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La grande onda sulla pelle

Ho messo molti anni per capire cosa potesse restare impresso sulla pelle, poi, quasi per caso, mi sono imbattuto in un quadro anni fa, poi in una mostra a Milano, poi in una serie di altre coincidenze e sono arrivato a lei, all’onda di Hokusai.

L’onda perchè come l’acqua è un movimento incessante, è cambiamento e agitazione. Perchè mi ritrovo sempre nel mare, un compagno di viaggio, amo il suo orizzonte ma mi impaurisce la sua profondità. Le onde con il loro movimento perpetuo, cancellano e ripuliscono, purificano e dissolvono, rimuovono e rigenerano. Sono sempre in azione come la circolazione del sangue, come la linfa vitale, in antitesi con l’aridità e la condizione statica della morte, non solo fisica.

Le onde agitate, poi. simboleggiano vicissitudini, le illusione e la vanità della vita, ”il flusso di idee, movimenti e senzazioni” che non si ferma mai, giorno e notte. Poteva non essere una metafora di vita? Ho letto poi che una grande onda simboleggia un grande peso, qualcosa che grava su noi stessi e ci tormenta. Più onde simboleggiano le vicissitudini e i tormenti che però riusciamo a tenere a bada e quindi diventano una forza, un significato positivo. Forti e piccoli, in un attimo alti e invincibili ma poi fragili. Così siamo.

”La grande onda di Kanagawa” dell’artista giapponse Katsushika Hokusai, ecco cosa ho deciso.

Milàn, milàn

Milano è strana, difficile, caotica grandi distanze velocità, poi la sera è come se si trasformi e ogni notte diventa un tappeto di sogni e di occasioni, di incontri e di libertà. Il giorno è come il pegno da pagare per vivere l’anima di una metropoli senza mai perdere quel che sei e la tua strada.
No, Milano non cambia gente come me che porta dentro il sangue e la sofferenza del sud unita alla passione sconfinata per ciò che fa.
Milano ti mette alla prova, ti rafforza, ti annichilisce, ti insegna, ti invita a cena, ti provoca, ti bacchetta ma poi ti premia. Chissà poi che accade.

La grande onda di Kanagawa

Ho messo molti anni per capire cosa potesse restare impresso sulla pelle, poi, quasi per caso, mi sono imbattuto in un quadro anni fa, poi in una mostra a Milano, poi in una serie di altre coincidenze e sono arrivato a lei, all’onda di Hokusai.

L’onda perchè come l’acqua è un movimento incessante, è cambiamento e agitazione. Perchè mi ritrovo sempre nel mare, un compagno di viaggio, amo il suo orizzonte ma mi impaurisce la sua profondità.

Le onde con il loro movimento perpetuo, cancellano e ripuliscono, purificano e dissolvono, rimuovono e rigenerano. Sono sempre in azione come la circolazione del sangue, come la linfa vitale, in antitesi con l’aridità e la condizione statica della morte, non solo fisica.

Le onde agitate, poi. simboleggiano vicissitudini, le illusione e la vanità della vita, ”il flusso di idee, movimenti e senzazioni” che non si ferma mai, giorno e notte. Poteva non essere una metafora di vita?

Ho letto poi che una grande onda simboleggia un grande peso, qualcosa che grava su noi stessi e ci tormenta. Più onde simboleggiano le vicissitudini e i tormenti che però riusciamo a tenere a bada e quindi diventano una forza, un significato positivo. Forti e piccoli, in un attimo alti e invincibili ma poi fragili. Così siamo.

”La grande onda di Kanagawa” dell’artista giapponese Katsushika Hokusai, ecco cosa ho deciso.

Risvegli perfetti

Io li chiamo risvegli perfetti. L’alba tra le montagne del Trentino, il silenzio rotto dal rumore del trolley, la colazione con le paste appena cotte, l’ansia di non perdere il treno e poi le stazioni, le città, guardare da un finestrino il mondo scorrere davanti mentre il sole comincia ad affacciarsi al mondo.

San Valentino

LI ragazzi son carichi. C’è la classica bella energia di ogni inizio. Una ripartenza, una rinascita, un’alba, un primo giorno che mette insieme curiosità ed emozione che gravitano attorno a un cielo scuro disseminato di stelle. Finisco di mettere in ordine la musica, materia instancabile di ogni mio momento, stacco, saluto gli amici al bar che mi offrono uno spicchio di crostata, addolcisco il palato e vado a riposare. Domani ho una sveglia alle 5 meno qualcosa e ritorno a Milano. 

Dal silenzio che definisce ogni piccolo rumore e dalla notte di un posto lontano, dove tutto è perfetto, per oggi è tutto. Tornerò, come sempre ho fatto. 

Buon lavoro a tutti 💪

Dal silenzio e dalla notte di un posto lontano

I ragazzi son carichi. C’è la clsssica bella energia di ogni inizio. Una ripartenza, una rinascita, un’alba, un primo giorno che mette insieme curiosità ed emozione che gravitano attorno a un cielo scuro disseminato di stelle.
Finisco di mettere in ordine la musica, materia instancabile di ogni mio momento, stacco, saluto gli amici al bar che mi offrono uno spicchio di crostata, addolcisco il palato e vado a riposare. Domani ho una sveglia alle 5 meno qualcosa e ritorno a Milano.
Dal silenzio che definisce ogni piccolo rumore e dalla notte di un posto lontano, dove tutto è perfetto, per oggi è tutto. Tornerò, come sempre ho fatto.
Buon lavoro a tutti 💪

Appunti di viaggio

Appunti di viaggio: mister Tamburino non ho voglia di scherzare, ore 23:38 attesa consegna bagagli al terminal 2, parte ora il bus per Stazione Centrale, il prossimo sarà a mezzanotte e venti. Significa tornare a casa all’una se va bene, un altro bagaglio da preparare, file da stampare, domani un treno alle 8:55 per Torino. Ma si va a San Valentino, in Trentino, mica in un posto qualsiasi. La stanchezza non esiste, siamo figli delle stelle.
Respira forte Tixi. 😜

(In cuffia Rio-after rain e poi Battiato-Bandiera bianca)

Benedetta Barcellona

Sveglia puntata alle 11:10, mi godo il sole e la quiete domenicale nel terrazzino del mio ostello, memore di una notte che ha fatto battere il cuore e non solo per i volumi e i suoni. Stasera si riparte, domani sarò in un altro posto del mio cuore, perfettamente connesso con la mia anima, non so se avete presente quella situazione di rilassata positività.
Che la musica e questa città siano benedette
Sonar + Barcellona ❤️

(Alok – Fuego)

Vivi e lascia vivere

Ha vinto lui, possiamo dirlo? Le stranezze nella spiaggia di barcellona sono tante e diverse ma sfuggono. Nessuno si sorprende più di tanto, le persone vedono tutto questo come normalità, non si allarmano, non strillano sui social, non fanno articoli sui giornali, così come è tollerata normalità farsi uno spinello in spiaggia o tracannare mojito venduto da ambulanti abusivi, ma se esageri sono dolori, la polizia qui, presente ovunque a controllare i maggiori luoghi di aggregazione, non fa sconti. Vige una sorta di tacito “vivi e fatti i cazzi tuoi”.
Pensare che a poche centinaia di metri da qui, nudisti e bagnanti – famiglie comprese – facciano il bagno gomito a gomito (o pisello a slip) fa capire il grado di libertà e libertinismo di questa città.
La cattolicissima Spagna, la sua storia, ha realizzato in pochi anni dalle restrizioni del franchismo un modello interessante di compromesso tra tradizione e libertà. Con le sue difficoltà e contraddizioni, aggiungo, perché crisi e precarietà sono presenti eccome, anche nella ricca Catalogna che prova a smarcarsi.