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Weekend stancanti

I miei weekend sardi sono stancanti, ricchi di incontri e caffè.
Ho concluso questa intensa domenica, cominciata in trasferta nel Sulcis con una grande donna e amica, con una bella chiacchierata al tramonto al Poetto con Ethan Lovall, conosciuto nella English school di via Roma dove ha fatto il teacher. Ethan, americano, da qualche anno vive nella nostra terra e non nega di essersene innamorato.
Vedersi è un modo per aggiornarsi, scambiare idee, stimoli e progetti, e confrontarmi un’altra anima in perenne viaggio e allerta come me. In più i nostri confronti avvengono ogni tanto in lingua inglese e questo scambio accresce la mia voglia di conoscere e imparare.
Ho sempre pensato che avere a che fare con storie ed esperienze diverse dalle tue arricchisce la tua vita e i tuoi punti di vista.
Dimenticavo: sono a Cagliari anche domani!

Fuori programma

Ci chiamano cuori nella tempesta perchè siamo quelli insoddisfatti, ci considerano strani e asociali, odiamo il quieto vivere e le zone confort, le mode e i “si è fatto sempre così” e anche quando ci potremmo accontentare cerchiamo sempre nuove sfide a rischio caduta rovinosa e fallimento. Tocchiamo dolore e cuore con un dito rischiando di perdere tutto, nome, faccia e anima.
Così, per quanto stia innamorandomi spudoratamente di Milano, soddisfatto da un lavoro che mi piace e che mi riserva continue soddisfazioni, la Sardegna continua a chiamarmi e a tenere sempre vivo un sottile filo.

Questo weekend è un fuoriprogramma, dovevo essere a Parigi in teoria, ma diverse nuove collaborazioni a Cagliari e dintorni (quelli che per fortuna stimano le persone al di là dei luoghi dove stanno e la smettono di dire “ah, ma non ci sei mai”) mi hanno riportato qui ancora, per ascoltare nuovi progetti e come sempre riabbracciare amici vecchi e nuovi.
Prendere aerei e spostarmi per me è normale. Vivere fermo in un luogo ad aspettare gli eventi sarebbe la fine.

Così ho avuto il piacere di cenare con Marco Benuccii, conosciuto ai tempi della disco e ora consigliere comunale, che ha avuto (GRAZIE!) la pazienza di aspettarmi malgrado due ore di ritardo aereo. E ho notato, dopo una bella chiacchierata su Cagliari, i giovani, il futuro e le speranze, i sogni e i progetti, di essere ancora innamorato di Cagliari, di volermi come in passato impegnare sempre per la mia città e di non aver dimenticato la mia anima politica.
Perchè ci sono passioni che sono come la pelle, attaccate a te per sempre e comunque: la politica, la musica, la scrittura e per quanto provi a crescere, per quanto tutti ti consigliano di smettere, niente, ti restano.

Poi esci e un ragazzo ti chiedere pure una foto, credendoti magari un noto dj.
Poi riabbracci il mare di fine settembre, solitario e ventoso, perché tutto comincia e ritorna qui, davanti a un grande mare. Che sia qui, Barcellona, Milano, Dublino, non importa. Ho sempre un mare nell’anima e da poco pure tatuato nella pelle. E non dormo mai, specie in notti così, dove il rumore delle onde va a braccetto con i pensieri. #tixilife

Ps grazie a Tore Cattari e allo staff del ristorante Al Poetto per la pazienza e l’ospitalità

Settembre, ti amo!

Adoro settembre da sempre, l’estate per me dovrebbe durare due mesi.

Settembre è il clima giusto, le ripartenze, i tramonti, i riabbracci, i nuovi progetti e le promesse, i nuovi amici e amori, le feste di paese, il giorno di scuola, il campionato, i pomeriggi in campagna e le ultime puntate al mare.

Settembre, palla al centro: è il mio vero capodanno.

Il mio nido a Barcellona

Quando cominci a mettere radici in più città prima di tutto devi immergerti nel posto tagliando le usanze del turista, trovarti una casetta che ti ospiti, un piccolo punto di riferimento. E non puoi che averlo nel rumoroso e variegato quartiere del Raval, a due passi dal mare e dalla Rambla, dove davvero trovi ogni espressione umana e puoi curiosare tra voci, odori e sguardi. Non guardate il disordine della camera, ieri sono arrivato qui all’una di notte e son volato all’Opium dopo aver poggiato la borsa. Ecco, questo è il mio nido a Barcellona 😉

Resilienza

Tante passioni si scontrano con le difficoltà e i rischi, con gli sgambetti e le invidie. Metti in conto che c’è da fare di più, lamentarsi di meno e avere più coraggio. Siamo responsabili di scelte e risultati.
Eppure, stamattina leggevo alcuni messaggi che ho ricevuto da amici o semplici contatti e ho sentito quella strana sensazione, quando continuo instancabilmente a provare piacere quando scrivo e quando con la mia scrittura posso in qualche modo generare un flusso positivo, aiutare gli altri o anche far riflettere.
Quando, come per la scrittura, sono il dj di una serata e vedo gente divertita ballare la musica o ricordarsi di una canzone a distanza di tempo e sorridere ancora per quel momento che ho saputo regalare. Quando le persone ringraziano per qualcosa che ho fatto e che gli ha permesso di passare un momento felice fosse anche un semplice consiglio o contatto giusto di lavoro.

Non so se il mio desiderio di campare attraverso solo le mie passioni si realizzerà, ma capisco che ogni volta che le alimento senza pensare troppo al futuro e al perdere tempo, sonno, amici e salute, quando mi dò senza pensare al resto, trovo nel mio presente i segnali che le decisioni assunte in passato stanno aggiungendo valore alla mia vita, che certe strade prese che parevano complicate si son dimostrate straordinarie, anche se ancora non l’hanno cambiata. E poco importa se la mia scrittura non sarà di successo e della “mia” musica non arriverà dove vorrei. Quella felicità basta e avanza a sopravvivere in un mondo sempre più complicato.

Zaini

Esiste una ricorrenza periodica a cui arrivo ogni due o tre anni: la ricerca del nuovo zaino da viaggio. Per voi sembra cosa semplice, lo so, e dovrebbe esserlo, per me no che con lo zaino ci vivo.

Voi sottovalutate la sua importanza e utilità, io no. Da tanti anni oramai. Ti segue e ti accompagna, ti aiuta e ti sostiene a non dimenticarti nulla.

Prima di trovarlo passo sempre per mille ricerche e acquisti sbagliati, spendendo cifre assurde. Un po’ mi vergogno. Ne sono passati tre prima di capire forse di aver individuato le caratteristiche giuste da cui far partire la ricerca. Intanto ho escluso qualsiasi zaino che, come caratteristica, avesse quello di esser costruito solo per i computer laptor, perchè poi, la capienza sarebbe stata ridotta. Meglio uno zaino casual e sportivo, leggero e affidabile, pensato per portar capi d’abbigliamento.

Oggi Eastpack e North face sono le marche al top per gli zaini da viaggio. Li ho provati. Eastpack manca di tasche laterali, è semplice e leggero ma troppo elementare. North face resta spostato troppo sull’escursione e si dimostra più pesante degli altri, complice lo schienale rigiro e le dimensioni grandi.

Alla fine, quali le caratteristiche giuste? grandezza media, per accompagnare la mia figura minuta, tasche laterali per le bottiglie, capienza interna accettabile, divisori e altre tasche interna e poi, un classico, nessuna scritta troppo evidente.

E’ arrivato quasi per caso un semplice Adidas EQT, non troppo economico però. Settanta euro di soddisfazione per poi caricarlo ventiquattr’ore dopo nel mio viaggio aereo Cagliari-Linate

Un buon zaino è anche quello che ti distoglie dell’idea di portare un trolley. E così, le mie ultime peregrinazioni sono state tutte col solo zaino. Un’idea di libertà e leggerezza che non sentivo da tempo. Il trolley, per quanto utile, è un ingombro.

Ora lo sto preparando per domani. Come fosse un figlio, ordino gli oggetti al suo interno: cancelleria, cavi, accessori, libri, una maglietta di ricambio, l’occorrente per lavarmi, le batterie. Sembra che debba fare un gran viaggio, ma sarà giusto un’ora di volo.

Allo zaino che ho tra le mani, neoarrivato in casa Tixi, parlo come se fosse una persona: “Caro amico di tanti futuri viaggi, che conterrai sogni e oggetti preziosi, idee e segreti, che sarai sulle mie spalle, che passerai aeroporti e stazioni, ho una sola richiesta da farti: portami con te ovunque e non tradirmi! Io ti terrò stretto e ti sarò sempre vicino”

Città vuote

Centro di Cagliari, giornata indecisa, nuvole e maestrale, i cagliaritani sono assenti. Siamo soli, io che corro con una maglia gialla evidenziatore di una vecchia corsa e quelle poche anime di turisti che si aggirano sperduti tra le vie del centro. Già questo rende l’atmosfera bella e surreale.
Sento il rumore del vento, il profumo del mare, ci sono i beccheggi delle barche e un po’ di traffico. Mi sento straniero nella mia città, ma forse questa non è nemmeno la mia sola unica città, oramai è una delle tante. Ma questa giornata di nuvole e vento riconcilia tutt

Ristorante egiziano, un lunedì notte da hinterland milanese

Un lunedì da lupi solitari. Tavola calda hinterland milanese, video degli Spandau Ballet nello schermo sull’angolo, quartino di vino e poca gente.

Ci manca solo la pioggia e il film è fatto.

Questo ristorantino dagli interni anni Ottanta parla egiziano. Il cameriere e il personale vedendomi immerso nelle mie scritture su un blocco notes si incuriosiscono, mi offrono un mirto sapendomi sardo e chiedono di raccontare della mia terra.

“Un posto un po’ strano, Ahmid, che non vedi l’ora di lasciare dopo un po’ e quando vai via ti chiama come se ti fossi dimenticato qualcosa”,

Poi mi abbandono ai ricordi: “Vedi, in Sardegna c’è la lentezza, la nostalgia, la povertà e l’orizzonte, ma uno come me non può farsi fregare perché se si ferma è finito”.

“Questa sarà sempre tua casa” mi dicono. “Vieni quando vuoi amico e troverai sempre un sorriso”

L’hinterland milanese è un caleidoscopio di storie e incontri improbabili. Temevo questo periodo e invece sto scoprendo un’altra realtà bellissima, prima di tornare in città. Le albe, i tramonti, i campi, il profumo del fieno e dell’erba e gente sempre diversa. La Pianura padana, un mondo che conoscevo solo dalla musica degli 883 e degli articolo 31.

È strano ma ho imparato un’altra piccola lezione, quando meno me lo aspettavo: non esiste nulla di negativo, nessun luogo o persona che possa essere definita e giudicata senza essere conosciuta bella o brutta. Ecco, siamo noi che decidiamo come vedere il mondo e come vivere le nostre esperienze.

L'estate è finita (volo di rientro Cagliari-Linate)

Un silenzio irreale e poca gente sul volo Alitalia delle sette che unisce Cagliari Elmas con Milano Linate.

Lunedì 28 agosto 2017, l’aria fresca del mattino che profuma d’erba è il benvenuto sulla pista dello scalo milanese quando sgranchisci le tue gambe dopo un’ora abbondante sonnecchiando e svegliandoti giusto per lo snack “secondo quanto previsto nel volo”.

La giacchetta nera comincia a essere preziosa alleata, indispensabile ma precaria, mal si presta ad esser legata in vita, e cade sempre e ogni volta rifai un nodo, poi uno doppio, poi basta.

Pochi volti sorridenti, altri come il mio reduci quasi da un match di boxe ma senza premi particolari se non una platea che ti urla contro, nessun bimbo che urla felice ed eccitato, nessuna famigliola in assetto di rientro dalle ferie. Solo volti grigi. 

L’estate, anche se il calendario direbbe altro, è finita.  Non per me che andrò ancora a cercarla, ora che tutti se ne dimenticano e cominciano a pensare al resto, al rientro dalle ferie, alla scuole  all’università. No, proprio ora viene il bello.

“Ma tu sei pazzo a cercar l’estate in autunno e a rovesciare il corso delle stagioni, pensando pure di trovarla!”

“Hey baby, Miss Cold

Acting so tough

Didn’t know

you had it in you so be hurt at all

You waited too long

You should have hooked me before

I put my raincoat on

Okay, I get it

Okay, I see You

were fronting because you knew you’d find yourself vulnerable around me”