una doccia e poi mio zio Guido e cugino Francesco ad attendermi sotto casa.Sono andato via dal Lido discoclub presto, quasi subito dopo aver lasciato la consolle a Marcello Salurso, un giro di saluti e la fuga. Troppo impegnativo questo rientro per potermi concedere un orario continuato. 

Volo all’alba, con la classica ansia da rientro. Imbarco, posto 12. Questo airbus sonnecchia. Ci provo pure io, ma nulla, non mi riesce mai. Il primo sole stende anche i miei occhiali e vince lui. Cazzeggio con il cellulare, dieci minuti e atterriamo. A Linate incrocio Federico, un caro amico, in bagno per ricompormi poi attendo la 73. Saltello verso viale Corsica, pullman semivuoto. Un minuto e da lontano le antenne della 91 ad annunciarne l’arrivo. Anche qui, poca gente. Un migrante che dorme, una signora parla al telefono. Ventisei fermate, mica poco, diretto in ufficio con zaino e trolley. 

Siamo sicuri che oggi a Milano sia un giorno lavorativo? Siamo sicuri che sono a Milano. La voce del bus che indica le fermate rompe il silenzio. Il bus accelera, Zara M1 M2, non sale nessuno. Le auto fanno a gara a nascondersi in strada. Due fermate e scendo. Ricominciamo, stanchi ma felici, ricomponendoci dal puzzle di ricordi. Piccoli passi, respiri, albe e grandi sogni.

Il ruolo del dj

Cos’è un dj? Io lo vedo come un trascinatore di folle, un maestro di cerimonie, un precario equilibrista, un pioniere, mi piace quanto dice spesso l’amico Alessandro Azzena “siamo artigiani e dobbiamo portare rispetto per pubblico e musica”.
Limare il nostro ego, prima di tutto e comprendere che siamo sempre in discussione.

Adoro tutte le espressioni, ascolto con curiosità i dj che mi trasmettono qualcosa di importante e che sento lavorano con il cuore, cerco sempre di ampliare la mia mentalità musicale attraverso i generi. Non si finisce mai di imparare dagli altri, giovani compresi. Poi ovviamente tocca a noi essere speciali.

La sorpresa di Marco

Se c’è un giocatore che più mi ha sorpreso quest’anno è sicuramente lui, Marco Borriello, arrivato a Cagliari in estate. 

Ha cambiato tante maglie, ha uno stile di vita che divide (invidiato, criticato, ricercato), ha fatto storcere qualche naso al suo arrivo, ma alla fine ha risposto alla grande con professionalità e risultati. Chi l’avrebbe detto? 

I giocatori si giudicano in campo, come le persone, la vita e le scelte personali sono solo loro (e tra l’altro le sofferenze, la perdita del padre, forse qualcuno le ha dimenticate troppo presto).

Ogni giorno è un rush

Ho stretto due cose nella valigia, buttato nel cestino insalate e banane maleodoranti, chiuso la porta e sono uscito di casa.
Fuori, i rumori della Milano di ogni giorno mi hanno fatto sentire strano, quasi un peccatore, quasi come uno studente che ha marinato la scuola. La 90/91 vomita gente, dietro di lei la 92 diretta senza pietà verso Bovisa. E ancora un’ambulanza che sfrecciava, un bar vecchio stile con insegna tavola calda e buste della spazzatura in attesa di raccolta.
Tunnel Mortirolo, passaggio sotto i bimari della stazione, sporcizia, puzza di piscio e un giubbotto slam appeso.
Stazione centrale, la sua piazza di sbandati e anime erranti.
Si rientra ed è già miracolo riuscirci. Con amarezza.
Fare un biglietto e riuscire a lavorare fino a venerdì era impossibile, e così stavolta è andata, in anticipo, sacrificando giorni di lavoro ma nei prossimi ponti dubito di rifare pazzie così. Poi ti dicono “prenota molto prima!”, certo, ma quando hai un lavoro e impegni che si materializzano pochi giorni prima sembra facile.

Ogni rientro provoca una bella dose di stress. O forse è il pegno da pagare per il tradimento, il ghigno della tua terra che ti ripaga così. Forse un segnale, forse chissà. Ma il prezzo vale in un atterraggio con vista città e in una manciata di tramonti sul Campidano.

“Solo andata 5 euro”, il bus parte alle 8 e mezzo. Un ragazzino pare abbia acquistato un biglietto e non sia tornato a riprenderlo, l’omino napoletano che smista le anime in salita.
8:30 si parte, forse. Il pullman non ha ancora acceso il motore.

Fallimenti e lezioni

Comunque se penso a questa annata, perché come i giocatori io ragiono per stagioni, ovvero da settembre ad oggi, i fallimenti, i cambi di direzione, le delusioni e le cantonate che ho preso sono state tante. Tantissime, anzi.

Ho tante ricette per il fallimento e potrei venderle a buon mercato. Fallimenti certi, sicuri, errori, sbandate e derisioni. Venghino, siori, venghino. Se siete fighi e vincenti, state lontano. Non è roba per voi.

Sono felice di aver fallito, sbagliato, provato e di continuare a essere orgoglioso della mia imperfezione.

La grande lezione d oggi è che non si può improvvisare. Si può essere imprevedibili ma bisogna lavorare forte dietro le quinte senza lasciare nulla al caso. E soprattutto, si deve per forza fallire mille volte, cadere e cambiare, per trovare le soluzioni giuste.

Differenze

Rimini era un gigante in letargo. Viali alberati, ville, residence, alberghi, pensioni, stabilimenti e bagni, negozi e bar dal sapore anni ottanta. Il gran set che noi sardi abbiamo visto dalla tv pubbliche e commerciali era momentaneamente fuori onda. Tutto sonnecchiava, le voci si perdevano nell’aria primaverile, la gente perduta tra anime del weekend, macchiette e suoi abitanti, poveri ubriachi e migranti, una cartolina sbiadita fuori stagione. La cosa più bella rimane il mare, quel mare e il suo potere di cambiare il clima dell’anima sempre e comunque. Ora Milano, orba del Fuorisalone, dove puoi essere stanco ma non puoi mai restare a casa.

Pensieri sul lungomare di Rimini

Sempre bello svegliarsi in un’altra città, specie se c’è un’aria di mare, specie se sei fuori stagione e te la puoi godere nei suoi silenzi e nei suoi segreti.
E poi pensi a tutti quelli che non prendono mai una decisione di cambiare, a quelli che fanno sempre le stesse cose, a quelli che non dedicano mai tempo, sorrisi e ascolto agli altri. A quello che odiano le differenze e si coccolano nelle proprie due certezze. Vedi il tempo che corre e la necessità di farne buon uso.
La ricchezza sta tutta in questo mare e in questo sole di primo mattino, raccolti da un’immagine sfocata.