Posts in Tixilife

Appunti di Tixilife

Ok anzi no. Milano di un mercoledì che sembra lunedì, palestra, pioggia, linea 90, frigo vuoto, Carrefour express a un chilometro, luci della sera, lavoro da finire, strano mix di solitudine e libertà. No, niente cena oggi. Mi riservo un po’ dopo i bagordi emiliani. Sto esagerando decisamente. Sto afferrando vita a più non posso. Uno strano nuovo equilibrio di lavoro e di sregolatezza. Non riesco a lamentarmi perché in fondo sento sempre più mia questa città. Questo non vuol dire che mi piaccia e che la ami, ma che faticosamente ne tracci i confini. Saranno forse i miei weekend disperati alla ricerca di un’anima, sarà il mio perenne girovagare tra musica e scrittura.
Quando rientro a casa, giro la chiave mi fa compagnia il rumore della pioggia. Butto le scarpe, una banana sul tavolo è evaporata e mi chiedo come. Sgocciola e mi sporca le mani. Il profumo del sapone aiuta a rimettere in ordine tutto.
Accendo il Mac, c’è la posta, i messaggi, quelli belli e quelli di lavoro, faccio quelle due o tre chiamate d’ordinanza.
Anche in fredde serate può entrarci l’estate, puoi pure non crederci.

Piove a Milano

Appunti di #tixilife

Ok anzi no. Milano di un mercoledì che sembra lunedì, palestra, pioggia, linea 90, frigo vuoto, Carrefour express a un chilometro, luci della sera, lavoro da finire, strano mix di solitudine e libertà. No, niente cena oggi. Mi riservo un po’ dopo i bagordi emiliani. Sto esagerando decisamente. Sto afferrando vita a più non posso. Uno strano nuovo equilibrio di lavoro e di sregolatezza. Non riesco a lamentarmi perché in fondo sento sempre più mia questa città. Questo non vuol dire che mi piaccia e che la ami, ma che faticosamente ne tracci i confini. Saranno forse i miei weekend disperati alla ricerca di un’anima, sarà il mio perenne girovagare tra musica e scrittura.

Quando rientro a casa, giro la chiave mi fa compagnia il rumore della pioggia. Butto le scarpe, una banana sul tavolo è evaporata e mi chiedo come. Sgocciola e mi sporca le mani. Il profumo del sapone aiuta a rimettere in ordine tutto. 

Accendo il mac, c’è la posta, i messaggi, quelli belli e quelli di lavoro, faccio quelle due o tre chiamate d’ordinanza. 

Anche in fredde serate può entrarci l’estate, puoi pure non crederci.

#tixilife

This is Tixilife

Volevo rassicurarti che se tu arrivi con un po’ di sacrificio a un obiettivo io devo passare i gironi di qualificazione, sedicesimi, ruota della fortuna, percorso minato, fila alle poste, sportello Equitalia, parco delle vittorie, e poi ancora ottavi, quarti, semifinali e magari alla finalissima e poi puntuale perdo ai rigori e si lamentano pure. This is #tixilife

Stazioni

Ogni viaggio piccolo o grande finisce sempre in una stazione, riordinando i ricordi e con qualcosa in più tra i bagagli.
Ok, non ho perso nulla, il mio zaino si è rivelato il miglior compagno di viaggio, ho riempito un quaderno di appunti, ho divorato un libro, lavorato sulla musica, riordinato idee e respirato aria fresca e ricordi.
Se non ci fossero i viaggi la vita avrebbe avuto qualcosa in meno. Viaggiate sempre, ovunque potete, non fermatevi alla quotidianità, quella è una forma di morte lenta.

Ora accendo Chet Baker e mi preparo un’insalata rigorosa. Giuro per un po’ mi fermo. Azz, no, domani sera devo andare a Bologna: sei pronta LAli Dali😜

Piazza di Ponte di Legno

Dove eravate finiti tutti ieri notte, mi son chiesto. La piccola piazza ventiquattro novembre di Ponte di Legno si rianima di persone che si godono questo strano sole non previsto dal meteo. 

Un gruppo di coppie di amici sui sessanta si saluta e dialoga su cosa hanno fatto a pasqua, oltre a dibattere sulle altezze sul livello del mare dei vari paesi e ancora sul meteo. Dieci minuti di meteo, ed è assurdo come riescano a tenere a galla la conversazione.

“Stai in piedi!” urla decisa una mamma a un bimbo che si avvicina e mi saluta con un flebile ciao e poi casca buffamente mentre come una lucertola trovo il mio posto al sole e mi godo un libro. Il mio pullman partirà tardi, c’è tanto tempo ancora, nessuna fretta. 

Un rintocco del campanile cinquecentesco che fa a pugni con una gru e ancora un bimbo che mi invita a calciare un supertele neroazzurro. Il gruppo di amici conclude il dibattito con “oggi comunque si sta bene”, solo un presagio per i prossimi argomenti: malattie e operazioni ospedaliere.

“Il terzo giorno alla una e mezza l’han mandata a casa”, i racconti si sprecano nel crogiolo di gente. Una bimba decide se il suo palloncino preferito sarà quellp blu o rosso. Il bimbo del pallone ha preso la bici, e gira felice attorno a questa fontana imbastita di ciclamini, orchidee e altri fiori che non conosco.

Il libro mi aspetta, stacco. #tixilife

Edolo

Storie da #Tixilife

Tixi si è fermato ad Edolo. Potrebbe essere un titolo di un libro o forse una copiatura bella e buona, in tempi come questi andrebbe pure bene, ma è una piccola storia personale che volevo condividere con voi.

Ci son dentro i ricordi da bambino, i viaggi estivi con la famiglia quando, padre militare, si andava a intervalli di due anni in un soggiorno di montagna, uno dei tanti benefit della vita con le stellette e dell’essere figli di chi lavorava nell’EI, Esercito italiano.

Edolo è un richiamo di memoria per quel bambino che non sono più. È un provare a ripescare un mondo che non riesci nemmeno quasi a ricordarti più e non è un caso che fissando questo cancello, davanti alla strada, ho difficoltà a vederci qualcosa di mio.

Eppure altri particolari affiorano. Estate 1988, il Milan aveva vinto lo scudetto formidabile con Arrigo Sacchi in quella torrida Napoli-Milan che avevo ascoltato alla radio in una domenica alla Fiera, il mio Cagliari sprofondava prima di tornare grande (ed io ci credevo ancora) rischiando il derby con il La Palma, sfogliavo il Giornale di Montanelli immaginandomi un futuro da volto noto dei tiggi.

C’è calcio e c’è musica, immancabile nella mia vita, il Festivalbar, Broken lands, Stay on this roads, Love changes e Wonderful life ma anche Pregherei di Scialpi-Scarlet e altre canzoni. Ascoltavamo latte e miele nella nostra Fiat Regata blu che ci aveva onestamente portato da Cagliari alla Val Canonica in un viaggio infinito fatto di Carlo Felice, autostrada e navi Tirrenia modello Strada.

Alla fine non so nemmeno perché sono di nuovo finito qui, anche se provo sempre a rivedere posti d’infanzia. Dovrei evitarlo per non disperarmi troppo del tempo che passa ma ogni volta ci ricasco. Mi voglio far del male, lo ammetto.

Guardo questo caseggiato color marrone come un fesso, seduto sul muretto, mentre la auto e le moto sfrecciano, con una bandiera che oggi non mi provoca lo stesso effetto di quando ero bambino, non riesco a trovarci di qualcosa che ricordo. Eppure non so perché ma la sua presenza, quella c’è. Anzi, la sua pesantissima assenza.

“Muovo le ali di nuovo verso un posto nuovo”

la Val Camonica

Se c’è qualcosa che ho notato di questo bellissimo territorio (la Val Camonica) è la cordialità della gente, dai camerieri ai banconieri a chi gestisce una reception.
È palpabile, continua e te ne accorgi in ogni contatto che hai.

C’è la sensazione di essere a casa e che le persone abbiano quasi il “timore” di non fare abbastanza per te, allora ti riempiono di premure, scuse e attenzioni quasi da farti sentire in colpa e quindi tu ti senti in dovere devi rassicurarli.
Aggiungi poi un sistema turistico che funziona, gli operatori che parlano tutti la stessa lingua, una cornice istituzionale valida e anche se non sei (forse) in paradiso, anche se non nevica come prima (piccolo particolare ma come vedete sopperiscono) vinci.

Lezioni:
1. Le persone, dall’operatore fino al cameriere sono protagoniste dei processi turistici (non è solo la politica)
2. Non conta il dove ma il “come”
3. Organizzazione e cordialità sono fattori vincenti: le persone vogliono essere coccolate
4. Fare sistema, aggregare e rendere forte un territorio ha un valore

Domanda finale: se ti trattano bene quanto piacere hai di ritornare e cosa racconterai agli amici?

(Malorononciannoilmare)

Ponte di Legno domre

Alle 23 tutto lascia spazio al rumore del torrente Oglio che impetuoso scende a valle. Si sentono solo i miei passi mentre infreddolito torno alla mia pensione da venti euro a notte.
Pago il conto della trattoria, forse troppo, mi offrono un’altra grappa barricata per finire ancora più ebbro del solito, e poi concludo la serata tra un freddo fuori stagione e le vetrine stanche dei negozi che promuovono hogan e abbigliamenti da montagna poco interessanti., che attendono un’altra estate di turisti o forse un altro inverno, mica un viaggiatore random come me che non acquisterebbe mai queste cose.

Certo, pensare che al risveglio di oggi ero davanti al Lago d’Iseo mentre osservavo il blu, il verde e l’arancione di un nuovo giorno e ora mi trovo sul Tonale tra vette innevate e ghiacciai perenni stimola qualsiasi pensiero possibile. Il lavoro e la mia vita mi portano a un perenne peregrinare tra folle e solitudini, amici e sconosciuti, arrivi e partenze, valigie fatte e disfatte. Un mix continuo di esperienze di cui non farei a meno per nulla al mondo e che restano difficili da spiegare.

Quando non ho impegni adoro allontanarmi e prendermi due giorni di puro relax connesso. Lo chiamo così. Sono per i cazzi miei ma resto connesso.
Ricomprarmi lo zaino, per quanto la mia schiena non sia ottima, è stata una grande idea. Trentanove euro, Decatlon, e niente più trolley. E poi c’è questo organizzare last minute che sta diventando una prassi del weekend. Penso che sia un modo per restare ancora in vita e non perdersi nella banale quotidianità delle cose scontate che mi ucciderebbe.
Forse viaggiare, far musica e scrivere e fondamentalmente sbattersene rappresenta il nostro modo per allungare la vita e non invecchiare mai. Chi lo sa. Nel dubbio, mi metto a osservare le poche stelle che stanotte affollano quello spazio scuro sopra la mia testa, sicuro che almeno una rappresenta il punto d’arrivo dei miei sogni. Io ne ho ancora, tanti, troppi. Non ho smesso, non mi son ritirato, non mi son imborghesito. Resto un militante dei sogni, un rivoluzionario della mia anima.

Ogni luogo ha un senso

Lago d’Iseo, Ponte di Legno. È straordinario sentirsi sempre magicamente a casa, ovunque, con amici e con sconosciuti. Ascoltare storie e registrare momenti anche inutili e slegati tra di loro anche se frammentari e divagatori.
“Se sei qui c’è un senso”, dice David Modica.
Ogni luogo ha un senso. Ogni spostamento non è casuale. Ogni incontro compone un puzzle.
Perdersi davanti a un tramonto o morire sotto la maestosità di un ghiacciaio. Le idee brulicano nella mente. Quaderno aperto e si scrive…e poi c’è la musica, sempre la musica.
Se mi fossi fermato e avessi cristallizzato la mia anima solo su un luogo, sarei già morto da un pezzo.

Priorità

Quando deciderai cosa vuoi fare della tua vita comincia a stilare una lista delle tue priorità e su quelle lavora.
Evita di scrivere cosa NON vuoi, ragiona in positivo. Non è detto che farai sempre quello, ma prova a prendere una direzione.

Cosa ha scelto Tixi? Tanti errori e cambi, incoerenze e gaffe e poi un piccolo filo: una vita in movimento alimentando le passioni, vivendo in giro di città in città, imparando, facendo rete, componendo e ricomponendo la sua vita, divertendosi e togliendo il bello da ogni situazione e persona incontrata, guadagnando quanto bastasse per vivere e togliersi qualche piccola soddisfazione, ma senza mai perdere il senso profondo.

Che questa scelta abbia portato delle sofferenze, antipatie e rinunce è chiaro. Non si può aver tutto, tutto ha un prezzo.

E se un giorno ti chiederai come sia la tua vita e dove stia andando, non impaurirti: riparti semplicemente dalle cose che ti piacciono, dai fondamentali, non curarti troppo di chi ti disturba e del passato, comincia il tuo cammino e tutto magicamente accadrà.