Ogni tanto, come oggi, recupero capi d’abbigliamento e oggetti che non sto più usando. Purtroppo siamo abituati spesso a comprare cose che poi vengono messe da parte.
Bene, sappiate che tutte queste hanno un valore importantissimo perché se per noi possono sembrare inutili e fuori moda per altri possono fare la felicità, quindi raccogliete tutte le cose inutilizzate che avete a casa e cercate un centro di raccolta, cercate un amico che ne ha bisogno e donate, donate senza paura.
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Piazza degli Eroi
Di fronte a un cappuccino e una fetta di torta serviti con grazia, mentre un uomo barbuto inondava la sala di questo caffè con dolci note di chitarra, riflettevo come sempre su cose inutili. E pensavo: cazzo, che bella domenica mattina. Fuori la neve, la piazza degli Eroi, la gente che pattina. Il chiacchiericcio della gente. I problemi, le difficoltà, l’odio italiota, lontani mille miglia. Sconosciuto, in un posto nuovo, col mio zainetto, a fare i conti con la mia anima. A rigenerare me stesso.
3 gennaio, sole a Barcellona
Le previsioni davano freddo ma sorpresa delle sorprese ho trovato qui un bel po’ di primavera. Sole, venticello sopportabile e così mi son fiondato da Decathlon per acquistare tre oggettini, i più economici possibili, per andare a correre: maglietta, pantaloni e calze. Trenta euro spesi benissimo.
Cambio programma, quindi: corsa da Raval al lungomare. Quattro chilometrini. Roba da dilettanti ma si fa qualcosa. Solite emozioni, oramai è un classico, ma è divertente girare la città in corsa e come mèta avere questo litorale, animato più che mai. Mi pare di capire che questa spiaggia sia un luogo di incontro senza stagione. Ed anche oggi, a gennaio, è animata e viva di turisti, catalani ma anche strani personaggi. Così come mio solito, posso fermarmi nel quadrato per allenarmi, passeggiare o semplicemente guardare il mare facendomi coccolare da questa leggera brezza. Starò male a divertirmi con così poco? In fondo i miei viaggi sono questi. Pochi percorsi turistici, molte sensazioni semplici. Ora però riprendo a correre, devo guadagnarmi la paella che mi mangerò dopo.
Appunti di viaggio maltesi
È bello cercare di afferrare anche nei brevi soggiorni oltre alle sensazioni del posto anche il carattere della gente. Provare ad avere quanti più contatti possibili anche a rischio di sbagliare e di far figuracce.
Strano mix questo maltese che ciondola tra il siciliano/italiano e l’inglese, un contrasto (esagerato se ci penso) che produce una interessante sintesi in ogni campo, anche perché c’è pure qualcosa di arabo.
Un contrasto che in questi giorni provo a scoprire.
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L’italiano all’estero vince sempre. Ci adorano, ci stimano, ci guardano sempre con ammirazione (anche se non lo ammettono). Perché al di là di tutti i problemi esiste un altro popolo così creativo, così poetico, così appassionato, così attaccato al bello, allo stile e al gusto? Ecco, su questo siamo impareggiabili.
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Ho sempre pensato che in #viaggio bisogna dare molto spazio al caso. Buttarsi nei quartieri, farsi incuriosire da particolari di poco conto, un vicolo, una palazzina, ascoltare le conversazioni, entrare nei bar. Avere qualche punto di riferimento ma poi non sentirsi in colpa se si sono visti pochi monumenti e luoghi turistici. Non comprendo più da tempo la frase “devi per forza andare a vedere…”.***
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Ogni posto nuovo dopo qualche giorno comincia ad esserti familiare. Colazione sontuosa, zaino in spalla (con facoltà che gli oggetti escano sempre), maglietta e jeans senza pretese, esco e il profumo del mare fa il resto. Ultimo giorno. Sole e venticello. Qui è ancora estate. Mi immergo nella quotidianità maltese. Per cominciare sbaglio la direzione del pullman. Cambio verso, ecco la mitica fila ordinata all’inglese.
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Che pensieri puoi avere l’ultima notte? È vero, parto domani sera però un grammo di malinconia affiora sempre. Sarà il mare, saranno le luci del porto, sarà aver trovato un altro posto bellissimo.
Ma la mia vita è un continuo partenze e ritorni. E poi ancora partenze.
Un amico mi scrive…
Un amico mi scrive
“Stanotte per me è una di quelle notti in cui è difficile prendere sonno, non so ma è un periodo un po’ grigio, troppo.
Scrivo.
Non so nemmeno io ma il senso di tristezza che vivo, piano piano, mi sta portando, giorno dopo giorno, ad abbandonarmi al silenzio.
Il silenzio da qualche mese ha avvolto la mia anima, quasi a volerla proteggere e forse scrivere mi aiuterà ad esprimere ciò che sento.
Sono una persona di 30 anni, la classica persona della porta accanto.
La classica persona “bambocciona” che vive ancora in casa con mamma e papà.
Una laurea e quasi una seconda una seconda che probabilmente non serviranno manco a insegnare le tabelline ai bambini delle elementari.
La mia vita? Fino a poco fa una vita normale come quella di tanti, fatta di studio, sport, musica, il sogno di lavorare per l’università.
Interessi che più o meno si confanno ad una persona della mia età.
Ma c’è poco da esser sognatori quando manca il lavoro in una famiglia.
Una famiglia in cui il lavoro ha un valore sacro, in cui il lavoro è fatica ma rappresenta l’unico mezzo per poter accedere ai propri sogni e a cui attingere per costruire il proprio futuro. Una famiglia in cui il lavoro rappresenta la dignità per un individuo.
Mio padre, definito dallo Stato “imprenditore”, è in realtà un artigiano che lavora per conto proprio e soprattutto con le ginocchia per terra, in mezzo al cemento, alla polvere. Senza conoscere un attimo di pausa. È una persona leale e di grande onestà intellettuale. È una persona che si sveglia alla mattina e nonostante tutto va a lavorare con ogni condizione climatica perché, per lui, l’importante è portare il pane a casa.
Ma ormai la crisi si sta facendo sentire pesantemente, la mia terra, la Sardegna ormai è terra di nessuno, abbandonata al proprio destino.
La metà della popolazione è senza lavoro e chi lavora si trova a dover stringere i denti…ma sul serio!
Papà è uno di questi; da mesi non lavora e quelle poche giornate di lavoro che fa, a volte, non gli vengono pagate in modo congruo o gli vengono pagate con settimane, se non mesi di ritardo.
Così ci ritroviamo a vivere attingendo ai risparmi che i miei genitori hanno messo da parte e con il mio “piccolo” aiuto.
E i miei sogni? Svaniti! Tutto svanisce davanti a prospettive così.
Fortunatamente io lavoro, ho un piccolo stipendio, non è un tesoro ma basta per pagare l’università e le mie spese.
Da qualche mese il mio piccolo stipendio è anche fonte di sostentamento per la mia famiglia.
A volte, quando vado a fare la spesa, nel rientrare a casa, temo le reazioni dei miei genitori. Mi sento morire dentro quando rientro e vedo gli occhi di mio padre cambiare espressione, addolorarsi e diventare lucidi perché, per l’ennesima volta, non è riuscito a mettere da parte i soldi per la spesa.
Non so quali meccanismi gli scattino dentro.
Credo che si tratti di una sorta di pudore, che viva questa cosa come una specie di sconfitta.
Qualunque cosa sia, qualsiasi spiegazione cerchi di trovare non riuscirò a capire fino in fondo e lui probabilmente non riuscirà mai a colmare il tipo di male che si porta dentro.
Gli occhi di una persona triste non mentono, mai.
Spesso, se non sempre, mi ritrovo a far fronte al rumore che sento nella mente e fingere che, nonostante la crisi, le cose non vadano poi così male.
Mia madre dice sempre che “c’è chi sta peggio di noi”! Peccato che per me non sia così.
Non deve funzionare così!
Io mi ritrovo a vivere in un paradosso. Vivo qui ed ora senza la prospettiva di un futuro.
Come posso pensare al mio futuro se devo destinare le mie energie altrove?
Vivere queste cose è un po’ come mandare giù bocconi amari aspettando, con coraggio, che passi. Non è così. Alcune volte affronto i giorni con la sensazione di ghiaccio nel petto. Giorno dopo giorno si covano illusioni, paura, rabbia ed inerme assisto da spettatore alla mia vita. Partire all’estero? Una possibilità ma non una delle scelte più felici.
Chi dovrebbe garantire il funzionamento di un governo ha minimamente idea di cosa stiamo vivendo? Hanno in mente il dolore che porta dentro chi è senza lavoro? Che ne sanno loro del fatto che senti un peso sul cuore?
E che ne sanno di cosa ci sia dietro ad un viso “sorridente” in apparenza? E loro parlano con termini altisonanti, parlano di concetti troppo difficili per i comuni mortali, loro parlano e basta, poi di concreto c’è la storia di ognuno di noi, anche la mia storia che merita di essere sentita, ascoltata, accettata e scritta da me, con le mie forze ma su un foglio bianco, non su fogli di colore nero.
E noi? Noi parliamo di calcio, mondiali, di telefoni, di come ci siamo ubriacati bene nel privè di una discoteca…e poi?
Ma davvero siamo così piccoli di mente?
Davvero ci basta così poco?
Credo proprio di si e forse forse questa situazione ce la meritiamo tutta, perché noi, Italiani, siamo molto furbi, talmente tanto impegnati ad apparire furbi che qualche altra persona decide per noi.
Pensieri in mezzo al silenzio…”
Spotted Sintony, la nuova avventura radiofonica
È stato un weekend intensissimo e lungo: cinque serate in disco e tanta energia. Tra festa allo Zero, La Vie, Peek, Carnevale Sarrabese e Jko davvero posso dire di aver avuto una grande ricarica di energie e musica. Grazie a tutti.
Ed ora pronti per la prossima scommessa: la trasmissione in Radio. Spotted Sintony. Partiamo domani, giovedì 6 marzo, e andremo in diretta ogni martedì e giovedì dalle 14 alle 16.
Si parlerà di tutto il mondo attorno a noi: fatti, chiacchiere, bufale, tormentoni ma anche buone notizie e belle storie dalla rete e dal mondo, con un occhio attento alla nostra Isola.
Si parlerà del peggio ma anche del meno peggio, e poi anche del meglio e di quello che può incoraggiare, motivare, sorridere e far riflettere . Una sfida ardua ma noi ci proviamo, con il vostro aiuto, i vostri messaggi e interazioni sui social e ovviamente tanta buona musica per dare il ritmo giusto alle nostre parole.
Nella buona tradizione di Spotted saremo noi a metterci la faccia e la voce, voi potrete tenere l’anonimato.
Come collegarvi: ci sono le App per Android e Apple, c’e’ la diretta su Facebook in real audio o su Sintony.it c’è la nostra mail diretta@sintony.it, twitter, instagram per le foto o curiosità #spottedsintony c’è whats’app 340 7459778 e lo storico 070 666 300.